Grand Theft Hamlet recensione docufilm di Pinny Grills e Sam Crane presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Freestyle [RoFF19]
Se non è impossibile, è quanto meno improbabile non avere un sussulto nel leggere un titolo come Gran Theft Hamlet. Molti conoscono Grand Theft Auto soltanto come l’inferno videoludico in cui i ragazzi sprecano la loro vita praticando i crimini più disparati all’insegna della violenza.
Sam Crane e Mark Oosterveen sono invece due attori del ’79, uno single e l’altro sposato con figli, che di professione fanno gli attori e hanno deciso per cause di forza maggiore di utilizzare il male per mettere in scena l’Amleto di Shakespeare e condividerlo con il pubblico tramite Twitch.
Si sa che le ristrettezze acuiscono l’ingegno e l’ostacolo insormontabile del Covid si trasforma nell’occasione sia per dimostrare che Peter Brook aveva ragione che gli elementi minimi per considerare una rappresentazione teatro sono davvero minimi sia per estrarre vita da un contesto temporaneamente inerte. Uno di quei progetti impossibili che di solito nascono direttamente nel cassetto con l’etichetta “da realizzare quando ci sarà tempo” trova in un tempo straordinario un impulso impensabile.
Posso prendere un qualsiasi spazio vuotoe chiamarlo palcoscenico vuoto.Un uomo attraversa questo spazio vuoto
mentre qualcun altro lo guarda,
e questo è tutto ciò di cui ho bisogno perché si inizi un atto teatralePeter Brook