Il metodo Kominsky 2 recensione della serie TV di Chuck Lorre con Michael Douglas, Alan Arkin, Sarah Baker, Jane Seymour, Paul Reiser e Lisa Edelstein
Vincitore di due premi ai Golden Globe 2019 come miglior serie commedia o musicale e miglior attore in una serie commedia o musicale (Michael Douglas), Il metodo Kominsky è tornato sulla piattaforma Netflix – il 25 ottobre – con una seconda stagione composta ancora una volta da 8 episodi. Era impossibile non continuare questa serie creata da Chuck Lorre (lo stesso ideatore di di Due uomini e mezzo e The Big Bang Theory) dopo il buonissimo riscontro avuto sia dal pubblico che dalla critica. 75 anni per Michael Douglas e 85 anni per Alan Arkin, che tornano come attori protagonisti (più in forma che mai) in questa serie che è ancora più apprezzabile della passata stagione.
Il metodo Kominsky si era fatta apprezzare per la sua capacità di mescolare commedia e dramma in uno cocktail però leggerissimo. Difatti, non affondava il colpo per strappare qualche risata o lacrima in più, rimanendo comunque elastica pur trattando tematiche serie. La seconda stagione invece cambia strategia, spinge molto di più sull’acceleratore, sulla profondità e sull’emotività. Il metodo Kominsky 2 riesce in maniera fantastica a suscitare più emozioni della prima stagione, mantenendo comunque leggeri i toni.
Nella seconda stagione, Sandy Kominsky (Michael Douglas) conoscerà Martin (Paul Reiser), il fidanzato di sua figlia Mindy (Sarah Baker), il problema è che Paul è anziano tanto quanto Sandy. In aggiunta poi, Sandy dovrà fare i conti con una brutta malattia che lo affligge. Dall’altra parte troviamo il suo migliore amico Norman Newlander (Alan Arkin), intento a riprendere in mano la propria vita dopo la morte di sua moglie. Per cambiare definitivamente esistenza, Norman frequenterà l’ex ragazza Madelyn (Jane Seymour) e proverà una volta per tutte a dare fiducia a sua figlia tossicodipendente Phoebe (Lisa Edelstein), anche lei determinata a cambiare il proprio stile di vita. In mezzo a tutto questo, ovviamente, c’è il legame di amicizia tra Sandy e Norman, sempre pronti a punzecchiarsi e ad aiutarsi a vicenda.
La seconda stagione si concentra sulla morale: “Non è mai troppo tardi“, frase che calza a pennello dal momento che non è mai tardi per Sandy, che nonostante la malattia continua a frequentare una donna e a lavorare. Egli, dunque, non si lascia abbattere da questo male dimostrandosi più forte, o meglio, più orgoglioso. Difatti, è un uomo che vuole avere tutto sotto controllo e quando qualcosa non va come previsto, perde la testa e inizia a intestardirsi. Norman invece, nonostante la sua età, cerca di cambiare la propria vita diventando più buono con il prossimo e soprattutto con i suoi cari. Un cambiamento più spirituale per Norman, a differenza del suo migliore amico tendente alla praticità.
Il duo ancora una volta è irresistibile, si nota il loro volersi bene ma anche le loro differenze perlopiù divertenti. Adesso poi, dovranno fare i conti anche con l’età che avanza (il loro continuo scordarsi delle parole lo dimostra). Ottimi i neo entrati: Martin, un uomo dal cuore d’oro e sensibile, può sembrare felice ma invece nasconde un profondo senso di insoddisfazione della propria vita. Questo lo rende un personaggio interessante e Paul Reiser è stato bravissimo nella sua performance. Come lui, è anche bravissima nonché bellissima Madelyn (Jane Seymour), la donna giusta per far cambiare Norman vista la diversità di carattere. Le sequenze girate nella classe teatrale di Sandy sono poi ancora più coinvolgenti e profonde.
Una stagione significativa contraddistinta da personaggi in lotta che non vogliono darla vinta non soltanto al tempo che passa, ma anche al tempo passato. Il metodo Kominsky 2 dimostra come sia indispensabile aprirsi con qualcuno/a per poter scacciare i propri fantasmi e per migliorarsi. Nella serie questo accade in maniera assolutamente eccelsa, diventando il fattore principale che porta gli spettatori a proseguire episodio dopo episodio.
Seconda stagione che conferma e rende favolosa una serie già bella di suo, capace di far ridere e commuovere con leggerezza.