Il ladro di cardellini recensione film di Carlo Luglio con Nando Paone, Ernesto Mahieux, Pino Mauro, Antonella Attili e Yulia Mayarchuk
Tra l’ironico e il grottesco Il ladro di cardellini di Carlo Luglio ci racconta la storia tragicomica di Pasquale Cardinale, interpretato da un bravissimo Nando Paone, agente della forestale dell’entroterra campano con il vizio del gioco d’azzardo e dell’alcool che lo aiutano a non pensare al lutto della sua amata moglie Adriana.
Colto in flagrante a rivendere al mercato clandestino i cardellini sequestrati ai bracconieri, lo sbalestrato quasi pensionato viene licenziato in tronco aggravando ancora di più la sua condizione economica e personale. Pasquale si ritrova infatti dall’oggi al domani senza un’entrata economica e assillato non solo dagli strozzini a causa dei debiti accumulati per il videopoker ma anche dalla ingombrante presenza di sua figlia Grazia (Viviana Cangiano), cantante di sagre in sovrappeso con il sogno di liberarsi dei chili di troppo grazie ad un intervento estetico.
Proprio da qui la trama prende vita poiché il sessantenne decide di affidarsi ad una banda di anziani bracconieri per cercare di appianare i propri debiti con gli usurai e accontentare i desideri dell’insoddisfatta figlia. La banda costituita da Antonino il parrucchiere, suocero di Pasquale, Attilio il tabaccaio, Pippo il fornaio e i fratelli Attanasio ha in mano un grosso colpo che consiste nel rubare duecento cardellini bianchi, di razza purissima, e sostituirli con banali uccelli, dipinti con l’aerografo.
Il regista napoletano trasforma in film Cardilli addolorati, un suo documentario del 2003 in cui racconta la pratica vietata ma molto diffusa in Campania della cattura e vendita clandestina dei cardellini, utilizzati in feste, sagre e cerimonie e grazie all’aiuto degli sceneggiatori Massimiliano Virgilio e Diego Olivares regala una gradevole commedia che strappa qualche sorriso ma allo stesso tempo non nasconde un velo di malinconia.
Emblematica la scena finale, forse la più bella del film, in cui il volo degli uccelli canterini è la metafora perfetta per descrivere un nuovo Pasquale, ormai finalmente libero che non parla più ma si esprime cinguettando, proprio come i suoi amati cardellini.