Il Campione recensione del film di Leonardo D’Agostini con Stefano Accorsi, Andrea Carpenzano, Anita Caprioli e Ludovica Martino
Di questa pellicola sapevo poco e niente, solo che l’attore principale – Andrea Carpenzano, che potete ascoltare nella nostra intervista – era un giovane romano e che parlava di un calciatore (con il calcio non vado affatto d’accordo, infatti sono stata quasi letteralmente trascinata in sala).
Esordio alla regia di Leonardo D’Agostini, con la produzione di Sydney Sibilia e Matteo Rovere, del quale avevo già visto al cinema Il Primo Re, per quanto si allontani dalle scene cruente, Il Campione ha in comune con quest’ultimo la bella regia e colonna sonora.
Per quanto mi aspettassi un film incentrato sul calcio, ho invece trovato un film vero che si basa sui problemi che un ragazzo si trova ad affrontare quando inizia a giocare per una squadra importante e si vede improvvisamente immerso nel lusso di uno stipendio milionario.
Tre Lamborghini nel garage di una casa da divo di Hollywood, amici sempre pronti a far casino e a giocare alla PlayStation, le amiche del manager, la ragazza con il maialino, un padre che ruba soldi all’associazione benefica in ricordo della madre e tanti problemi di rabbia repressa portano Christian Ferro a passare una vita troppo veloce ed instabile, con l’unico obiettivo del divertirsi e tirare calci al pallone.
Purtroppo questo diventa un problema perché non è socialmente accettabile e soprattutto non vendibile. Tra il non avere problemi con le autorità, quindi nessun limite, nascono problemi con il mister e con chi dovrebbe tenerlo sott’occhio e non riesce.
Se non diventa adulto in poco tempo senza creare problemi non potrà più giocare. La società, sceglie per seguirlo un professore, Valerio (Stefano Accorsi), che dopo qualche convincimento, riuscirà ad escogitare un metodo personalizzato per metterlo in riga ma soprattutto per farlo sentire normale. Christian è un genio a modo suo e, seguendolo mentre gli spiega alcune formazioni sul campo (ad esempio il 4-4-2 ed il 4-3-1-2), gli farà usare gli stessi schemi e la memoria visiva per studiare la Prima Guerra Mondiale.
Ma non sarà né l’unico aiuto né, soprattutto, il solo a ricevere aiuto; entrambi sono in un periodo preoccupante, entrambi nascondono una perdita: Ferro ha perso la madre, Valerio il figlio e la serenità nel rapporto con la moglie, Cecilia (Anita Caprioli). Questo dramma li unirà, ma li separerà nel momento in cui il professore farà un passo più lungo del dovuto nella vita del ragazzo: pensando di essere nel giusto, insulterà suo padre Enzo (Sergio Romano), sicché il ragazzo lo allontanerà.
Christian troverà rifugio, proprio nel momento del bisogno, in Alessia (Ludovica Martino), una sua vecchia conoscenza (le loro mamme erano amiche), nonostante una relazione interrotta bruscamente, che è l’unica a trattarlo realmente come una persona normale.
Valerio dovrà fare i conti con la decisione presa dai suoi superiori di dover partire per l’Inghilterra, fare il salto di qualità in un’altra squadra e lasciare dietro di sé la sua vita attuale, crescere e allontanarsi da problemi a cui non può porre rimedio, come l’atteggiamento del padre, ma anche dal desiderio di completare a tutti i costi la maturità.
Il Chelsea lo aspetta per il primo incontro con la sua nuova squadra. Valerio si occupa dell’istruzione dei piccoli giocatori primavera e sente al telegiornale che Ferro non si è presentato. Nonostante il loro ultimo incontro sia finito male, sa dove il ragazzo è diretto e vuole essergli comunque vicino.
Lo cerca fuori da quel liceo scientifico, sperando di averci visto giusto, e Christian lo saluta da dietro il suo zaino.
“Ti aspetto qui” le ultime parole che sentiamo prima dell’entrata di Ferro, insieme ad altri giovani della sua età, pronto ad affrontare un altro esame della vita.
Il Campione ci lascia un grande messaggio, non solo nel far vedere che alcuni atteggiamenti partono da un problema preciso, ma anche nell’affrontare il ruolo dell’istruzione: quanti di noi si sentono come Christian, al quale viene dato dello stupido solo perché non si è speso tempo per comprendere i metodi adeguati a farlo crescere?
Sara