Greyhound – Il nemico invisibile recensione film di Aaron Schneider con Tom Hanks, Elisabeth Shue, Stephen Graham, Matt Helm, Rob Morgan, Eva Krause e Manuel Garcia-Rulfo
Partiamo dalla fine.
Mentre scorrono i titoli di coda di Greyhound, arriva probabilmente la notizia più interessante riguardante l’ultimo grande successo in casa Apple TV+. Non si tratta del ritorno dietro la macchina da presa di Aaron Schneider (The Get Low) dopo quasi vent’anni, ma quel Tom Hanks che spunta alla voce sceneggiatura di un film di guerra ambientato durante la seconda guerra mondiale.
Ispirato a The Good Shepherd di C.S. Forester, l’attore americano si cuce addosso un film di una pulizia e precisione disarmante su un filone che ha visto molte grandi produzioni fallire miseramente. Non è facilissimo riprodurre una battaglia navale tra cacciatorpedinieri americani e U-Boot tedeschi e contemporaneamente metter su un film che non sia solo CGI e frastuono bellico, a prescindere dal budget a disposizione. Tom Hanks, in questo caso, accompagna e sorregge in continuazione il film senza però mai sconfinare nell’ingombrante o nella mania di protagonismo, ma instaurando una simbiosi decisiva per il risultato finale.
Cosa rende Greyhound una chicca? Tom Hanks. Come lo ha reso tale? Con un processo di attenta sottrazione del superfluo che ha mostrato la carne viva di un’operazione navale. Scegliendo l’attenzione piuttosto che la sensazionalità, in una scarsa ora e mezza di film si assiste ad un forsennato scambio di comandi, rotte, latitudini e rotte di navigazioni che altrove avrebbero potuto dare il voltastomaco. In questo film, invece, ogni elemento concorre ad una liturgia civile che rende sacro persino le frequenze su cui trasmettere le comunicazioni per sottrarsi all’intercettazione nemica.
A metà tra una maratona e una via crucis, la necessità con cui è stato costruita ogni sequenza di Greyhound impone di avere sempre chiaro l’obiettivo da raggiungere: un racconto puntuale e lungo il tempo necessario come ogni operazione militare che si rispetti. Non ci si può permettere di distogliere l’attenzione, anche a costo di sanguinare per il troppo tempo passato in posizione eretta e al comando. Meglio indossare calzature più comode e stringere i denti perché il riposo è concesso solo una volta portata a termine la propria missione, solo dopo aver reso il dovuto omaggio a un pezzetto di storia del recente passato.
Come sceneggiatore, come attore, come ispiratore dell’intero film, Tom Hanks conduce Greyhound ad una rivisitazione del war movie che è finalmente libera dall’eroismo esasperato del genere e piena di dignitosa umanità, fornendo un risultato sorprendente e incoraggiante in un genere abusato e di per sé controverso.