Heath Ledger e Joaquin Phoenix: due Joker da Oscar [Oltre lo Schermo]

Heath Ledger e Joaquin Phoenix: due Joker da Oscar da Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan al Joker di Todd Phillips tra amicizia, carriera e metodo

Sono passati svariati mesi da quando Joaquin Phoenix ha finalmente portato a casa l’agognata statuetta; quell’Oscar sfiorato per ben quattro volte negli anni, e che con Arthur Fleck nel Joker (2019) di Todd Phillips ha finalmente conquistato. Una vittoria per molti scontata, ma che molti non hanno analizzato a dovere. C’è stato infatti un altro attore, più di una decade fa, che ha vinto la medesima statuetta per aver interpretato lo stesso personaggio: Heath Ledger. A differenza di Phoenix, però, i premi ricevuti per il Joker de Il cavaliere oscuro (2008) di Christopher Nolan furono, purtroppo, tutti postumi; l’attore è stato infatti trovato morto nel suo appartamento a Manhattan il 22 gennaio 2008 – mesi prima dell’uscita del secondo capitolo della trilogia di Batman di Nolan. A quanto pare i due attori non condividono soltanto la fama derivante dall’aver interpretato il Joker, ma tutto ciò che ne è venuto prima. Analizziamo passo dopo passo cosa li ha portati alla strada della popolarità mondiale, grazie al malefico clown del crimine.

Due Joker da Oscar
Due Joker da Oscar

Cinecomic? No Grazie

Ironia della sorte, né Ledger, né Phoenix sono mai stati interessati a prender parte a un cinecomic. Nel caso dell’attore australiano ad esempio, dobbiamo tornare indietro sino al 2003-2004, quando Christopher Nolan era in cerca del suo personale Bruce Wayne per cominciare a girare Batman Begins (2005). Come molti di voi sapranno oltre a Christian Bale fu provinato anche Cillian Murphy, che poi verrà scartato a favore di una figura più idonea nelle sue corde, il villain Spaventapasseri; ma non furono i soli. In verità anche un altro attore fu provinato per la parte di Wayne, proprio quel Heath Ledger che oggi fa quasi strano immaginare dall’altra parte della barricata. L’attore australiano, tuttavia, rifiutò l’offerta di Nolan, specificando chiaramente che non avrebbe mai e poi mai preso parte a un cinecomic. Scelta coerente quella di Ledger, che rifiutò anche il provino per interpretare lo Spiderman di Sam Raimi per le stesse motivazioni.
Tuttavia, rimasto completamente stregato da Batman Begins, Ledger comprese concretamente come il progetto di Nolan mirasse a una impronta dark, matura e psicologica e per questo ritornò sui propri passi chiamando il regista e rendendosi disponibile per una parte in uno dei prossimi film della serie. Le condizioni però furono particolari. Ledger voleva un ruolo interessante, e qui, come si suol dire, Nolan uscì fuori la carta del Joker e dopo diversi incontri e un provino, praticamente di circostanza, Ledger ottenne la parte nel 2006.

Nel caso dello statunitense invece, Phoenix, dopo la morte del fratello River nel 1993, si prese qualche anno di pausa per tenersi lontano dai riflettori. Una volta tornato in carreggiata ricostruì la sua carriera, scegliendo di prender parte a pellicole interessanti e interpretando ruoli molto articolati. Prese così volutamente le distanze dalle grandi produzioni e cercò di crescere artisticamente collaborando con registi autoriali.
Non a caso la filmografia di Phoenix è conosciuta solo a pochi, mentre per le masse viene ricordato nel ruolo di Commodo ne Il Gladiatore, forse l’unica grossa produzione dove l’attore ha partecipato. Queste scelte lo hanno portato a tenersi alla larga dai cinecomic.
Eppure sembrerebbe che fosse in lista per prender parte all’incompiuto Batman di Darren Aronofsky, e tra i papabili per il ruolo di Doctor Strange di Scott Derrickson; salvo poi rinunciarvi al pensiero di un contratto multi-film. Cosa mai lo avrà spinto allora a prender parte al Joker di Phillips? L’insistenza proprio da parte del regista e dell’attrice Rooney Mara, sua fidanzata. Si, perché a differenza di Ledger che si buttò a capofitto appena gli fu offerto il ruolo, Phoenix fu sempre fermo nel sua decisione di dire no ai cinecomic. Entrambi capirono però non solo cosa avessero in mente i rispettivi registi, ma anche che avrebbero preso parte a progetti di spessore che si sarebbero differenziati dai classici film di genere. Dopo diversi incontri (per non dire mesi di incontri) con il regista de Una notte da leoni, Phoenix accettò la parte.

Il Joker non fa per voi!

Sia Ledger che Phoenix, dovettero scontrarsi con la fauna dei social, e per la precisione degli haters. Quando nel 2006 la ‎Warner Bros annunciò chi avrebbe interpretato il villain de Il cavaliere oscuro di Nolan, i fan si scatenarono, ma non a favore del povero Ledger. Il giovane attore dovette infatti misurarsi con l’iconico Joker di Jack Nicholson del Batman di Tim Burton, a cui i fan erano particolarmente affezionati. E non fu solo questo a marciare contro la scelta di Nolan, furono tanti i fattori contrari, dagli amici intimi di Ledger che gli diedero del pazzo per aver accettato un ruolo del genere, alla stessa Warner Bros., che temeva il possibile flop commerciale. Insomma non girava bene per il povero Heath e neanche per Nolan, che si impegnò con tutte le sue forze per proteggere la sua scelta.
Ledger era ritenuto troppo giovane, inadatto e inesperto per interpretare un ruolo così intenso come quello del Joker. L’aspetto di Ledger non giocava di certo a suo favore, un bel ragazzo dal viso angelico e dal sorriso abbagliante, lo rendevano un candidato decisamente poco credibile per personificare uno psicopatico dal ghigno malefico.
Ironia della sorte vuole che ancora oggi sia ritenuto il Joker più terrificante mai interpretato sul grande e piccolo schermo.

Per Phoenix la situazione fu quasi surreale. Quando Warner Bros. annunciò la produzione di uno stand-alone sul Joker la notizia non generò chissà quale entusiasmo, specie dopo il flop commerciale di Suicide Squad e del Joker di Leto. I fan non compresero appieno l’idea di girare un film sulle origini del malefico clown; in fondo la figura del Joker pare interessante se avvolta nel suo mistero, specie dopo l’impronta lasciata da Nolan e una origin story volutamente enigmatica. In genere a non convincere era l’ingaggio di Phoenix in un misto di sensazioni contrastanti, tra stupore e scetticismo. La stessa Warner, non era del tutto convinta del casting di Phoenix, più propensa all’ingaggio di Leonardo DiCaprio. A garantire la bontà della scelta fu lo stesso Phillips, che riteneva il ruolo di Arthur Fleck cucito addosso al talento di Phoenix, e a nessun altro. Il suo passato antagonista in diverse produzioni, il suo sguardo “spiritato” e la sua forte capacità espressiva, hanno rafforzato l’idea che sarebbe stato l’uomo giusto per il ruolo – e così è stato.

Il Diario del Joker di Heath Ledger
Il Diario del Joker di Heath Ledger

Le mille fatiche di Joker

Sia per Ledger che per Phoenix la preparazione al ruolo di Joker fu impegnativa. Nel caso dell’attore australiano, appena ottenuto il ruolo, Ledger si chiuse in un albergo a Londra per quarantacinque giorni. In tutto quell’arco di tempo non solo si immerse nella conoscenza del personaggio attraverso i fumetti, ma si dedicò alla lettura di diversi libri di genere thriller e horror. Dopotutto aveva il compito di creare dal nulla un demone senza origine, un’entità corporea malvagia che fosse una vera e propria nemesi psicologica oltre che fisica di Batman, quindi il suo impegno fu totale.

Emblematico in tal senso il Diario del Joker, un quaderno in cui Ledger appuntava tutte le idee e suggestioni per costruire al meglio il suo personaggio. Presenti al suo interno foto di Arancia Meccanica di Stanley Kubrick e del The Killing Joke di Alan Moore, di serial killer truccati da clown, di iene (da cui trarrà ispirazione per la risata) e infine appunti sulla sceneggiatura del film in modo da impostare al meglio il personaggio in quella determinata situazione. Ledger aveva anche l’abitudine di documentare l’intero processo di preparazione alle riprese; dalla prova costume al trucco, al fine di testimoniare il percorso di mutazione. La sua devozione al Joker e alla causa de Il cavaliere oscuro era totale, tanto che, durante le riprese, interagiva con troupe e attori restando “nel personaggio”. Un lavoro, quello dell’attore australiano, molto complesso, che lo ha portato a una vera e propria mutazione fisica, a estremizzare i propri movimenti, a incentivare gli sguardi e infine a cambiare radicalmente la tonalità della sua voce per dare vita a una nuova versione del Joker mai vista prima.

Arthur Fleck
Arthur Fleck

Percorso molto più sofferto invece per l’attore statunitense. Se ne Il cavaliere oscuro, il Joker di Ledger era “fatto e finito”, senza alcuna origine, in Joker, Phoenix ha dovuto affrontare un personaggio dal background composto da sofferenza, dispiaceri e disagi. La prima componente da approfondire per Phoenix era quella del disturbo mentale, argomento cardine del film, cominciò così a frequentare strutture psichiatriche al fine di comprendere meglio quei soggetti che presentavano un disturbo specifico, ovvero la sindrome pseudobulbare, una menomazione neurologica che porta i soggetti a ridere e/o piangere in modo incontrollato e improvviso.

Così come l’attore australiano, anche Phoenix ha voluto immergersi del tutto nel personaggio al fine di comprenderlo al meglio, rendendo la sua interpretazione il più realistica possibile. Oltre alla malattia, Phoenix è dovuto intervenire a livello fisico. Per portare alla luce il disagio di Fleck, perse più di venti chilogrammi. Scelta che, pare, non piacesse particolarmente all’attore tanto da tentare di convincere il regista a optare per la soluzione diametralmente opposta, cioè ingrassare. A detta dello stesso Phoenix infatti, poteva essere la causa di alcuni effetti collaterali dovuti all’assunzione dei farmaci che il protagonista prendeva. Chiaramente la proposta non andò a buon fine, caratterizzando così Arthur Fleck per un forte dimagrimento al limite dell’anoressia, le risate incontrollate e la postura fisica che muta nel corso della pellicola, come una specie di evoluzione in cui, schiacciato dal peso del suo male di vivere e dai soprusi, pian piano alza le spalle e il capo fino a diventare un orgoglioso clown assassino e vendicativo.

La famiglia di Heath Ledger e Joaquin Phoenix ritirano l'Oscar al miglior attore
La famiglia di Heath Ledger e Joaquin Phoenix ritirano l’Oscar al miglior attore

And the Winner is Joker!

Per le loro interpretazioni del Joker, sia Ledger che Phoenix hanno vinto l’Oscar; al miglior attore non protagonista l’australiano, al miglior attore protagonista l’americano. Eguagliando così un’altra celebre coppia di attori chem nel corso della storia degli Academy Awards, riuscirono a vincere l’Oscar interpretando lo stesso personaggio, ovvero Marlon Brando e Robert De Niro per la caratterizzazione di Don Vito Corleone rispettivamente ne Il Padrino e Il Padrino – Parte II. Entriamo però del dettaglio. Nel 2009 Ledger ottenne un primato senza precedenti, ovvero quello di vincere un Oscar grazie a un cinecomic. All’epoca era inconcepibile una cosa del genere, tanto che Il cavaliere oscuro, pur essendo ritenuto un capolavoro di genere, venne snobbato nelle categorie principali di qualsiasi premio ad eccezione dei People’s Choice. Tuttavia era impossibile restare indifferenti davanti all’interpretazione di Ledger, capace di rubare la scena a un cast formato da Morgan Freeman, Michael Caine, e perfino a Christian Bale, in cui era palpabile l’incapacità di reggere il confronto con Ledger, come riportato dallo stesso Bale in numerose interviste. L’Oscar è stato così il giusto riconoscimento a una performance straordinaria.

Il merito di Ledger e Nolan è stato quello di spianare la strada alla considerazione del cinecomic nel “cinema che conta”. In tal senso quindi, Phillips e Phoenix devono molto a Nolan e alla sua trilogia. Joker è riuscito infatti non solo a vincere il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2019, ma anche ad ottenere ben undici nomination agli Oscar 2020 tra cui miglior Film e chiaramente miglior attore protagonista. Il film si consacrerà soprattutto per la colonna sonora di ‎Hildur Guðnadóttir e per l’interpretazione di Phoenix, che si carica letteralmente sulle spalle il film a differenza del Joker di Ledger.
Prendendo simbolicamente per mano lo spettatore, Phoenix gli ha mostrato attraverso i suoi occhi tutto ciò che accadeva ad Arthur Fleck, facendogli vivere in prima persona tutti i suoi disagi e i suoi tormenti. Una lenta e dolorosa discesa nella follia capace di toccare il cuore di pubblico e giuria. Quasi scontato in effetti, se consideriamo le qualità recitative di Phoenix e il suo “metodo” di immedesimazione nel personaggio.

Conclusione

Se nel 2009 qualcuno ci avesse detto che dieci anni dopo, Joaquin Phoenix avrebbe dato vita a un nuovo Joker vincendo un Oscar, nessuno ci avrebbe ceduto. Eppure sembrava impossibile anche per Ledger, nonostante la sua bravura evidente, riuscendo perfino a segnare l’immaginario collettivo. Se la storia del cinema c’insegna qualcosa è che Joker vuol dire Oscar, ben due all’attivo per il medesimo ruolo nonché un’interpretazione iconica di uno dei più grandi attori viventi come Jack Nicholson, che di Oscar ne ha vinti ben tre, primato condiviso con Daniel Day-Lewis, Meryl Streep, Ingrid Bergman e Walter Brennan.
Interpretare il Joker significa prima di ogni altra cosa comunicare con il corpo e con la mente, un po’ come faceva Chaplin del resto. Mutando la propria voce, i movimenti, i gesti, sino a una risata che di divertente non deve avere proprio nulla.

Ledger e Phoenix erano accomunati anche dall’amicizia, come testimoniato dal suo discorso di ringraziamento ai SAG Awards: “Se sono qui è perché mi trovo sulle spalle del mio attore preferito: Heath Ledger.” Qualcosa che probabilmente ha messo ancora più in soggezione lo stesso Phoenix, di cui è nota la sensibilità nell’approcciarsi al ruolo. Un’amicizia che ha fortificato l’attore americano, anche come fonte d’ispirazione per portare in scena un Joker maturo e post-realistico. Entrambi gli attori avevano le stesse ideologie su come approcciarsi nel mondo del cinema e come volevano interpretare i ruoli, stesso metodo totalmente immersivo e studioso in ogni sua sfumatura, ma cercando comunque di avere quel grado di ansia e di paura che li ha spinti fino al limite, regalandoci due performance indimenticabili.

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