Hollywoodgate recensione film di Ibrahim Nash’at con Malawi Mansour e Mukhtar [Venezia 80]
Un’altra “Hollywood”, una ex base miliare della CIA a Kabul, sta per essere invasa dai talebani rientrati in Afghanistan, dopo che il governo statunitense ha ritirato le proprie truppe.
Il regista Ibrahim Nash’at, all’esordio in un lungometraggio di tipo documentaristico, fin da subito mette le cose in chiaro: quello che il pubblico sta per vedere è il frutto della concessione a filmare, da parte di alcune cariche politiche, un intero anno del nuovo mandato politico e religioso condensato in circa un’ora e mezza.
Nash’at, oltre ad essere il narratore esterno che osserva a distanza ogni singolo movimento dei talebani, ben presto si fa anche voce narrante spiegandoci di tanto in tanto il proprio parere sull’avvenimento del momento.
Consapevole del fatto di trovarsi a girare in luoghi estremamente pericolosi, non può fare altro che mettere in guardia il pubblico riguardo a possibili inquadrature sconvolgenti. Inoltre, desidera parlare direttamente con lo spettatore, poiché ritiene che il resoconto basato unicamente sull’immagine non riesca a esprimere appieno la situazione.
Hollywoodgate è un documento atroce che tratta del conflitto politico e religioso tra i talebani ed gli ebrei ormai lungo parecchi secoli.
È interessante scoprire come il governo talebano e l’esercito, dopo le prime difficoltà dettate da una inesperienza nell’usare strumenti del tutto nuovi, imparino a maneggiare fucili, pistole e successivamente a pilotare aerei con una facilità a dir poco disarmante.
Il regista egiziano osserva con incredulità l’accelerato processo di sviluppo militare e contempla con stupore l’assimilazione incredibilmente rapida di conoscenze e risorse.
Il film di Nash’at forse in alcuni momenti è più interessante che riuscito, ogni tanto si avverte una certa pesantezza nel leitmotiv generale e alcuni argomenti (come ad esempio la pericolosità di filmare in certi ambienti) vengono esposti in maniera ripetitiva e senza dare un vero e proprio continuum alla parte narrativa.
Nonostante ciò, Hollywoodgate si può ritenere un documentario riuscito e ben orchestrato.
L’inizio girato tutto in notturna, stile videogioco stealth, è con buona probabilità la sequenza più impressionante e allo stesso tempo più simbolica dell’intero lungometraggio. Quella che racchiude meglio tutti i discorsi messi sullo schermo da parte di Ibrahim Nash’at.
Da far vedere non solo nelle scuole, ma anche a un pubblico che cerca un documentario attuale e intenso alla scoperta di un mondo solo all’apparenza lontano dal nostro.
Hollywoodgate è stata una sorpresa nell’ottantesima edizione del festival di Venezia.