Godzilla e Kong – Il Nuovo Impero recensione film di Adam Wingard con Rebecca Hall, Brian Tyree Henry, Dan Stevens e Kaylee Hottle [Anteprima]
70 anni. Questa è l’età che Godzilla, il celebre mostro nato dagli orrori della bomba atomica, si appresta a compiere a novembre di questo 2024. Nonostante l’età, il sauro atomico sembra godere di ottima salute. Dal lato nipponico Godzilla Minus One (creato dai giapponesi proprio per festeggiare questo storico compleanno) ha portato a casa un Oscar per gli effetti visivi; dal lato americano il lucertolone è protagonista, insieme a King Kong, del MonsterVerse, unico universo cinematografico (oltre ovviamente a quello Marvel) che riesca a proseguire da ben 10 anni.
Adam Wingard – che aveva già portato sullo schermo l’interazione tra i due colossi nel precedente film della saga Godzilla vs Kong (2021) – torna nuovamente dietro la macchina da presa (primo caso in un franchise che aveva perennemente cambiato regista a ogni film) per mostrare la loro alleanza contro il temibile scimmione Skar King, intenzionato a emergere dalla propria dimora nella Terra Cava per conquistare il mondo di superficie.
La direzione di Wingard è chiara: rinunciare totalmente all’impronta semirealistica (quasi un finto documentario) del Godzilla che aveva inaugurato questo universo nel 2014 a favore di un blockbuster estremamente divertito e colorato, alla stregua di un cinefumetto dove i mostri giganti prendono il posto dei classici supereroi.
Sebbene dispiaccia la perdita di una visione così peculiare in favore di una molto più classica e già vista, non si può negare che il risultato sia coerente con le proprie aspirazioni. In poco meno di due ore Wingard confeziona uno spettacolo pirotecnico e senza un attimo di tregua, in cui abbondano colori, creature di ogni tipo, sfide a ogni legge della fisica e scontri tra mostri.
Mai come in questo film le creature hanno intere sequenze loro dedicate, senza la presenza di personaggi umani (comunque ricorrenti per tutto il racconto). Da un lato ciò priva queste creature delle loro dimensioni (senza un umano vicino non si percepisce il fatto che siano giganteschi), ma dall’altro permette a Wingard di farli comunicare tramite gesti e immagini, in maniera simile (ma, bisogna riconoscerlo, molto meno raffinata) a quanto fatto da Rupert Wyatt e Matt Reeves con la trilogia reboot de Il Pianeta delle scimmie.
Oltre ai mostri principali, Wingard spende anche varie inquadrature in favore della fauna della Terra Cava, in un’operazione di world building del MonsterVerse molto più efficace di quella tentata maldestralmente nella recente serie Monarch: Legacy of monsters.
Indubbiamente non si può parlare di grande cinema: l’umorismo è a tratti eccessivo, l’uso di canzoni pop in alcuni momenti appare fuori luogo, la sceneggiatura (seppur nel complesso più solida rispetto a Godzilla vs Kong) nell’atto finale appare molto pretestuosa, la regia (per quanto di mestiere) non offre nulla di innovativo.
Soprattutto vi è un evidente squilibrio tra i due mastodonti, con Kong vero protagonista che si contrappone a un Godzilla che (pur precedendolo nel titolo del film) è relegato a un ruolo che diventa rilevante solo come supporto nello scontro finale.
Nonostante tutto rimane assolutamente godibile, in grado di fare la gioia di tutti coloro che, come il sottoscritto, adorano un cinema basato sulle battaglie tra mostri giganti.
