Frances Ha recensione film di Noah Baumbach con Greta Gerwig, Adam Driver, Mickey Sumner, Michael Esper, Michael Zegen e Grace Gummer
Una rubrica Indie che si rispetti non può non parlare prima o poi del mumblecore, movimento americano di cinema indipendente nato all’inizio degli anni 2000. Caratterizzato soprattuto da sceneggiature improvvisate e attori non professionisti (che in seguito lo sono diventati), il mumbelcore predilige la produzione di film a basso budget, realizzati spesso con telecamere digitali. Il termine semionomatopeico deriva da mumble che in inglese significa borbottare, poiché, secondo il tecnico del suono Eric Masunaga, che lo ha coniato, molti film di questo genere sono caratterizzati proprio dal borbottio dei loro attori.
Tra i mumblecorps più rappresentativi non si può non citare Andrew Bujalski, che con il suo Funny Ha Ha (2002), è stato il primo a dare il via al movimento, i fratelli Mark e Jay Duplass e Joe Swanberg, che con i rispettivi The Puffy Chair (2005) e Kissing on the Mouth (2005), sono sicuramente tra i registi “simbolo” del movimento statunitense.
Tra i film più “farfuglianti”, da citare come esempio di questo tipo di cinema, che si ispira molto alla Nouvelle Vague francese, al Dogma 95 danese nonché allo stile di John Cassavetes, pioniere del cinema indipendente americano, si distingue Frances Ha, simpatica delizia del 2012 diretta da Noah Baumbach.
Scritta a quattro mani dall’affermato regista de Il calamaro e la balena (2005), prodotto da Wes Anderson, insieme alla pioniera del mumblecore e diva dell’indie Greta Gerwig, bravissima anche nell’interpretazione della svampita e terribilmente reale protagonista, Frances Ha è una rappresentazione moderna, seppur in bianco e nero, della vita strampalata di una quasi trentenne ballerina della periferia di Sacramento che vive a NY.
Proprio in Frances è racchiusa l’anima mumblecore della pellicola, che ritroviamo nel suo personaggio goffo ma allo stesso tempo affascinante, nelle sue conversazioni imbarazzanti ma anche realisticamente spiazzanti, nel suo essere fondamentalmente carina ma non bellissima, impegnata ma non del tutto concreta. La Gerwig, perfetta in questo ruolo quasi designato per lei, è la quintessenza del “wannabismo” della generazione dei trentenni in cerca disperata di affermazione senza la giusta volontà o talento.
Frances cerca di realizzarsi come ballerina, ma nonostante le sue intenzioni siano chiare e decise i suoi risultati non sono affatto produttivi. Oltre alle delusioni lavorative, Frances deve affrontare anche quelle relazionali. Dopo aver lasciato il suo fidanzato Dan (Michael Esper) per avere più spazio e godersi la stimolante Brooklyn con la sua amica Sophie (Mickey Sumner), quest’ultima la pianta in asso per andare a vivere in un loft a Tribeca.
I fallimenti lavorativi, che si sommano a quelli personali, non fanno che “appesantire” Frances, che durante un’imbarazzante cena con i suoi pseudo amici di turno viene apostrofata da un’amica di Sophie come giovane con la faccia da vecchia.
Innumerevoli i suoi tentativi di elevarsi a vera newyorkese realizzata, che spaziano dal trasferirsi con gli stilosi artisti Lev, interpretato dall’altrettanto mumblecore Adam Driver, e Benji (Michael Zegen), a passare un anonimo e solitario weekend a Parigi spendendo gli ultimi soldi della sua carta di credito.
Senza più un soldo né una casa, Frances è costretta ad accettare un lavoro temporaneo come assistente per gli studenti del suo ex college e grazie a questo piccolo passo indietro alla sua vecchia realtà, riesce a ricaricarsi.
Proprio le sue radici, che lei copre e quasi rinnega, la aiuteranno a ripartire ed affermarsi nella giungla newyorkese, che spesso divora e annulla, proprio come tutte le grandi città.
Emblematicamente ironica la scena finale la quale, oltre a spiegare il titolo del film, mostra una nuova Frances Hallaway che, anche se ora ha finalmente un appartamento tutto suo, per la cassetta postale sarà sempre Frances Ha.
Inevitabile il riferimento a Lady Bird, primo lungometraggio diretto in solitaria dalla Gerwig, che sembra essere la versione adolescente di Frances. Entrambi i personaggi rappresentano giovani donne, che seppur in fasi diverse delle loro vita, combattono contro le proprie insicurezze per raggiungere i loro obiettivi.
Arianna