How to Have Sex recensione film di Molly Manning Walker con Mia McKenna-Bruce, Lara Peake e Enva Lewis
Una recensione, questa, che rischiava di annegare nella presunzione e nel pregiudizio. Perché le ragazze di How to Have Sex sono spaventosamente simili a certi fantasmi del passato, forse perché arrivate a quel crocevia che è la fine della pubertà.
Un altro modo, edulcorato, per dire che nella vacanza da sballo di Tara (Mia McKenna-Bruce), Skye (Lara Peake) e Em (Enva Lewis) c’è l’irruzione del sesso e delle sue pulsioni. Maila, la località designata per sconquassare l’ordine, è il paese dei balocchi, un porto franco per impulsi che devono essere normalmente resi asettici.
È il posto che ognuno ha cercato, almeno una volta, per calarsi nell’attimo. Cambiano i personaggi e le località, ma l’ottica è quella di sfuggire al controllo per sprofondare in una libertà travolgente.
Molly Manning Walker costruisce la sandbox perfetta per assistere alla reazione delle persone coinvolte. Dietro al vetro/schermo, si può essere voyeur con licenza di pontificare, nonostante l’abuso di clichè che ritraggono la generazione Z come vittima delle circostanze.
Sono i borbottii canonici di chi ha fatto passare troppo tempo, ha esaurito l’energia o ancora non ha accettato questo ciclo.
How to Have Sex non è un manuale. Non c’è morale o buoncostume da seguire. È il ricordo sporco di qualcosa che bussa inevitabilmente alla porta. Si ignora, si amplifica, si ridicolizza ma, come un virus, sopravvive latente di generazione in generazione. Si parlava all’inizio di pregiudizio e presunzione perchè sarebbe stato comodo mantenere le distanze da questo coming of age, bollandolo come archiviato o differente da ogni esperienza personale.
Il film che apre contemporaneamente Alice nella Città e la diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma spinge su quello che si è sempre fatto finta di non vedere, parlando di consenso, rapporti e educazione affettiva/sessuale completata – forse addirittura iniziata – nella fossa dei leoni.
Si cade facilmente nell’idea che la verità sia comoda in tasca, che film come questi siano grossolani e abbastanza inutili.
Uscendo dalla sala, però, è rimasta l’impressione è che ci sia ancora molta strada da fare nella consapevolezza e negli atteggiamenti quando si parla di sesso e si continua a vedere dal proprio orticello e non guardare la giungla con cui abbiamo ancora a che fare.
Il sesso non conosce perimetri o recinzioni.
Sia quindi benedetto How to Have Sex.