Fratello e Sorella (Frère et soeur) recensione film di Diarnaud Desplechin con Marion Cotillard, Melvil Poupaud, Golshifteh Farahani, Patrick Timsit e Benjamin Siksou
Fratello e sorella, prossimamente nelle sale italiane, è un film del 2022 del regista francese Arnaud Desplechin, autore di pellicole come I miei giorni più belli e Racconto di Natale.
Alice e Louis sono due fratelli che negli anni hanno accumulato un odio reciproco tale da smettere di parlarsi e vedersi. Alice, divenuta un’importante attrice teatrale, si ammala di una forte depressione che arriva a compromettere il suo rapporto col mondo esterno.
La situazione cambia quando, a causa di un grave incidente stradale, i genitori si ritrovano in pericolo di vita. I due fratelli sono obbligati a ricongiungersi per l’occasione, uniti dal dolore. Dovranno superare una vita fatta di invidia reciproca, rancore e segreti che non verranno mai svelati fino in fondo. Il progressivo, ma rapido peggioramento della condizione di salute dei genitori, si lega a dinamiche familiari sempre più traviate.
Il film indaga il rapporto conflittuale tra i due protagonisti raccontando i fatti in ordine non cronologico, attraverso ritmi distesi e movimenti di macchina lenti e misurati.
Fratello e sorella pone l’accento sulle emozioni e sui drammi vissuti dai personaggi, facendo leva sulle interpretazioni convincenti di Marion Cotillard e Melvil Poupaud, capaci di trasmettere in modo efficace il taglio drammatico che il regista sceglie di adottare.
I temi principali sono l’amore fraterno e come esso possa essere deteriorato da un contesto familiare problematico e da un’insana competizione alimentata dagli stessi genitori.
Desplechin approfondisce anche la ribellione dei figli ai mancati incoraggiamenti dei genitori, soprattutto attraverso il personaggio di Alice (la cui carriera attoriale è simbolo della sua voglia di rivalsa verso la madre).
Il lutto è visto nella sua duplice funzione di dispensatore di sofferenza ma anche di opportunità di riunione familiare.
Fratello e sorella si colloca lontano dal cinema commerciale. Non si cura di accontentare le aspettative degli spettatori, né le loro esigenze in fatto di ritmo o stile narrativo. Le due ore scarse della pellicola risultano essere densissime e potrebbero risultare indigeste a chi non è abituato ad un taglio autoriale, soprattutto europeo.
La nostra perplessità principale, tuttavia, risiede nell’incapacità della pellicola di raggiungere la potenza comunicativa cui ambisce.
Nonostante un lato tecnico buono, seppur senza particolari guizzi creativi, il tutto risulta essere piuttosto vuoto e privo di quella forza che ci si aspetta da pellicole autoriali. I temi trattati sono interessanti ma non vengono sviluppati a dovere e rimangono in sospeso. L’elemento fantastico onirico, presente in una scena (in cui un personaggio vola) poteva suscitare curiosità, ma non viene approfondito.
Alla fine della visione ci si ritrova immersi in una storia ricca di intense emozioni, ma, a parte forse qualche scena, non riesce a coinvolgere appieno.
In definitiva, il film cerca di essere sconvolgente, ma risulta forse non del tutto azzeccato.