Il ladro di giorni recensione film di Guido Lombardi con Riccardo Scamarcio, Massimo Popolizio, Augusto Zazzaro e Rosa Diletta Rossi in anteprima alla Festa del Cinema di Roma
Leggendo la sinossi de Il ladro di giorni sembra di essere alle prese con un deja-vu. Quante volte in Italia si presentano opere dei registi più disparati alla prese con un grande viaggio da affrontare da un capo all’altro dello stivale? Sarà forse per il boom dei fondi erogati dalle Film Commission regionali – in questo caso Puglia e Trentino – o per l’estrema ricchezza culturale di una Paese così piccolo, ma il road movie italiano, figlio della bellezza tendente alla perfezione de Il Sorpasso di Dino Risi, non è mai riuscito a diventare dopo questo un genere indimenticabile.
Anche Il ladro di giorni non è certo un tassello fondamentale della storia del cinema, ma è sorprendentemente piacevole nel suo scorrimento. Il merito è in primis della sua durata: il regista Guido Lombardi si è preso soltanto il tempo necessario per raccontare la sua storia. Non c’è l’ossessione di confezionare un prodotto mastodontico infarcito di sequenze inutili. Tutto ciò che accade sullo schermo è misurato e ben calibrato, segno di un lavoro in sede di sceneggiatura davvero importante. A seguire, è apprezzabile la recitazione dell’intero cast da Riccardo Scamarcio al giovanissimo Augusto Zazzaro, passando per Massimo Popolizio.
Cos’è che allora non funziona? L’unico problema è la bontà della storia che si esaurisce nella trovata condensata nel titolo. Enzo e Salvo intraprendono un viaggio/battaglia alla ricerca del tempo perduto sotto le mentite spoglie della criminalità, cercando di colmare un gap lungo una vita. L’adulto deve tornare bambino, il bambino deve improvvisamente diventare adulto in maniera a volte forzata nonostante la direzione del film sia chiara fin dall’inizio.
Non appena qualcosa inizia, però, a stonare o diventare stucchevole, ecco che interviene il vero pregio che salva perennemente la bontà di questo film: il confine, non labile ma del tutto liquido, tra bene e male non si risolve con la conclusione del film ma viene per una volta affidato del tutto alle mani dello spettatore. Merce rara nel cartello delle sale italiane in questo momento.