Hollywood recensione miniserie TV di Ryan Murphy e Ian Brennan con David Corenswet, Darren Criss, Dylan McDermott, Jeremy Pope, Laura Harrier, Joe Mantello, Jim Parsons, Jake Picking, Patti LuPone, Holland Taylor, Samara Weaving e Maude Apatow
Ho tenuto la mia prima mano al cinema e dato il mio primo bacio al cinema.
So che ogni volta che esco dal cinema mi sento meglio di quando sono entrato.
(David Corenswet in Hollywood)
Sognare di essere il nuovo Paul Muni o la nuova Hedy Lamarr, circondati dalla magia di Hollywood del 1948, tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e il boom del cinema sonoro, e riscoprire il potere unico ed immaginifico dei film, in grado di mostrare il mondo non soltanto com’è, ma anche come può essere per cambiarlo in meglio.
I personaggi di Hollywood prendono vita sulla schermo segnandoci nel profondo, eccezionalmente umani ed imperfetti, disposti a tutto pur di inseguire i propri sogni ma allo stesso tempo capaci di crescere, ravvedersi, difendere o riconquistare la propria dignità rifiutando qualsiasi compromesso, anche a costo di vedere quei sogni infrangersi.
Sono uno sceneggiatore. Mi dispiace dirtelo ma ti stai scopando la persona meno potente di Hollywood.
(Jeremy Pope in Hollywood)
La brillante opera revisionista di Ryan Murphy e Ian Brennan disponibile in esclusiva su Netflix utilizza l’arte per scendere in guerra contro i pregiudizi, una guerra per la libertà e l’elementare decenza, a difesa di tutti coloro che troppo a lungo hanno finto di essere qualcun altro e recitato una parte pur di essere accettati (come il celebre Rock Hudson, stella della Walk of Fame nominata all’Oscar che nascose per tutta la carriera la sua omosessualità, qui reinterpretato da Jake Picking), di tutti quegli uomini soli che si sono arresi a non poter stare con nessuno, di tutte quelle donne che si sentono dire che ci sono dei limiti a ciò che possono fare, un meraviglioso inno alla vita e alla riscoperta del potere del cinema che può davvero cambiare il mondo.
Murphy e Brennan reimmaginano l’età d’oro di Hollywood in cui il sesso, la razza e l’orientamento sessuale non siano più motivi scatenanti di feroce discriminazione, in cui due individui possano trovare la propria casa l’uno nell’altro senza dover rinunciare al proprio amore, vivendo la propria vita a testa alta senza piegarsi alle convenzioni e al perbenismo.
Per tutta la vita ho pensato di conoscere questo Paese. E come sarebbe stato…
Ma adesso… Non è più il posto che pensavo fosse.
(Jeremy Pope in Hollywood)
Se da un lato l’aspirante attore e gigolò Jack Castello, interpretato da David Corenswet, alter ego di Henry Cavill che vi consigliamo di aggiungere alla lista dei preferiti, scoprirà finalmente che il vero senso della vita non è diventare qualcuno ma essere qualcuno per qualcun altro, dall’altro la talentuosa attrice di colore Camille (Laura Harrier) potrà finalmente riconoscersi in qualcuno sul grande schermo, il produttore omosessuale Dick Samuels (Joe Mantello) concederà a se stesso di essere felice e lo sceneggiatore omosessuale di colore Archie Coleman (Jeremy Pope) imparerà ad essere egli per primo meno diffidente verso ciò che può riservargli il futuro, futuro che noi stessi ci costruiamo attraverso i legami che stringiamo e le azioni che abbiamo il coraggio di intraprendere.
Hollywood è una commovente storia di cambiamento e redenzione, eccezionalmente profonda e umana, intensamente interpretata da un delizioso cast corale sovrastato dallo strepitoso Dylan McDermott, che abbatte barriere e credenze riscoprendo il perduto potere della nostra amata passione, del nostro amato cinema che non solo può ma deve fare cultura cambiando la percezione della società.
Un film può cambiare la percezione di un Paese? Chi lo sa…
(Hollywood)