Alla veneranda età di 88 anni, Clint Eastwood ancora non ha deciso di andare in pensione (per nostra fortuna), quindi eccolo con la sua nuova fatica, in cui interpreta il doppio ruolo di regista ed attore protagonista.
Eastwood decide di raccontare la storia vera di Leo Sharp, un 87enne veterano della Seconda Guerra Mondiale, fermato ed arrestato nel 2011 per traffico di droga; la storia venne resa famosa da un articolo del 2014 sul New York Times.
Il protagonista Earl Stone (Clint Eastwood) è un veterano di guerra, che ha messo sempre il suo lavoro (la coltura dei fiori) al primo posto, non preoccupandosi della famiglia, saltando anniversari, compleanni e matrimoni.
Quando la banca pignora la sua casa, l’uomo decide di accettare un lavoro in cui si richiede solamente una certa abilità nel guidare un’auto e non farsi mai fermare dalla polizia.
Earl non sa di essere un corriere della droga per un cartello messicano.
Inizialmente fa poche corse, giusto per racimolare quel poco da dare a sua nipote per il matrimonio e per ristrutturare il locale dei veterani. Ma essendo molto bravo nel suo lavoro, il cartello gli affida carichi sempre più grandi e questa responsabilità lo porta ad essere seguito da un assistente.
Parallelamente vediamo la storia dell’agente della DEA Colin Bates (Bradley Cooper) che viene assunto per catturare i membri del cartello.
Clint Eastwood incarna alla perfezione il personaggio di Earl: il suo magnetismo sul grande schermo è rimasto intatto anche all’età di 88 anni. Il personaggio calza a pennello sull’attore, che interpreta la parte con grande autoironia e disincanto.
Anche Bradley Cooper, ormai alla seconda collaborazione con Eastwood, dopo American Sniper, ricopre perfettamente la parte, seppur secondaria, dell’agente della DEA, che rischia l’affetto della sua famiglia per fermare il cartello (iconica la scena del diner dove i due s’incontrano e parlano del valore della famiglia, nonostante l’uno non sappia dell’altro).
Completano il cast Michael Peña, Dianne Wiest, Andy Garcia, Alison Eastwood (figlia del regista, anche sul grande schermo), Taissa Farmiga e Laurence Fishburne.
Il personaggio di Earl, intento a riprendersi l’affetto della sua famiglia, dopo una vita di sbagli, si gode il nuovo lavoro. Eastwood è impeccabile nelle sue battutine filo-razziste (l’elemento autoironico del suo personaggio), nel suo godersi la vita quando, finalmente, vede il denaro nelle sue tasche e quando canta spensierato “Ain’t That a Kick in the Head” in macchina.
Il Corriere – The Mule è un film limpido, ironico e commovente, che rimarca il talento di Eastwood, sia come attore che come regista, anche se sono passati dieci anni dal suo Gran Torino.
Eastwood poteva raccontare una storia ricca di pietismo, invece lo fa con la sua vena ironica “black”; una storia che sembra inverosimile, ma è assurdamente reale, che ricorda che non è troppo tardi per riparare ai propri sbagli, nonostante questo contempli prendere delle decisioni sbagliate.
Una storia di redenzione che Eastwood racconta con una delicatezza inedita per il regista che ci ha regalato stralci di un’America nascosta.