Il finto rapimento di Sherri recensione docufilm Sky Crime NOW
Il finto rapimento di Sherri è un docufilm prodotto da Sky, disponibile su Sky Crime e NOW.
Novembre 2016. La trentaquattrenne Sherri Papini scompare nel nulla. Ventidue giorni dopo una donna viene avvistata sul margine della strada. Piena di lividi, con una catena attorno alla vita e un marchio a fuoco stampato sulla schiena. Quella donna è proprio Sherri.
Interrogata dalle autorità racconta di un fuoristrada nero, di due donne latinoamericane e di una serie di torture subite. Tutto sembra suggerire un rapimento. Solo gli anni porteranno alla luce la verità. Una verità che, dopo il ritrovamento, nessuno avrebbe mai immaginato.
Ad un inizio in medias res, con Sherri intenta a spiegare agli agenti di polizia i dettagli del presunto rapimento, segue il racconto degli eventi: dalla denuncia di sparizione del marito alla condanna di Sherri a 18 mesi.
Il tutto è arricchito da testimonianze audio e video originali, commenti della giornalista Abby Schreiber, della presentatrice Kelly Saam e analisi di addetti ai lavori come Scott Wales (agente FBI) e Liz Thompson (ex Detective).
Sherri Papini è una donna bianca di buona estrazione sociale che accusa due ispaniche. Il docufilm non fa mistero di come questa sua condizione privilegiata abbia favorito il boom mediatico attorno al suo caso.
Sherri era percepita come “la buona” della vicenda dall’opinione pubblica americana.
Questa tematica trova poco seguito nel corso dei circa sessanta minuti di durata del programma. Si preferisce porre l’accento sulle colpe individuali di Sherri invece che su quelle di una collettività che valuta i fatti di cronaca sulla base dell’appartenenza etnica e sociale delle persone. In altre parole: più spazio alla storia, meno alle sue implicazioni sociali.
Nelle parole di Missy McArthur, ex sindaca di Redding, troviamo proprio il tentativo di assolvere la comunità statunitense additando la truffa di Sherri come unica nota negativa della vicenda. Una tesi, questa, che il documentario sembra in parte avallare.
Il giudizio finale sembra fin troppo netto. Si liquida il passato traumatico di Sherri come una – probabile – ennesima bugia. Quando prenderlo in considerazione non avrebbe portato a scagionare la colpevole, ma solo a dare maggiore contesto alle sue azioni.