Finalement

Finalement recensione film di Claude Lelouch con Kad Merad [Venezia 81]

Un film che ci invita a vedere le cose da un'altra prospettiva. Una musica leggera in un mare di negatività.

Finalement recensione film di Claude Lelouch con Kad Merad, Elsa Zylberstain, Michel Boujenah, Sandrine Bonnaire, Barbara Pravi e Françoise Gillard.

Finalement di Claude Lelouch (Credits: Europictures)
Finalement di Claude Lelouch (Credits: Europictures)

Lino (interpretato da Kad Merad, celebre per il suo ruolo in “Giù al Nord“) è un uomo che ha avuto tutto dalla vita: è un avvocato di successo con una carriera prestigiosa, una bella moglie e figli. Tuttavia, nonostante i successi, si sente privato della libertà di poter esprimere la sua vera identità. Questa insoddisfazione lo spinge a intraprendere un lungo viaggio che lo porterà a riscoprirsi e ad accettare lati tenuti nascosti per molto tempo.

La vita senza la musica è priva di senso, afferma Claude Lelouch in Finalement, presentato fuori concorso al festival di Venezia, dove la musica si fa colonna portante dell’arco narrativo. Passione che fa parte anche della nuova vita del personaggio principale, riscopertosi suonatore provetto di tromba e viaggiatore errante alla ricerca di luoghi dove esibirsi pubblicamente.

FinalementStoria di una tromba che si innamora di un pianoforte è una favola sospesa tra realtà e fantasia, senza mai risultare stucchevole o smielata. Il film non manca mai di ragionare sulla vita e sulla memoria, anche attraverso sequenze dedicate a un giovane Lino Ventura. Una poesia visiva, sempre coerente e appagante per quanto riguarda il racconto per immagini, che minuto dopo minuto acquisisce un fascino estetico invidiabile.

Lelouch grazie a Kad Merad mette bene in scena la storia di una persona dal cuore tenero che vive la vita come se fosse un sogno, un leitmotiv scandito da scene al limite del fantastico, come a testimoniare il cambio di rotta sotto una prospettiva più onirica. Un contraltare per l’appunto, ottimamente descritto, a chi era prima della trasformazione.

Il regista di Bolero riesce a raccontare una parte della popolazione provinciale francese (ma non per questo arretrata) che vive la propria esistenza nella più totale libertà e svincolata dall’opprimente routine della città. Questo avviene anche grazie ad un personaggio in particolare che riesce a cambiare la prospettiva del protagonista sulle cose.

Nonostante si avverta nella parte centrale alcuni momenti di stanca, Finalement non risulta mai ridondante grazie a un montaggio ben congegnato che mantiene il ritmo del racconto, proprio come sanno fare le migliori composizioni orchestrali. Il risultato è una combinazione elegante di suoni ed immagini.

Finalement anche il titolo della canzone interpretata dai personaggi di Kad Merad e di Barbara Pravi (di cui sentiremo parlare a lungo, grazie alle sue straordinarie doti vocali).Il brano è un monito a vivere la vita in maniera più spensierata e, al tempo stesso, cercando di dare il giusto valore alle cose. Per Lelouch l’obiettivo è unificare racconto e musica in tutt’uno. Non a caso il titolo dell’ultimo lungometraggio è lo stesso del brano più volte riproposto durante la narrazione, una melodia senza fine e ricca di buoni propositi.

Un film riuscito non solo per i messaggi positivi ben intrecciati con la narrazione, ma soprattutto per la buona prova attoriale di Kad Merad, assoluto mattatore di una storia delicata (e sognante), quasi d’altri tempi. Sulla falsariga di lavori come E’ stata la mano di Dio e The Fablesman, si tratta di una “biografia” a metà tra realtà e finzione dove l’autore (in questo caso Claude Lelouch) si mette a nudo attraverso una sorta di alter ego.

Finalement è assolutamente da non perdere, con Kad Merad in un ruolo buffo ma equilibrato.

Il trailer del film:

Sintesi

In Finalement, la musica diventa la colonna portante, accompagnando anche una riflessione sul cinema e sulla memoria, con un buffo protagonista interpretato da Kad Merad. Il nuovo lungometraggio di Claude Lelouch è una commedia piacevole, sospesa tra realtà e fantasia, in cui il regista di Bolero si racconta con più apertura rispetto al passato. Una favola libera e sincera sul senso della vita, mai sdolcinata.

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