Flashback recensione film di Christopher MacBride con Dylan O’Brien, Maika Monroe, Liisa Repo-Martell, Hannah Gross, Emory Cohen e Amanda Brugel
Esperienza disorientante sul libero arbitrio e sul concatenarsi degli eventi nel tempo tra passato, presente e futuro, come definita dallo stesso regista Christopher MacBride, Flashback parte dal desiderio proibito per una vanished girl (Maika Monroe, già attrice protagonista di It Follows e del prossimo God Is a Bullet e che ci ha ricordato per gesti ed espressioni Keira Knightley) scorrendo a ritroso ricordi, volti, enigmi e allucinazioni per costruire un thriller teso ed inquietante come i disegni e le visioni del protagonista.
La stella sci-fi Dylan O’Brien (Teen Wolf, Maze Runner, Love and Monsters) viaggia tra passato e presente, mettendo a rischio la serenità del suo futuro e della sua famiglia, scosso dalla malattia neurologica della madre che non lo riconosce più e con cui non riesce più a comunicare.
Una droga allucinogena, chiamata Mercury, è il mezzo per esplorare le proprie scelte di una vita intera, tra una prigione fatta di etichette che la società ci appiccica addosso e la possibilità di essere davvero liberi senza farsi sopraffare dal piacere o dalla paura, a patto di rimanere lucidi e avere il coraggio di esplorare le infinite possibilità che la vita ci offre.
Un’errata interpretazione del tempo nella sua linearità e gli invasivi paradigmi imposti dalla società che ci limita e indirizza verso scelte obbligate a cui omologarsi rappresentano il fulcro della pellicola scritta e diretta da Christopher MacBride che, seppur apprezzabile nella sapiente costruzione del suo mosaico di frammenti ed intrigante per oltre un’ora, pasticcia con la dinamica ed il continuum spazio-temporale mischiando amore, tempo e libertà di scelta secondo una formula non del tutto convincente – evidenti le ispirazioni a Matrix delle sorelle Wachowski, dalla pillola che apre a nuove realtà alla figura illuminante del Bianconiglio da seguire per ricercare la verità – sebbene coinvolgente nella messa in scena per tecnica, interpretazioni e musiche a cura di Pilotpriest alias Anthony Scott Burns, già protagonista al Trieste Science+Fiction Festival 2020 come regista con Come True, menzione speciale al miglior regista emergente.