Harlem recensione serie TV Amazon Prime Video di Tracy Oliver con Meagan Good, Grace Byers, Shoniqua Shandai, Jerrie Johnson, Tyler Lepley, Whoopi Goldberg, Jasmine Guy e Andrea Martin
Il mondo sembra troppo impegnato a riporre speranze nell’affine revival di Sex and the City per accorgersi dell’uscita di Harlem, la nuova serie di Tracy Oliver, presente da poco su Amazon Prime Video. Composta da dieci episodi, la serie segue la vita quotidiana di quattro amiche inseparabili, ma tanto diverse tra loro.
Camille (Meagan Good) nella vita vince su tutti i fronti: ha un lavoro prestigioso coronato da un’imminente promozione, una nuova promettente relazione e un gruppo di amiche da invidiare. A coglierla di sorpresa, però, sono gli improvvisi cambiamenti di rotta che decide di prendere la sua vita, come il ritorno di un ex prossimo alle nozze, un nuovo capo che la scruta dall’alto in basso (nessuno di meno che Whoopi Goldberg) e il supporto che le è sempre arrivato dalle amiche sembra alquanto vacillante.
Tra queste c’è anche Tye (Jerrie Johnson), un’emancipata imprenditrice senza peli sulla lingua che fa della sua personalità la sua arma vincente. Il suo progetto di creare un’app d’incontri riservata alle persone queer e nere si scontra con la sua vita amorosa e un misterioso passato che riaffiora inevitabilmente. C’è poi Angie (Shoniqua Shandai), attrice e cantante che aspira a diventare una star. Si troverà presto di fronte a un bivio: la sua carriera e il suo bisogno di indipendenza economica da una parte e il suo carattere suscettibile misto a dubbi moralistici dall’altra. Nel frattempo, Angie condivide l’appartamento con Quinn (Grace Byers), una stilista in erba alla ricerca dell’approvazione della sua famiglia. Apparentemente perfetta su tutti i fronti, anche quest’ultima dovrà farsi strada tra novità e incertezze.
Le loro personalità vengono sapientemente svelate poco a poco, a ribadire come chiunque abbia un lato segreto che impariamo a conoscere solo con il passare del tempo. Ma abbiamo la possibilità di farci un’idea iniziale delle loro personalità già attraverso trucco e costumi: non si tratta solo di accessori, ma di una vera e propria esternazione della loro essenza. Ci pensa poi la trama a svelare le sfumature più inimmaginabili della personalità dei personaggi, nascoste sotto labbra colorate e abiti sfavillanti da togliere il fiato.
Tematiche forti ed importanti sono soprattutto inserite con disinvoltura all’interno delle conversazioni. Del resto Harlem non è la solita lezioncina sul razzismo sentita e risentita (per quanto mai inutile), ma risiede proprio in questo il suo punto di forza. La serie normalizza temi tipicamente tabù, mettendoci a nostro agio all’interno di argomenti altrimenti troppo dissonanti con il carattere comico e leggero della serie. Del resto il quartiere di Harlem è una rete sociale tanto diversa dalla nostra per cultura e discriminazione. Eppure riusciamo immediatamente ad empatizzare con i personaggi perché curiosi di approfondire temi e conversazioni che non ci vengono proposti come si presenterebbe un PowerPoint, ma sono un racconto genuino di una realtà ancora oggi esistente e piena di vita, anche se a un oceano e una cultura di distanza dalla nostra.
È in questa quotidianità poco impegnata che trova il suo punto di forza Harlem, regalandoci personaggi ben costruiti a cui viene dato tutto lo spazio necessario e anche di più per esprimersi al cento per cento. Otteniamo una serie fresca e divertente che, nonostante l’esuberanza, non rinuncia alla qualità. E mentre attendiamo con trepidazione una seconda stagione, ci chiediamo dove sia stata questa serie finora e perché nessuno ne parli abbastanza.