Fly Me To The Moon recensione film di Greg Berlanti con Scarlett Johansson, Channing Tatum, Woody Harrelson, Jim Rash e Ray Romano [Anteprima]
1969: America e Russia si stanno dando battaglia nella più grande sfida che l’uomo abbia mai affrontato: andare sulla Luna.
Kelly Jones (Scarlett Johansson) è una donna indipendente e affermata, nonché prodigio del marketing. Viene ingaggiata per rilanciare l’immagine pubblica della NASA alla vigilia del lancio dell’Apollo 11 verso la Luna, dopo il fallimento della spedizione dell’Apollo 1 che costò la vita ai membri dell’equipaggio Gus Grissom, Edward White e Roger Chaffee.
Accanto a lei Cole Davis, il direttore del programma di lancio, interpretato da Channing Tatum (n.d.r. inizialmente il ruolo di Cole Davis doveva essere affidato a Chris Evans) e l’alto funzionario dei servizi segreti Moe Berkus (Woody Harrelson). Quando la Casa Bianca ritiene che la missione sia troppo importante per fallire, Kelly Jones viene incaricata di inscenare un finto sbarco sulla Luna come piano di riserva dando vita a una serie di colpi di scena e molteplici sottotrame che hanno lo scopo di intrattenere e sfatare ogni possibile dubbio su come sia andata realmente la vicenda.
Il racconto del film Fly me to the moon si inserisce nell’ambito di un contesto storico e scientifico che ha segnato per sempre il corso dell’umanità narrando come gli Stati Uniti si siano aggiudicati il primato della nazione che per prima ha mosso i passi sulla superficie lunare.
Il titolo della pellicola, tratto dalla celebre canzone di Frank Sinatra, ci catapulta all’interno di un racconto affascinante supportato da un cast stellare e da una sceneggiatura fresca e incalzante che diverte e stupisce frame dopo frame.
La storia della corsa verso l’allunaggio realizzata dagli Stati Uniti viene raccontata dal punto di vista privilegiato di alcuni tra i protagonisti che ne hanno fatto parte, chiarendo il processo comunicativo e pubblicitario messo in atto dal Governo americano nel non troppo lontano 1969 per appassionare il pubblico americano e mondiale alla grande impresa spaziale.
Una fotografia dai toni nostalgici, arricchita da grafiche sgargianti con iconografia anni ’60, incornicia un racconto di scienza all’interno del quale i protagonisti, inizialmente rivali, finiscono per collaborare dando sfoggio a episodi comici e situazioni originali che intrattengono lo spettatore senza rinunciare ad una narrazione completa e particolareggiata.
Risulta infatti evidente quanta cura sia stata riservata alla costruzione di una sceneggiatura dinamica per raccontare una vicenda che deve necessariamente essere fedele ai fatti storici ma, nello stesso, tempo fornire al pubblico uno sguardo voyeuristico e inedito su uno degli eventi più chiacchierati e discussi della storia dell’umanità.
La pellicola da un lato infatti cerca di restituire i fatti in maniera fedele e rispettosa, dall’altro regala numerosi colpi di scena svelando aneddoti e dettagli, divertendo ed emozionando.
È evidente quanto lo scopo del regista Greg Berlanti non sia tanto gettare luce su una storia avvolta da decenni dal mistero quanto raccontare l’impresa tramite la prospettiva e gli occhi di coloro che ne sono stati fautori.
Ritmi decisi e un’interpretazione convincente sono gli ingredienti principali di una pellicola che sa regalare agli spettatori momenti di approfondimento storico e culturale ma anche tante risate, divertimento ed emozione.