Genesis 2.0 recensione documentario di Christian Frei e Maxim Arbugaev con Peter Grigoriev, Semyon Grigoriev e George Church
In Genesis 2.0, dal 24 settembre al cinema con Trent Film, la videocamera di Christian Frei e Maxim Abugaev si spinge fino alle disabitate isole della Nuova Siberia nell’oceano Artico per raccontare la storia dei cacciatori siberiani di zanne di mammut estinti che si incrocia con quella degli scienziati che sognano di riportare in vita l’antenato dell’elefante.
Un termine in particolare viene in mente per descrivere ciò che trasmette Genesis 2.0: ossessione, lo stato mentale che accomuna tutti i protagonisti, nessuno escluso, di questo interessante documentario diretto da un’inedita coppia formata da uno dei documentaristi più famosi ed esperti al mondo, il candidato all’Oscar Christian Frei (War Photographer), e dal giovane e brillante Maxim Abugaev (Velikiy severnyy put).
Presentato al Sundance Film Festival nella sezione World Cinema Documentary, Genesis 2.0 racconta la storia di alcuni cacciatori che ogni estate si imbarcano per le remote isole della Nuova Siberia nell’oceano Artico alla ricerca di preistoriche zanne dei mammut ormai estinti. Ispirato dal libro Regenesis, scritto a due mani dal genetista George Church e dal filosofo Ed Regis, Frei fa una premessa iniziale ad effetto che aiuta subito ad entrare nel mood del documentario, che lo stesso regista svizzero definisce a metà tra Mad Max e Jurassic Park, ovviamente in versione reale.
I protagonisti sono due fratelli siberiani, Peter e Semyon Grigoriev, che intraprendono due carriere diverse ma parallele, come altrettanto sono le loro storie raccontate dalla macchina da presa dei due documentaristi. Il primo è un cacciatore professionista di zanne di mammut ed insieme al suo compagno di caccia Spira Sleptsov persegue il suo intento di trovare la “zanna perfetta”, che può arrivare a valere anche 1000 dollari al chilo. Semyon invece, è un paleontologo e direttore del museo dei mammut a Yakutsk e il suo sogno è creare un giorno un clone di un mammut. Per realizzare questo assurdo obiettivo, lo scienziato siberiano parte alla volta della Corea del Sud insieme alla moglie nonché collega Lena Grigorieva, per visitare il centro biotecnico Sooam, diretto da Hwang Woo-suk, ricercatore coreano col pallino della clonazione, condannato nel 2009 a due anni di carcere per aver violato alcune leggi di bioetica, che oggi si occupa di clonare cani.
Due fratelli così diversi ma uniti dalla stessa ossessione per gli antenati degli elefanti, i mammut, uno perché li vede come fonte di guadagno, l’altro sogna di riportarli in vita. La domanda che sorge spontanea è quanto siano sane queste ossessioni e quali conseguenze portino inevitabilmente alla luce i fatti narrati magistralmente da Frei e Abugaev.
É davvero necessario da parte dei cacciatori siberiani percorrere 350 km di oceano Artico, rischiando la propria vita per continuare ad alimentare il mercato di avorio in Cina, o è solo un modo per soddisfare la loro sete di soldi oltre che il loro ego?
É davvero di vitale importanza riportare sulla Terra un animale estinto da secoli che molto probabilmente non riuscirebbe neanche a sopravvivere in queste condizioni climatiche attuali, o è solo un egoistico tentativo di manipolare la genetica da parte degli scienziati?
Quello che è certo è che Genesis 2.0 spinge lo spettatore a riflettere su una questione, la manipolazione genetica, che non viene mai o quasi affrontata, che sembra appartenere al futuro ma che è molto più attuale di quello che si possa immaginare.