Forever Young recensione film diretto da Valeria Bruni Tedeschi con Sofiane Bennacer, Nadia Tereszkiewicz, Louis Garrel, Léna Garrel, Micha Lescot, Baptiste Carrion-Weiss, Alexia Chardard e Liv Henneguier
Vivre dans le feu (Vivere nel fuoco). Sarebbe stato questo il titolo del nuovo film di Valeria Bruni Tedeschi vestita da regista e non da protagonista presentato in concorso per la Palma d’Oro al 75º Festival di Cannes. Se non fosse già il noto titolo dell’autobiografia della poetessa e scrittrice russa Marina Ivanovna Cvetaeva.
Un titolo originale tramutato in Les Amandiers ‒ dal nome della famosa scuola di teatro a Nanterre ‒ che si trasforma nell’universale Forever Young, come un autentico Peter Pan che vive di luce propria.
Forever Young è la storia di un amour fou tra due ragazzi – Stella (Nadia Tereszkiewicz) ed Étienne (Sofiane Bennacer) – ambientata a metà degli anni ’80, che si mescola a profondi rapporti di amicizia nati all’interno della prestigiosa scuola di recitazione Les Amandiers, fondata da Patrice Chéreau (Louis Garrel) e Pierre Romans (Micha Lescot).
Una mise en scène sul palcoscenico dei sentimenti. Le inquadrature dirette sapientemente dalla cinepresa che assaporano il ricordo di una giovinezza fatta tra alti e bassi, tra uso frequente di droghe ‒ sniffate e iniettate endovena per un briciolo di assuefazione ‒ e il brivido scioccante sull’AIDS che in quegli anni era oggetto di ampio discutere, nel perseverante binomio tra Eros e Thanatos.
Curioso sapere che quella giovinezza indossa lo spaccato autobiografico dell’attrice Valeria Bruni Tedeschi, che non ha esitato a dirigere in prima persona la storia della se stessa ventenne, con l’aspirazione per la recitazione teatrale e una fedele stima per il suo insegnante Patrice Chéreau. Per iniziare un nuovo viaggio introspettivo ai tempi di una cultura in continua evoluzione. E per innamorarsi perdutamente del suo Thierry Ravel – interpretato nel film da un bravo Sofiane Bennacer – che inciamperà nel suo tragico finale. Nadia ‒ alter ego di Valeria Bruni Tedeschi ‒ ne uscirà distrutta e cambiata, alla ricerca del suo perduto amore ormai scomparso.
Sudore, dolore, lacrime, un amore (ri)trovato e frantumato perché la droga era più forte di tutto. Eppure, un amore che ha condizionato l’avvenire di Nadia/Valeria e (ri)vive nella sua memoria. Gli anni più belli e insieme più brutti di una vita, che hanno forgiato la Valeria Bruni Tedeschi di oggi. Una donna con i suoi tormenti, le sue storie da raccontare, la sua voglia di plasmare un personaggio diverso dall’altro, di proiettare una parte della sua vita libera da inibizioni per rievocare qualcuno che non calpesta più la sua stessa terra. E Forever Young è proprio questo: una commemorazione di un amore giovanile ardente che recita tormentato sulle cicatrici di un tempo ancora vivo e lacerante.
Les Amandiers è un acte d’amour che parla del toccante vissuto di una futura stella del cinema italo-francese, ben interpretato dai due attori protagonisti che trasudano affinità alchemica e da Louis Garrel totalmente in parte con un quasi leggero sentore di riconoscenza verso la sua ex compagna. Quando si dice portare il teatro al cinema. Ed è stato un vero onore (ri)vivere nel fuoco per confermare ancora una volta la bravura di Valeria Bruni Tedeschi.