Finestra di distribuzione cinema in Italia window a 90 giorni per i film italiani che beneficiano di contributi pubblici con le modifiche al decreto Bonisoli
Entra in vigore in Italia la nuova finestra di distribuzione per i film italiani che beneficiano dei contributi pubblici, con una window ridotta da 105 a 90 giorni, salvi i meccanismi di flessibilità previsti in caso di esiguo numero di spettatori registrati nelle prime settimane e programmazioni ridotte che fanno scattare le finestre ridotte definite nel decreto Bonisoli.
Si ritorna dunque alle regolamentazione pre-pandemia per i film italiani, con l’obiettivo dichiarato da parte dell’attuale ministro della cultura Dario Franceschini di introdurre misure protezionistiche anche per i film internazionali, con una finestra temporale che dunque preveda un intervallo di legge – 90 giorni nel caso dei film italiani che beneficiano dei contributi pubblici – prima del quale tutti i film non possono essere distribuiti nei “successivi” canali, ossia noleggio, acquisto digitale e home video e sottoscrizione.
Lo stato del Box Office in Italia nel 2022 vs 2019
Nonostante un mese di maggio incoraggiante grazie ai risultati di Doctor Strange nel Multiverso della Follia (13,3 milioni di euro) e alla partenza col botto di Top Gun: Maverick (5,6 milioni di euro), oggi il Box Office italiano 2022 registra un impietoso -58% rispetto al Box Office Italia 2019 del pre-pandemia, con gli incassi che da gennaio-maggio 2019 di 284,4 milioni di euro sono crollati a 119,9 milioni di euro.
Finestra di distribuzione anche per i film internazionali
Lo straripare delle piattaforme streaming, il cambiamento parziale dei modelli di consumo, le criticità della distribuzione cinematografica acuite dalla pandemia e la riduzione dei margini di profitto sembrano spingere anche in Italia verso una finestra di distribuzione valida per tutti i film, come in Francia dove vige una finestra di distribuzione esclusiva per le sale cinematografiche di 120 giorni e in Nord America dove si sta ormai assestando intorno ai 45 giorni.
Tuttavia lo stato disastroso degli incassi del cinema in Italia, anche rispetto agli altri Paesi europei ed internazionali, al di là di misure protezionistiche che potrebbero anche spingere le major a preferire ancor più radicalmente le piattaforme proprietarie ai cinema, imporrebbe e dovrebbe imporre una discussione collegiale che coinvolga tutte le componenti coinvolte, ossia il pubblico che non sta più scegliendo la sala cinematografica, gli esercenti che non riescono più ad attirare il pubblico, le distribuzioni che faticano a targettizzare il proprio pubblico di riferimento, agenzie ed uffici stampa che ragionano secondo logiche puramente comunicazionali e che non servono adeguatamente le distribuzioni, e gli editori che con le loro linee editoriali ogni giorno compiono scelte e diventano parte in causa.
Non solo per salvaguardare le sale e l’essenza dell’esperienza cinematografica, ma anche per evitare che, soprattutto a livello internazionale, il nostro Paese divenga sempre più marginale, accorpato ad altri Paesi e sempre meno attore protagonista a causa di un mercato sempre meno attraente.
Nelle prossime settimane torneremo sull’argomento con interventi e discussioni mirate, dove centrale rimarrà il tema che il successo delle sale può passare soltanto dall’offrire una esperienza di visione sempre più emozionante e dunque incomparabile.