Ghostbusters: Minaccia glaciale recensione film di Gil Kenan con Mckenna Grace, Paul Rudd, Carrie Coon, Emily Alyn Lind, Bill Murray, Ernie Hudson e Dan Aykroyd
La storia dei Ghostbusters al cinema nasce nel 1984, esattamente vent’anni fa, quando il primo film uscì nelle sale, diventando subito un vero e proprio cult.
Cinque anni dopo abbiamo avuto il seguito, Ghostbusters II. Abbiamo poi dovuto aspettare ben diciassette anni per un ritorno degli acchiappafantasmi sul grande schermo, col (poco apprezzato) reboot al femminile.
Nel 2021 ecco rinascere dalle ceneri la famosa saga, col seguito Ghostbusters: Legacy, un vero e proprio sequel dei primi due film degli anni Ottanta. Ed è da lì che riparte la storia del nuovo film Ghostbusters: Minaccia glaciale, nel quale ritroviamo personaggi vecchi e nuovi.
La protagonista è di nuovo Phoebe Spengler, la nipote di Egon che, insieme alla sua famiglia (allargata) cattura i fantasmi a New York.
Phoebe, suo fratello Trevor, sua madre Callie e il suo ex professore Gary (ora compagno della madre) si sono trasferiti a New York, proprio nell’iconica caserma dei pompieri dove gli acchiappafantasmi originali hanno sviluppato un laboratorio di ricerca sui fantasmi e sul paranormale.
Dopo l’ennesimo incidente, provocato per catturare un fantasma, a Phoebe (essendo minorenne) viene vietato di lavorare come acchiappafantasmi provocandole non poca frustrazione.
È un’estate tranquilla e caldissima a New York, finché un uomo non porta al negozio di oggetti posseduti di Ray una sfera di ottone, che si scoprirà imprigionare un fantasma di migliaia di anni, pronto a scatenare una “minaccia glaciale” su tutta New York.
Il film, diretto da Gil Kenan, riprende esattamente dove ci eravamo lasciati con la precedente pellicola.
Ritroviamo quindi Phoebe Spengler (Mckenna Grace), Trevor Sprengler (Finn Wolfhard), Callie Spengler (Carrie Coon) e Gary Grooberson (Paul Rudd).
Ma anche parte del cast originale, con Bill Murray, Dan Aykroyd, Ernie Hudson e Annie Potts.
E infine, alcune new entry, come Kumail Nanjiani e Patton Oswalt.
Ghostbusters: Minaccia glaciale si poggia su un meccanismo di narrazione abbastanza classico anche per la saga originale: una pericolosa entità mette in pericolo l’intera città e i protagonisti devono salvare tutti. Si alternano momenti toccanti a battute e ilarità, non tralasciando scene di azione e adrenaliniche. Ma nella sostanza troviamo ben poco.
È quasi impossibile non fare un confronto col precedente film. Ghostbusters: Legacy era un vero e proprio revival, imperniato su un effetto nostalgia per i fan e per commemorare la scomparsa di Harold Ramis.
Con richiami al passato e il giusto tocco di fan service, Legacy era riuscito a raggiungere uno standard medio-alto per un revival, pur mantenendo la sua identità, omaggiando quello che ha significato la saga per il cinema pop e i fan.
Ma qui, le cose sembrano fatte alla rinfusa ed è molto più chiaro l’obiettivo commerciale del nuovo capitolo.
A fare da perno è sicuramente il concetto di famiglia, comprese le ribellioni adolescenziali della protagonista Phoebe. Il che sarebbe anche uno spunto interessante e diverso da quello che era il centro della saga originale.
Ma il nuovo espediente ha poco appeal sul pubblico, inoltre, l’opera pecca soprattutto per la grande quantità di personaggi presentati, tra vecchi e nuovi, che si riuniscono tutti, in un calderone troppo affollato e disordinato.
Per oltre metà della pellicola, della cosiddetta “minaccia glaciale” non c’è traccia ed essa emerge solo verso la fine, quasi relegata ad un elemento di minore importanza, quando viste le premesse avrebbe dovuto ricoprire un ruolo centrale.
Proprio a causa del gran numero di personaggi, lo spettatore non riesce ad empatizzare con nessuno di essi e la vecchia squadra viene utilizzata solo come cameo, mentre molti nuovi personaggi appaiono solo in una manciata di inquadrature.
Anche la narrazione ne risente e sembra che in cabina di regia si siano ricordati soltanto alla fine che il film si intitola Ghostbusters e non “dramma familiare con figlia adolescente”.
Si apprezzano decisamente i richiami alla saga originale, così come la presenza dei vecchi attori e di Paul Rudd, gli unici a riuscire a tenere il film ad un livello apprezzabile.
Piacevoli anche alcune sequenze, come quelle alla biblioteca, tuttavia Ghostbusters: Minaccia glaciale rimbalza continuamente tra le troppe storyline dei personaggi inseriti, con un ritmo poco scorrevole che risulta continuamente spezzato.
Siamo purtroppo di fronte all’ennesimo tentativo di revival di qualcosa che, molto probabilmente, doveva rimanere relegato all’originale degli anni Ottanta.
Se in Ghostbusters: Legacy l’effetto nostalgia aveva funzionato ed era un omaggio al grande lavoro di Harold Ramis, qui l’obiettivo squisitamente commerciale è fin troppo evidente e non bastano le citazioni per renderlo un buon sequel.
In Ghostbusters: Minaccia glaciale pesa eccessivamente il sovraffollamento e la voglia di dare un minutaggio a tutti i personaggi, vecchi e nuovi. In questo modo si è persa sia l’identità della saga che l’obiettivo primario di un’opera cinematografica, ovvero quello di raccontare una storia.
Questo secondo sequel diretto da Gil Kenan è veramente un’occasione persa per rilanciare, in maniera diversa, una saga che ha appassionato milioni di persone fin dalla prima uscita nel 1984, e di ispirare una nuova generazione.
Ghostbusters: Minaccia glaciale rimane troppo in bilico tra rinnovamento e nostalgia, confezionando un film per famiglie, piacevole da guardare, ma che ha poco da raccontare.