Il caso Minamata recensione film di Andrew Levitas con Johnny Depp, Hiroyuki Sanada, Jun Kunimura, Minami, Tadanobu Asano, Akiko Iwase e Bill Nighy
Distribuito su Sky Cinema Uno, Il caso Minamata, diretto da Andrew Levitas e tratto dall’omonimo libro di Aileen Mioko Smith e William Eugene Smith, racconta la vera storia di quest’ultimo, un fotografo documentarista di guerra statunitense, interpretato da Johnny Depp, celebre per i suoi servizi sulla seconda guerra mondiale pubblicati dalla rivista Life, che dopo aver rifiutato a più riprese la commissione del direttore della rivista stessa, decide, sotto il consiglio della traduttrice Aileen, di tornare in Giappone per indagare sui casi di avvelenamento degli abitanti del villaggio di Minamata.
Determinato a smascherare gli effetti devastanti creati dall’avidità aziendale del colosso della chimica Chisso, complice della polizia locale corrotta e del governo, Smith si ritrova costretto a dover conquistare la fiducia della comunità e a scattare le immagini che daranno risonanza e visibilità a questo terribile fatto di cronaca.
Con Il caso Minamata, Andrew Levitas, al suo secondo lavoro da regista, costruisce un biopic dal classico stampo hollywoodiano, capace di addentrarsi e spiegare il ruolo che la fotografia riveste nel documentare fedelmente e svelare le storie che si nascondono dietro ogni singolo scatto.
Eccellente la performance attoriale calibrata svolta da Johnny Depp che, dopo aver abbandonato forzatamente i blockbuster per scegliere con cura progetti da interpretare e portare sul grande schermo con la sua personale casa di produzione, la Infinitum Nihil, riesce a non rubare la scena ai fatti narrati, convivendo armoniosamente all’interno del set e dando alla storia quello spessore e quel dramma capaci di entrare nel cuore del pubblico, emozionandolo fin nel profondo.
Non è trascurabile nemmeno la presenza stessa di comparse affette da gravi ed incurabili patologie: lo scopo è quello di sensibilizzare gli spettatori, ricordando loro che quanto è successo è accaduto per davvero e che è necessario prestare molta attenzione all’ambiente che ci circonda, ai mutamenti che possono verificarsi ogni giorno al fine di tutelare e proteggere le generazioni future.
Accanto ad una messinscena sobria e ragionata che si avvale della fotografia di Benoît Delhomme e della colonna sonora di Ryuichi Sakamoto, chiamata a punteggiare il versante emozionale della vicenda, Andrew Levitas, ispirato da film come Cattive acque (2019) di Todd Haynes e Erin Brockovich – Forte come la verità (2000) di Steven Soderbergh, presta notevole attenzione all’aspetto estetico alternando a scene in bianco e nero, marchio di fabbrica del fotografo, sequenze a colori: un grandissimo omaggio al lavoro svolto dallo stesso William Eugene Smith il cui sguardo è stato capace di catturare ed impressionare sui sali d’argento il famosissimo scatto intitolato Il bagno di Tomoko, pubblicato il 2 giugno 1972 sulla rivista Life e considerato ad oggi come il più grande lavoro di Smith.