Festival di Cannes 2023 vincitori e commento dell’edizione 76: Palma d’Oro a Anatomy of a Fall di Justine Triet
Festival di Cannes 2023: tutti i vincitori
- Palma d’Oro: Anatomy of a Fall di Justine Triet
- Premio della Giuria: Fallen Leaves di Aki Kaurismäki
- Grand Prix: The Zone of Interest di Jonathan Glazer
- Miglior Regista: Trần Anh Hùng per La Passion de Dodin Bouffant
- Miglior Sceneggiatura: Monster di Hirokazu Kore-eda
- Miglior Attore: Kōji Yakusho per Perfect Days di Wim Wenders
- Miglior Attrice: Merve Dizdar per About Dry Glasses di Nuri Bilge Ceylan
Cannes 2023: bilancio dell’edizione 76
In generale Thierry Frémaux può tirare un sospiro di sollievo. Nonostante le numerose figuracce inanellate dal presidente della kermesse in un’edizione che da subito è parsa poco organizzata e ammantata di un livello di arroganza più alto del solito, il Festival 2023 ha fatto il pienone. Cartellone stracolmo di grandi titoli (per aspettativa e per qualità), accreditati frustrati ma presenti fino all’ultimo, mercato industry straripante di presenze e pubblico entusiasta e debordante dalle sale, star arrivate alla spicciolata sino alla fine.
Un trionfo macchiato però da parecchie polemiche tutt’altro che pretestuose. L’impressione è che Cannes abbia voluto a tutti i costi cannibalizzare quanto di meglio presente sulla piazza, quasi a far dispetto ai competitor (Venezia su tutti, ma anche Toronto). Il risultato? La fallimentare sezione Cannes Première, dove grandi cineasti sono stati piazzati per togliere l’esclusiva alla concorrenza, ricevendo però solo una frazione della visibilità che avrebbero meritato. Si veda il caso emblematico del povero Victor Erice, che avrebbe meritato ben altro e che ha giustamente alzato la voce in merito.
Dal punto di vista qualitativo, tornando al concorso, è mancato il capolavoro, sostituito da un blocco di film ottimi.
Cannes 2023: il commento finale ai film premiati
The Zone of Interest, il film sull’Olocausto di Jonathan Glazer, è la cosa più sperimentale e ardita vista in Croisette: uno dei rarissimi casi in cui si può dire di aver assistito a qualcosa di mai visto. Glazer, che alla fine ha vinto il Grand Prix, ha presentato un titolo molto divisivo per tematica, livello di autorialità e impostazione registico-narrativa.
Non c’è stato alla fine il “solito” biscotto nordico verso un film più trasversale: il presidente di giuria, lo svedese Östlund, avrebbe potuto spingere per Fallen Leaves di Aki Kaurismäki, collega tornato in grande spolvero con un piccolo film di grande emozione che è piaciuto tanto a quasi tutti, vincendo alla fine proprio il Premio della Giuria.
Dopo anni di film poco convincenti, Wim Wenders ha tirato fuori dal cappello Perfect Days. Un film emozionante come pochi, con un grandissimo interprete protagonista, che ci porta in un Giappone frugale e spirituale. Kōji Yakusho come da nostro pronostico ha infatti trionfato come Miglior Attore permettendo a Perfect Days di entrare in palmarès.
Tradizionalmente i giurati francesi spingono sempre per un loro candidato. Julia Ducournau e Denis Ménochet potrebbero aver fatto la differenza per portare la connazionale Justine Triet alla meritata vittoria con il bellissimo legal thriller Anatomy of a Fall. Unico inconveniente: il film contiene la miglior interpretazione femminile del Festival da parte di Sandra Hüller, ma chi vince la Palma non può veder premiato un attore.
Rimangono fuori dal palmarès anche le grandiose Julianne Moore e Natalie Portman per May December di Todd Haynes, così come Jude Law per il suo malvagio Enrico VIII in Firebrand e Josh O’Connor per La Chimera. Ad essere premiata come Migliore Attrice è stata Merve Dizdar per About Dry Glasses di Nuri Bilge Ceylan.
A mani vuote anche Alice Rohrwacher, nonostante La Chimera sia piaciuto molto alla stampa straniera, e Jessica Hausner con il piacione e furbetto Club Zero, che sembra molto, molto simile ai film che realizza Östlund.
Svanite le possibile seconde e terze palme per Ken Loach, Nanni Moretti e Nuri Bilge Ceylan, all’insegna della nostalgia e dell’usato sicuro.
Quali erano le nostre preferenze? La scelta di testa era Glazer, soprattutto se s’intende la Palma d’Oro come un premio al miglior cinema. Quella di cuore è andata tutta alle donne terribili di Justine Triet e Todd Haynes. E siamo dunque felicissimi del trionfo con la Palma d’Oro di Anatomy of a Fall, per il quale avevamo decisamente visto giusto.
Tra i grandi vecchi non ci sarebbero dispiaciuti Nuri Bilge Ceylan, Wim Wenders e Nanni Moretti, ma un titolo poco chiacchierato che abbiamo trovato sinceramente bellissimo è stato il fenomenale La Passion de Dodin Bouffant, con Trần Anh Hùng premiato alla fine proprio come Miglior Regista.