i-Documentary of the Journalist recensione documentario di Tatsuya Mori presentato al Far East Film Festival 2020
“Isoko Mochizuki sono io.
Isoko Mochizuki è tutti noi.
Un po’ troppo schietta?
Alla libertà di parola giapponese serve una giornalista con le palle come lei!
Non siate noi, siate io, prima persona singolare!
Questo vi aiuterà a vedere il mondo diversamente”.
(Isoko Mochizuki in i-Documentary of the Journalist)
L’unico documentario del FEFF di quest’anno ha un nome semplice ma curioso, infatti per capire l’importanza del pronome personale utilizzato da Tatsuya Mori prima di Documentary, è doveroso vedere l’intero film perché neanche le frasi di cui sopra riescono a descrivere al meglio cosa veramente si intenda dire.
Tatsuya Mori è uno di quei documentaristi controversi e coraggiosi, e tramite il suo stile da reporter non si limita a raccontare i fatti bensì getta lo spettatore nel bel mezzo delle vicende, punta la videocamera su poliziotti e politici e in questo progetto in particolare sta incollato alla giornalista Isoko Mochizuki mostrando tutta la tenacia che la distingue e l’irritazione che riesce a provocare nei confronti dei ministri e del governo intero senza mai cedere o darsi per vinta, soprattutto quando la libertà di stampa viene messa con le spalle al muro e le sue domande sabotate e ridotte al massimo.
La prima metà del 2019 fa da sfondo alle indagini della giornalista, quasi definibile come una paria (intoccabile), ma che è una paladina della giustizia e simbolo del femminismo in una società nella quale non è perfettamente accettata, che tra una telefonata alla famiglia e un perdersi tra gli edifici labirintici e zeppi di uffici riporta storie che vanno dallo spostamento della base aerea Futenma degli USA a Okinawa (sito estremamente pericoloso perché vicinissimo ad un centinaio di nuclei familiari), allo scandalo Moritomo Gakuen, relativo ad una vendita scontatissima di terreni di proprietà statale all’operatore scolastico privato Moritomo Gakuen, legato in qualche modo al primo ministro giapponese Abe (“antagonista laconico della giornalista”) e a sua moglie, per poi passare allo scandalo dell’ex manager della TBS di Washington, Noriyuki Yamaguchi, accusato di aver violentato la giornalista e filmmaker Shiori Ito, impegnata nell’uguaglianza di genere e sulle questioni relative ai diritti umani in patria.
i-Documentary of the Journalist pone sotto i riflettori la manipolazione dei dati, le risposte tanto promesse ma che non arrivano mai, il dovere di garantire i diritti di tutti i cittadini perennemente violato, edifici e uffici impenetrabili per la videocamera dei giornalisti freelance senza autorizzazione alcuna.
È un progetto interessante che tuttavia mette troppa carne al fuoco e non lascia respirare a sufficienza lo spettatore portando sul tavolo sempre più informazioni che a lungo andare potrebbero iniziare addirittura a stancare; ha dalla sua il grande potere informativo ed esauriente che per gli appassionati di politica estera diventa assolutamente un bonus in più.