Fast & Furious 9 – The Fast Saga recensione film di Justin Lin con Vin Diesel, Michelle Rodriguez, Charlize Theron, John Cena, Nathalie Emmanuel e Sung Kang
Il cinema è un medium che riesce ad affascinare. Miriadi di storie trovano la loro valvola di sfogo sul grande schermo ogni anno. Ma il mercato non gira solo con l’ausilio di film cosiddetti impegnati, pregni di significanza e socialmente attivi. La sussistenza primaria di questo medium arriva dalla sua fama di mezzo d’intrattenimento, dove lo spettatore è in grado di trovare un porto sicuro lontano dalle problematiche quotidiane che lo affliggono. C’è chi questo compito di “giullare” lo svolge in modo superficiale, quasi forzato e chi, invece, dedica anima e corpo alla realizzazione di un’opera leggera, priva di qualsivoglia propensione a essere più di ciò che è, ovvero una dose di adrenalina ed eccesso che depotenzia e svia lo spettatore da ogni associazione con il mondo del reale.
In questa categoria, il re indiscusso è forse la saga di Fast & Furious che, con otto capitoli e uno spin-off all’attivo, si appresta a tornare nuovamente nelle sale per settare un nuovo livello di insensatezza su quattro ruote. Noi lo abbiamo visto in anteprima e siamo pronti a raccontarvi la nostra esperienza in questa recensione di Fast & Furious 9.
Chi ha dimestichezza con la saga, conosce bene la parabola evolutiva che ha subito nel corso degli ultimi venti anni. Da film sulle gare clandestine in stile “guardie e ladri” si sono spinti sempre più verso una deriva action che ha messo da parte le automobili in favore di un approccio più diretto tra i personaggi, con combattimenti improbabili e una valanga di “testate volanti” eseguite da un Vin Diesel sempre più inarrestabile. Gli ultimi capitoli sembravano aver trovato la quadra che amalgamava il focus automobilistico con lo spionaggio internazionale, ma è proprio con questo Fast & Furious 9 che la saga dà il meglio di sé.
Di film autoreferenziali, che esaltano la loro natura, ma che riconoscono anche i loro limiti, ne abbiamo visti parecchi. Ciononostante, la consapevolezza che ha raggiunto la saga sembra non avere eguali nell’attuale panorama cinematografico, dove tutti i blockbuster sembrano andare a ricercare quell’impronta autoriale alla stregua di un miraggio nel deserto.
La famiglia Toretto ne ha affrontate diverse di situazioni improbabili, da sottomarini militari, a cadute libere in auto da un grattacielo all’altro, fino alle centinaia di salvataggi grazie ai parabrezza dei bolidi che guidano. Tuttavia, mai come in questo caso avevamo visto il team trovarsi faccia a faccia con una quantità così elevata di eventi dall’alto tasso spettacolare. Non vogliamo anticiparvi nulla (anche se nel trailer già si intravedono alcune di queste sequenze); vi basti sapere che avranno a che fare con magneti giganti, ponti vecchi centinaia di secoli e razzi a propulsione attaccati, ovviamente, ad automobili. Dell’improbabilità di questi eventi parlano spesso anche gli stessi personaggi, tanto da andare a tirare in ballo la questione dell’invincibilità e della sostanziale natura divina che potrebbe caratterizzarli, cosa buttata subito sul ridere, ma comunque apertamente esplorata.
I primi minuti del film riescono a mandare subito in confusione lo spettatore. Infatti, la narrazione sembra prendere una piega più matura, come se volesse mettere un punto su quanto proposto fino a quel momento (un “è finito il tempo dei giochi e delle bravate; è ora di crescere”). Fortunatamente (o sfortunatamente, a seconda dei punti di vista), dopo un paio di minuti e una scena sostanzialmente identica alla richiesta d’aiuto degli ultimi supereroi all’accasato Tony Stark in Avengers: Endgame, il film torna a essere quello che era in passato, possibilmente spingendo anche di più sull’acceleratore dell’esagerazione.
I momenti di pausa dall’azione sfrenata sono veramente pochi, anche perché il film ha voluto riesumare veramente tutto dal suo passato. Oltre al ritorno di Justin Lin alla regia, ritroviamo le origini clandestine della saga, ma anche un po’ dei volti che hanno segnato i vari capitoli, lasciando il tutto, ovviamente, più che aperto in vista di un già certo seguito.
Ci ha fatto piacere notare anche la voglia di non puntare tutto sugli effetti visivi (che non sono mai stati un punto di forza della saga), quanto piuttosto di affidarsi anche alla consueta manodopera artigianale e all’utilizzo di attori più giovani nei momenti di flashback al posto dell’ancora troppo acerba ed esosa tecnica del de-aging.
Il tutto riesce a sposarsi perfettamente in un unicum cinematografico veramente esaltante (rigorosamente destinato al sistema audiovisivo più performante sul mercato), che non cerca di essere più di quanto non sia realmente, ovvero un blockbuster di un’ignoranza rara.