Grand Theft Hamlet

Grand Theft Hamlet recensione docufilm di Pinny Grills e Sam Crane [RoFF19]

Grand Theft Hamlet porta per la prima volta Shakespeare in uno dei titoli più famosi del panorama videoludico contemporaneo.

Grand Theft Hamlet recensione docufilm di Pinny Grills e Sam Crane presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Freestyle [RoFF19]

Grand Theft Hamlet docufilm - Festival del Cinema di Roma 2024
Grand Theft Hamlet docufilm – Festival del Cinema di Roma 2024

Se non è impossibile, è quanto meno improbabile non avere un sussulto nel leggere un titolo come Gran Theft Hamlet. Molti conoscono Grand Theft Auto soltanto come l’inferno videoludico in cui i ragazzi sprecano la loro vita praticando i crimini più disparati all’insegna della violenza.

Sam Crane e Mark Oosterveen sono invece due attori del ’79, uno single e l’altro sposato con figli, che di professione fanno gli attori e hanno deciso per cause di forza maggiore di utilizzare il male per mettere in scena l’Amleto di Shakespeare e condividerlo con il pubblico tramite Twitch.

Si sa che le ristrettezze acuiscono l’ingegno e l’ostacolo insormontabile del Covid si trasforma nell’occasione sia per dimostrare che Peter Brook aveva ragione che gli elementi minimi per considerare una rappresentazione teatro sono davvero minimi sia per estrarre vita da un contesto temporaneamente inerte. Uno di quei progetti impossibili che di solito nascono direttamente nel cassetto con l’etichetta “da realizzare quando ci sarà tempo” trova in un tempo straordinario un impulso impensabile.

Posso prendere un qualsiasi spazio vuoto
e chiamarlo palcoscenico vuoto.
Un uomo attraversa questo spazio vuoto
mentre qualcun altro lo guarda,
e questo è tutto ciò di cui ho bisogno perché si inizi un atto teatrale
Peter Brook
Grand Theft Hamlet documenta – grazie soprattutto alle potenzialità intraviste dalla moglie di Sam, la regista Pinny Grills – e incastona narrativamente la lavorazione del progetto, partendo dalla scoperta di un meta-teatro nella mappa di gioco e passando per il reclutamento di una compagnia virtuale fatta di avatar alieni e uccisioni improvvise e l’allestimento di una scenografia itinerante fatta di dirigibili e grattacieli.
Un’opera che meriterebbe posto in un capitolo bonus di Vivere mille vite di Lorenzo Fantoni, a dimostrazione di come il mondo dei videogiochi in questo momento sta operando un testa a testa emozionante con il cinema nel plasmare il mondo in cui viviamo – basta pensare a The Last of Us e Harmony Korine – con un leggere vantaggio di un settore che si sta posiziando come medium adulto rispetto ad un altro invece che è ha già buona parte dello sguardo rivolto al passato.
Si può discutere sull’ingenuità e sulla spontaneità dell’operazione, forse soprattutto come imbrigliare il tutto nei classici tre atti, ma percepire un’emozione nel guardare la curvatura di un’orizzonte di un mondo chiuso ma aperto a tutti rende Grand Theft Hamlet speciale e punto di partenza per un discussione su un futuro che è già arrivato e di cui non ci rende ancora ben conto.
Grand Theft Hamlet docufilm - Festival del Cinema di Roma 2024
Grand Theft Hamlet docufilm – Festival del Cinema di Roma 2024

Sintesi

Si può discutere sull'ingenuità e sulla spontaneità dell'operazione, forse soprattutto come imbrigliare il tutto nei classici tre atti, ma percepire un'emozione nel guardare la curvatura di un'orizzonte di un mondo chiuso ma aperto a tutti rende Grand Theft Hamlet speciale e punto di partenza per un discussione su un futuro che è già arrivato e di cui non ci rende ancora ben conto.

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