Fear Street Parte 1: 1994 recensione film di Leigh Janiak con Kiana Madeira, Olivia Scott Welch, Benjamin Flores Jr., Julia Rehwald e Fred Hechinger
Diretto da Leigh Janiak (Honeymoon) e prodotto da Chernin Entertainment, Fear Street Parte 1: 1994 è il primo dei tre film ambientati nell’universo del famoso autore horror, nonché creatore della magnifica saga di Piccoli Brividi, R.L. Stine. Fear Street è una serie horror per giovani adulti che si concentra su personaggi adolescenti che vivono nella città apparentemente maledetta di Shadyside. I protagonisti sono perseguitati da situazioni soprannaturali che sono in gran parte il risultato di una maledizione posta sulla famiglia Fier secoli prima.
Fear Street Parte 1: 1994 ha debuttato al Los Angeles State Historic Park il 28 giugno 2021, ed è stato rilasciato su Netflix il 2 luglio 2021, mentre gli altri due capitoli, Parte Due: 1978 e Parte Tre: 1666 sono stati rilasciati nelle due settimane successive.
Le tre pellicole sono state realizzate in contemporanea, nell’arco di sei mesi: 1994 è stato girato per primo, seguito da 1666 e da 1978.
«Abbiamo girato tutti e tre i film di Fear Street nel corso di una folle, sanguinosa estate. Per noi è un sogno sapere che gli spettatori ora possono vivere la storia nello stesso modo in cui abbiamo realizzato i film, guardandoli uno dopo l’altro, con solo una settimana di attesa a separare i tre capitoli» ha dichiarato il regista Leigh Janiak.
La trilogia presenta una trama orizzontale che funge da cornice, ogni film tuttavia ha una sua personalissima storia e diventa parte di un puzzle il cui quadro generale si ricompone solo alla fine.
Fear Street Parte 1: 1994 – Un incubo lungo 300 anni
Il racconto inizia con due città, Sunnyvale e Shadyside, i cui nomi sono già indicativi dei destini delle città: Sunnyvale è una cittadina prospera e fiorente dove nulla di malvagio accade, Shadyside invece, è in continuo declino e i suoi abitanti sembrano come intrappolati all’interno di essa, senza nessuna possibilità di fuggita o di prospettive future. Questo perché Shadyside è stata maledetta a causa di una strega morta ormai da circa 300 anni, Sarah Fier. Gli abitanti di Shadyside possono deridere o credere al mito, ma resta il fatto che gli eventi macabri sono una costante nella città: omicidi, mutilazioni, persone normali che all’improvviso decidono di attaccare i loro amici e i loro cari.
Shadyside is not just some hot bed for psychos. All these massacres are connected to Sarah Fier.
The witches curse is real!
(Fear Street Parte 1: 1994)
I nostri cinque protagonisti, Deena (Kiana Madeira), Samantha (Olivia Scott Welch), Josh (Benjamin Flores Jr.), Kate (Julia Rehwald) e Simon (Fred Hechinger) saranno incastrati nella spirale di morte a causa di questa presenza oscura e manipolatrice.
Back to the ’90s
In ogni film horror degno di nota – se si pensa ai più iconici, da Nightmare on Elm street a Scream o Halloween – l’apertura o opening deve stabilire sin da subito il ritmo e l’atmosfera, immergendo lo spettatore nel vivo della storia, iniziando a incuriosire e stuzzicare. In questo, Fear Street Parte 1: 1994 svolge egregiamente il compito: l’inizio è chiaramente ispirato a Scream di Wes Craven mentre i vari personaggi fanno riferimento a pellicole come Jaws e Poltergeist e, in alcuni aspetti, sono molto simili ai protagonisti di Stranger Things. L’intera pellicola si alterna tra sequenze horror e contenuti slasher, seguendo proprio la classica scia del genere.
Fear Street Parte 1: 1994 però, a differenza di questi classici, vuole – anzi pretende – di essere più sovversiva dei suoi predecessori, andando a sostituire i protagonisti tipicamente bianchi ed etero al centro di questi film con quelli provenienti da ambienti storicamente emarginati. Ecco che, dove Nightmare on Elm Street raccontava di Nancy Thompson e il suo fidanzato Rod Lane, dove Brivido nella Notte aveva come protagonisti Dave e Evelyn, laddove La Mosca ci narrava di Seth e Veronica, in Fear Street Parte 1: 1994 abbiamo invece la coppia queer formata da Deena e Sam e una storia d’amore che, a differenza delle precedenti, affronta ostacoli quali omofobia e lotte di classe. Tuttavia, un maggiore approfondimento del loro rapporto forse sarebbe stato necessario.
Menzione d’onore va alla colonna sonora: ci sono i Nine Inch Nails con Closer, More Than a Human dei White Zombie, Machinehead dei Bush, Insane in the Brain dei Cypress Hill, Creep dei Radiohead o addirittura Fear of the Dark degli Iron Maiden. Particolarmente apprezzabili queste scelte musicali e come esse rispecchino i personaggi e ciò che avrebbero ascoltato se fossero stati veri adolescenti del 1994.
La storia di questo primo capitolo intrattiene a dovere, ha un’ambientazione estremamente curata e presenta personaggi solidi, sebbene non troppo approfonditi.
Janiak sembra aver fatto i conti ed essere giunto alla conclusione che valeva la pena neutralizzare gli spaventi o per lo meno metterli un po’ da parte, per creare una tela più ricca per il resto della trilogia a venire, e – se si accetta questa premessa – gli spettatori saranno presto in grado di vedere come si sia puntato sul cavallo vincente.