Fresh recensione film Disney+ di Mimi Cave con Daisy Edgar-Jones, Sebastian Stan, Jojo T. Gibbs, Charlotte Le Bon, Andrea Bang, Dayo Okeniyi e Brett Dier
L’esordio di Mimi Cave – Dal Sundance Film Festival a Disney+
Nell’estate del 2020, alcune delle maggiori testate cinematografiche americane cominciano a discutere e pubblicare articoli e opinioni rispetto ad una sceneggiatura apparentemente controversa e fortemente provocatoria opzionata dalla Legendary Pictures. In un primo momento non si conoscono i dettagli, né tantomeno la trama, l’unico elemento che accende il dibattito è la presenza del cannibalismo all’interno del film.
Poco tempo più tardi trapela l’informazione rispetto alla sua collocazione di genere, l’horror e con essa il nome della regista scelta, ossia l’esordiente Mimi Cave, che dopo una lunga serie di cortometraggi, approda al lungometraggio, prodotta dalla già citata Legendary Pictures e dalla Hyperobject Industries di Adam McKay.
Soltanto nel gennaio del 2022, il misterioso e attesissimo film di Mimi Cave, il cui titolo ufficiale è Fresh, viene presentato in anteprima al Sundance Film Festival, all’interno di un catalogo cinematografico estremamente ricco, tra titoli indipendenti ed altri invece più conosciuti e produttivamente forti. Il consenso critico si rivela senza precedenti e Fresh sembra essere un vero gioiello, tanto che la Searchlight Pictures se ne assicura immediatamente i diritti distributivi globali, rilasciando l’esordio della Cave sulla sempre più nota piattaforma statunitense Hulu a partire dal 4 marzo del 2022.
In tutti gli altri paesi, Italia inclusa, sarà invece possibile vedere Fresh a partire dal 15 aprile 2022 su Disney+, una collocazione bizzarra e per certi versi ironica, considerato il contenuto del film. Se non altro però, grazie a Searchlight Pictures non si è palesato il rischio di lasciarcelo sfuggire, come tanti, troppi titoli indipendenti e interessanti della recente cinematografia statunitense.
Il lato oscuro del primo appuntamento e la riflessione sul ruolo dei social
Fresh di Mimi Cave comincia con un primo appuntamento.
È sera, Noa (Daisy Edgar-Jones) è chiusa nella sua auto, si osserva il volto e successivamente la dentatura servendosi dello specchietto retrovisore. Dopo di che scorre sullo schermo dello smartphone numerosi profili di uomini, all’interno di una mai nominata piattaforma social per incontri e sesso occasionale sulla scia di Tinder, Grindr, Lovoo e via dicendo. La sua non è più una scelta, bensì la consapevolezza di un rifiuto che probabilmente ha valutato con scarsa attenzione. Poiché Noa ha già scelto il suo uomo, Chad (Bratt Dier), che ancor prima di conoscerla le suggerisce di portare con sé del denaro contante, sottolineando immediatamente il fallimento del loro primo appuntamento. Mai e poi mai mettere le mani avanti rispetto a chi dovrà farsi carico della spesa della prima cena insieme.
La Cave si concentra fin dalle prime sequenze sui dettagli: dalla lingua di Noa che lentamente e scrupolosamente striscia sulla dentatura per assicurarsi che sia pulita, ai piatti tutto sommato scadenti che vengono serviti ai due all’interno del locale, rispetto ai quali Noa sembra dedicare una grande attenzione, fino ad avvertire Chad della presenza della sua sciarpa all’interno del piatto, situazione che inevitabilmente provoca una reazione irritata da parte di quest’ultimo, interessato più a se stesso (e al suo vestiario), che a Noa.
Ciò che si rivela immediatamente interessante è il modo in cui la Cave racconta e mostra ciascun aspetto del primo appuntamento, dal prima, al durante, fino al dopo, tra domande di cortesia rivolte senza alcun interesse ma avanzate per questioni di imbarazzo, alle conseguenze di un silenzio di troppo, o di una frase uscita male, tale da presentare un giovane individuo dall’aria anonima, come un razzista e un volgare maschilista, capace di compiere una nociva trasformazione totale nel corso di una singola cena, privandosi perciò di qualsiasi conclusione effettiva, a lungo sperata.
Come spesso accade però, quando un appuntamento fallisce, un altro va a segno.
Questo accade anche a Noa, la quale ritrovandosi qualche sera dopo all’interno di un supermarket come tanti, seppur frequentato da bizzarri individui che sembrano osservarla, si imbatte in Steve (Sebastian Stan), un giovane medico dall’aria affascinante e ben più preparato del povero Chad rispetto al bagaglio di discorsi e battute per assicurarsi il numero di cellulare della ragazza approcciata.
Un incontro casuale e assolutamente reale, poiché privo di qualsiasi implicazione – e mediazione – virtuale via chat e piattaforme social, che stravolge ferocemente l’apparente freddezza e il distacco emotivo di Noa, preparata precedentemente dai consigli sentimentali della saggia migliore amica Melissa (Jonica T. Gibbs).
Noa non può far a meno di innamorarsi, cadendo fin troppo rapidamente nella trappola perversa e senza precedenti del giovane e affascinante Steve.
I due partono immediatamente per una breve vacanza in campagna e la Cave muove la sua riflessione contemporaneamente ironica eppure realistica, oggi più che mai, sulla stranezza che Melissa identifica in Steve: la sua non appartenenza alle maggiori piattaforme social, tra le quali Instagram, Facebook, Twitter e via dicendo.
Ecco dunque che la condizione si ribalta, se fino a poco tempo fa si è raccontato, tanto al cinema, quanto nella serialità e letteratura, il lato nocivo, scomodo e menzognero dei social, oggi se ne osserva invece l’inevitabile e utilissima funziona informativa, capace di garantire sicurezza e informazioni fondamentali per una serena frequentazione tra individui.
Citazionismo, sadismo e perversione – Un Cannibal movie inedito, esilarante e senza freni
Non è un segreto che Fresh racconti il cannibalismo, ciò che risulta però assolutamente originale, coraggioso e inedito è il modo attraverso il quale la Cave, ma ancor più Lauryn Kahn, la sceneggiatrice del film, abbiano scelto di riflettere sul tema.
D’altronde a partire dai numerosi teaser e infine dal trailer ufficiale era facile aspettarsi un’idea di cinema folle e chiaramente sopra le righe, niente di più vero e allo stesso tempo niente di più errato. Poiché Fresh è dichiaratamente un film folle, ma è molto più di questo per una scelta di toni e registri stilistici e narrativi estremamente vari e destabilizzanti, perciò tali da renderne complesso qualsiasi incasellamento di definizione o genere.
Il film comincia infatti come rom-com ironica e accattivante, divenendo molto presto un horror efferato e crudo, per poi spostarsi ancora sulla traccia del thriller e della commedia nera. Fresh appare perciò come un vero e proprio viaggio allucinato che non sembra volersi arrestare, mutando continuamente e presentando situazioni, personaggi e cliché dei due generi preponderanti, la commedia e l’horror, in una chiave inedita, ricca di sfaccettature e doppi significati.
Ciò che sorprende poi, rispetto ad un piano più specificatamente stilistico è il racconto di una perversione e di un sadismo feroce, senza freni e terribilmente angosciante che riesce nel corso di una svolta rapida e inaspettata a divenire tutt’altro, conducendo lo spettatore alla risata, nonostante il tema e la narrazione presentino degli scenari sorprendentemente espliciti, estremizzati e perciò resi in qualche modo umoristici, ma non per questo lontani dal gioco psicologico disturbato e crudo, appartenente a molti dei titoli che Fresh inevitabilmente cita per amore del genere di riferimento e della tematica cannibal: Il silenzio degli innocenti, Hostel, Martyrs, Raw e Piercing.
Se c’è qualcosa di estremamente complesso è proprio filtrare i linguaggi di un cinema rigido e conosciuto per le sue efferatezze e regole, con quelli di un modello narrativo diametralmente opposto, dando vita ad un film riuscito poiché in costante equilibrio tra emozioni e sensazioni in netto contrasto, senza che le une prendano il sopravvento sulle altre.
Il gioco citazionista risulta in ogni caso incredibilmente divertente e la connessione tra Fresh di Mimi Cave e Hostel di Eli Roth potrebbe apparire come realmente solida e viva, oggi più che mai, a partire dalla riflessione comune sul gioco sadico cui la classe borghese sembra voler appartenere fin dall’alba dei tempi, a scapito del proletariato.
Body horror e umorismo grottesco – Sulla regia e la sceneggiatura di Cave e Kahn
Conclusa la visione di Fresh balza alla mente un pensiero: Se David Cronenberg avesse scelto di fare cinema rom-com questo avrebbe potuto essere uno dei suoi film.
Una considerazione che scaturisce da una presenza concreta e fondamentale del cinema di Cronenberg all’interno di Fresh, per la sua riuscita, poiché si rincorrono nel corso del film elementi, individui e avvenimenti capaci di rimandare totalmente o quantomeno di strizzare l’occhio alla riflessione cronenberghiana sulla distruzione – e mutilazione volontaria e involontaria – dei corpi, perciò sul legame tra sesso e sadismo, o più semplicemente tra sesso, morte e arte, vista all’interno di celebri titoli quali: Il demone sotto la pelle, Brood, Il pasto nudo e Crash, che in qualche modo si legano e trovano grande aderenza e appartenenza al materiale narrativo di Fresh.
Mimi Cave al suo esordio registico compie una vera e propria impresa, muovendosi senza difficoltà alcuna tra tecniche registiche e stilistiche in netto contrasto tra loro e perciò assolutamente funzionali proprio perché destabilizzanti. Audaci movimenti di camera assumono inoltre logiche narrative realmente mature, decise e specifiche, tra tutte la scelta di stare continuamente addosso ai corpi e ai volti, come a voler comunicare perfino allo spettatore l’angoscia profonda, la confusione mentale, lo sdoppiamento e la claustrofobia provate da Noa nel corso del film.
Il tutto chiaramente poggia su di un lavoro magistrale di costruzione scenografica – poiché la casa è la vera protagonista del film, sottoposta anch’essa ad una mutazione totale, come fosse parte di un ampio arco narrativo – nonché di scrittura, ad opera di Lauryn Kahn che dimostra non soltanto una grande sapienza di dialogo e di conoscenza degli stilemi cinematografici dei generi di riferimento (perciò di studio), ma anche e soprattutto una rarissima abilità di gioco e messa in discussione dell’intera materia narrativa del film, proprio perché continuamente filtrata da citazioni ed elementi in contrasto, destabilizzanti e capaci di renderlo ancor più feroce e divertente di quello che sarebbe stato se privato di questa scelta.
La colonna sonora fortemente scanzonata e pop è poi un ulteriore pregio di un film notevole che farà discutere, accendendo un ampio dibattito critico sul perché talvolta si riesca a giungere alla risata, anche dinanzi al sadismo più efferato, spietato e crudo.
Daisy Edgar-Jones e Sebastian Stan – Sulle interpretazioni del film
Quello che senza alcuna riserva si può dire di Fresh è che gran parte della sua riuscita dipenda dalle prove interpretative di Daisy Edgar-Jones, che tutti noi abbiamo amato all’interno di Normal People, serie ormai celebre tratta da romanzo di Sally Rooney, e Sebastian Stan, un attore dalla collocazione complessa che negli ultimi anni ha dato prova di voler essere parte di una ricerca interessata ed estremamente varia tra cinema ad alto budget e cinema invece molto più indipendente, talvolta perfino privo di distribuzione nelle sale cinematografiche statunitensi.
Daisy Edgar-Jones abbandona la delicatezza e la sfrontatezza della sua Marianne, per dare vita ad una dolce e fragile ragazza che sembra voler rincorrere l’amore, fin quasi ad annullare qualsiasi barriera di protezione, subendo danni fisici e psicologici inevitabili, tali da condurla però ad una trasformazione pressoché totale, presentando ancora una volta quell’aggressività e scaltrezza femminile seducente e feroce che le è propria e che soltanto poche altre interpreti si sono rivelate capaci di creare e modellare.
Un lavoro simile viene compiuto dall’altrettanto notevole Sebastian Stan, che pur restando il solito affascinante incantatore virile ma dall’aria bonaria e perfino simpatica, gioca con alcuni principali modelli di riferimento di quel cinema precedentemente citato (da Il silenzio degli innocenti a Crash), dando vita ad un individuo complesso, affascinante, incredibilmente divertente seppur spaventoso e colmo di sfaccettature psicologiche dall’indubbia carica emotiva e orrorifica. Davvero memorabile la sua “danza macabra” tra le lussuose e bizzarre stanze della villa lynchiana.
Concludendo, Fresh è un film imperdibile, anche se non per tutti, capace di riflettere con grande intelligenza e maturità su tematiche interessanti e reali, tra le quali la Sindrome di Münchhausen e l’abuso psicologico, filtrate da linguaggi e scelte stilistiche e narrative inedite, esilaranti e realmente coraggiose.