Final Cut

Final Cut (Coupez!) recensione film di Michel Hazanavicius con Romain Duris e Bérénice Bejo [Cannes 75]

Coupez! (Final Cut) recensione film di Michel Hazanavicius con Romain Duris, Bérénice Bejo, Grégory Gadebois, Finnegan Oldfield e Matilda Lutz

Final Cult: alla ricerca della bruttezza

La prima mezz’ora di Final Cut (Coupez!) è terribile…volutamente terribile. Anche sapendolo, rimane comunque sconcertante essere seduti in sala a vedere un brutto, bruttissimo film di serie B (anzi, di serie Z) girato apparentemente in un unico take, in cui si alternano cattiva recitazione e errori di continuità narrativa, oltre a passaggi surreali in gli interpreti sembrano prendere tempo mentre la trama si avvita su se stessa, in attesa che succeda qualcosa dietro la cinepresa.

Chi ha visto il film giapponese Zombie contro zombie – One Cut of the Dead di Shin’ichirō Ueda – produzione a bassissimo costo del 2017 divenuta un cult tra gli amanti del genere – sa bene il perché di questa prima mezzora volutamente malfatta del film di Michel Hazanavicius. Il regista francese di The Artist infatti è impegnato a girare il remake molto fedele di quel film giapponese (di cui curiosamente decide di conservare nomi e luoghi nipponici costruendo una sottotrama dedicata), una commedia zombie in cui di fatto il punto centrale non sono i non-morti, ma la sorprendente quantità d’energia necessaria a realizzare un film, per quanto economico e di basse aspettative possa essere.

Romain Duris, Bérénice Bejo e Simone Hazanavicius
Romain Duris, Bérénice Bejo e Simone Hazanavicius (Credits: Wild Bunch International/Cannes Film Festival)
Final Cut (Coupez!) recensione film di Michel Hazanavicius con Romain Duris e Bérénice Bejo
Coupez! (Final Cut) di Michel Hazanavicius con Romain Duris, Bérénice Bejo e Matilda Lutz (Credits: Wild Bunch International/Cannes Film Festival)

L’unico requisito richiesto per godersi Michel Hazanavicius è quello di pazientare e sopportare la prima parte di film in attesa che si chiariscano i motivi di questo bizzarro avvio. Seguiranno risposte molto “meta” e faranno prorompere il pubblico in una risata liberatoria. Non solo perché la pellicola, veloce e leggera, funziona, ma anche per il sospiro di sollievo di aver assistito a un disastro volutamente cercato e limitato nel tempo, creato ad arte per intenti comici e parodici.

Cinema, arte della sopportazione collettiva

La parte più interessante però è il cinema che racconta se stesso, il suo faticoso lavorio. Non è una riflessione né nuova né particolarmente articolata, ma dà spessore a un film che Michel Hazanavicius direziona verso il divertimento ben realizzato ma senza troppe pretese concettuali. Il cinema in Final Cut è un atto d’amore, ovviamente, ma anche e soprattutto di sopportazione tra sconosciuti costretti a condividere spazi e tempi in vista di un obiettivo comune, capace infine di dare loro un orizzonte comune, di fare emerge solidarietà laddove prima c’era solo incomprensione, supponenza e qualche vago accenno di razzismo.

Romain Duris in Final Cut di Michel Hazanavicius
Romain Duris in Final Cut di Michel Hazanavicius (Credits: Wild Bunch International/Cannes Film Festival)
Final Cut (Coupez!) recensione film di Michel Hazanavicius con Romain Duris e Bérénice Bejo
Coupez! (Final Cut) di Michel Hazanavicius con Romain Duris, Bérénice Bejo e Matilda Lutz (Credits: Wild Bunch International/Cannes Film Festival)

Non poteva mancare Bérénice Bejo, compagna di vita del regista e musa del suo cinema. Lei interpreta Nadia, una delle attrici del film che viene girato, nei panni di una truccatrice della troupe. Difficile non leggere Romain Duris (il regista della pellicola che si sta girando in Final Cut e compagno di Nadia), quasi come un proxy, un avatar del regista stesso. Della bravura di Duris c’erano già numerose prove, qui confermate da un ruolo che richiede all’attore di riuscire alternativamente a essere aggressivo o titubante, vittima degli eventi o artefice dl proprio destino, ottimo interprete o pessimo attore. Difficile anche non paragonarlo al René Ferretti di Boris. Un René che ancora non ha gettato del tutto la spugna, ma che mestamente si pone come obbiettivo della propria carriera completare progetti velocemente, economicamente e abbastanza dignitosamente.

Final Cut si sarebbe potuto porre lo stesso obiettivo, invece cerca del fare del suo meglio per porsi tra dignitoso e buono, il più vicino possibile al secondo.

Sintesi

Hazanavicius si muove bene anche nel cinema commerciale: Final Cut sfrutta egregiamente le trovate brillanti del film giapponese di cui è un remake, realizzando una commedia a tema zombie certo, ma anche e soprattutto una racconto meta su tutta la fatica, l’inventiva e l’improvvisazione che stanno dietro anche al più umile dei film.

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