Il mio vicino Adolf

Il mio vicino Adolf recensione film di Leon Prudovsky con Udo Kier

Una commedia dalle tinte mystery che sfrutta l’ironia per raccontare l’ombra tragica che oscura la vita dei sopravvissuti dell’Olocausto: la recensione de Il mio vicino Adolf

Il mio vicino Adolf recensione film di Leon Prudovsky  con Udo KierDavid Hayman e Olivia Silhavy

È il 1960 e Marek Polski (David Hayman), un ebreo originario dellEst Europa che ha perso tutta la famiglia nei campi di concentramento, ora vive in unisolata casetta nella campagna di un paese sudamericano. La sua è una vita di ricordi, lontano da tutti e tutto e dedicata soltanto alla cura di poche rose nere, ricordo della moglie scomparsa. Sono i giorni in cui Adolf Eichmann è stato appena catturato in Argentina, quando la casa accanto a quella di Polski viene affittata da un misterioso nuovo inquilino, il signor Herzog (Udo Kier). Di lui si sa solo che è tedesco, di carattere scontroso e che porta sempre un paio di occhiali da sole. Tra i due sono subito scintille quando il cane di Herzog, un pastore tedesco di nome Wolfie, danneggia il roseto dellaltro.

Inizia così un turbolento rapporto di vicinato, fatto di ripicche, recriminazioni e carte bollate, fino al giorno in cui casualmente Polski riesce a guardare negli occhi il suo rivale, riconoscendo in quello sguardo niente meno che quello di Adolf Hitler. Sicuro della sua incredibile scoperta, Polski corre a denunciarla ai servizi segreti dellambasciata israeliana ma non viene creduto. Si mette quindi allopera per raccogliere delle prove incontestabili. Man mano che l’indagine procede però, i due uomini, entrambi appassionati di scacchi, cominciano ad avvicinarsi e i sospetti a cadere. Finché una notte, inaspettatamente, Polski assiste a quella che potrebbe essere la prova inconfutabile che il suo vicino sia effettivamente Hitler.

David Hayman ne Il Mio Vicino Adolf (credits: 2-Team Productions/Luis Cano)
David Hayman ne Il mio vicino Adolf (Credits: 2-Team Productions/Luis Cano)

Il mio vicino Adolf (My Neighbor Adolf) è il secondo lungometraggio di Leon Prudovsky (Five Hours from Paris), presentato in anteprima al Locarno Film Festival 2022. Si tratta di una commedia dalle tinte mystery che sfrutta lironia per raccontare lombra tragica che oscura tutta la vita dei sopravvissuti dellOlocausto e della Seconda Guerra Mondiale.
La pellicola tiene abilmente insieme due toni ben distinti: le necessità della commedia non banalizzano mai la profondità dei temi del lutto, della sofferenza e del trauma con cui i due vicini, con le loro vite spezzate per sempre, si trovano a dover convivere. Anzi, questi argomenti sono affrontati con eleganza e sensibilità.

Per fare un esempio, lo spettatore scopre che Polski è stato internato in un campo di concentramento soltanto intravedendone il numero identificativo sul braccio quando lanziano scivola nella vasca da bagno, in una scena comica. O ancora, quando Polski fa entrare in casa sua Herzog per la prima volta, si premura di coprire con un telo la foto della sua famiglia, non solo per nascondere la sua identità e dunque i suoi intenti, ma quasi a volerla proteggere.
L’ottima sceneggiatura dello stesso Prudovsky e di Dmitry Malinsky procede spedita tra dialoghi brillanti e la divertente ricerca di prove sulla vera identità di Herzog, verso un inaspettato colpo di scena finale. E nel frattempo si assiste all’elaborazione del trauma di Polski, che fino allincontro con Herzog non ha mai fatto i conti col suo passato, rinunciando di fatto a vivere.

I due protagonisti de Il Mio Vicino Adolf (credits: 2-Team Productions/Luis Cano)
I due protagonisti de Il mio vicino Adolf (Credits: 2-Team Productions/Luis Cano)

Dal punto di vista formale, il film è ben girato, sfrutta al massimo gli ambienti che ha a disposizione (che sono tre in tutto) e strizza l’occhio a La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock. La fotografia di Radek Ladczuk predilige toni freddi, tra nebbia e pioggia, a sottolineare i sentimenti del protagonista, e la durata è perfetta (100 minuti). Straordinari i due attori: liconico caratterista Udo Kier, che torna per lennesima volta (dopo 100 Jahre Adolf Hitler – Die letzte Stunde im Führerbunker di Christoph Schlingensief, il corto Mrs. Meitlemeihr di Graham Rose, Iron Sky 2 di Timo Vuorensola e in attesa della seconda stagione di Hunters) nei panni del presunto Führer e lo scozzese David Hayman, non nuovo al tema visto che nel 2008 ha fatto parte del cast de Il bambino con il pigiama a righe. L’evoluzione del rapporto tra i personaggi è resa molto bene e commuove lintimità che i due raggiungono nellultima parte del film. Brava anche Olivia Silhavy nei panni di Frau Kaltenbrunner, l’agguerrita avvocata di Herzog.

Con Il mio vicino Adolf, Leon Prudovsky risponde alla domanda: ‘cosa accade quando scopriamo lumanità nel nostro peggior nemico?’, e ci dimostra come anche di fronte al più grande orrore della storia dellumanità resista nelluomo la capacità di perdonare e di ritrovare un barlume di speranza.

Sintesi

Leon Prudovsky al suo secondo lungometraggio dirige i suoi due straordinari protagonisti in una commedia dalle tinte mystery che sfrutta abilmente l’ironia per raccontare l’ombra tragica che oscura tutta la vita dei sopravvissuti dell’Olocausto e della Seconda Guerra Mondiale.

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