Il mostro di St. Pauli recensione film di Fatih Akın con Jonas Dassler, Adam Bousdoukos, Margarete Tiesel, Greta Sophie Schmidt, Katja Studt e Marc Hosemann
In Europa si parla relativamente poco di serial killer o quanto meno sono davvero pochi i film dedicati a queste personaggi, anche perché il “mito” di questa figura pericolosa si accosta principalmente a un fenomeno tutto statunitense. Tuttavia anche il vecchio continente ha i suoi mostri, e recentemente, nel 2019, è stato presentato al Festival di Berlino un film di genere, cioè Il mostro di St. Pauli, tratto dal romanzo di Heinz Strunk
intitolato Il guanto d’oro. La storia narra di un serial killer realmente esistito di nome Fritz Honka ed è ambientata ad Amburgo negli anni Settanta.
Nel grottesco mondo di un serial killer
Diretto da Fatih Akın, Il mostro di St. Pauli racconta in un realismo quasi grottesco le giornate di questo inquietante, piccolo e deforme uomo, costantemente ossessionato dal sesso, dalle donne e con gravi problemi di alcolismo e questo non fa altro che accentuare la sua aggressività e libido. Di solito siamo abituati a vedere una vera e propria narrazione sul personaggio, le motivazioni che lo spingono a uccidere e in che modo, come si rapporta con gli altri e stralci del suo passato per comprendere come l’uomo sia poi diventato un mostro: anche se romanzati, ci si aspetta sempre una pseudo lezione di criminologia.
All’opposto, il film di Fatih Akın è crudo e realista all’inverosimile, sembra non esserci
una vera trama di fondo quanto piuttosto assistiamo in prima fila alla plateale esibizione delle grottesche voglie di Honka, senza tante spiegazioni. Un film a tratti disgustoso, talmente da renderne difficile la visione a meno che non abbiate lo stomaco abbastanza forte da resistere fino all’ultima scena.
Ciò che resta impresso in positivo in questo racconto è l’attore protagonista che interpreta
Honka, Jonas Dassler, abile interprete seppur molto giovane, classe 1996, autore di un’interpretazione magistrale supportata da un ottimo makeup che lo trasforma in un uomo maturo dal viso provato e grottesco.
Di rado si vedono attori di giovane età azzardare tale livello interpretativo, modificando
drasticamente il proprio aspetto (da attraente a sgradevole), ma anche mostrando una disarmante sicurezza e un intenso realismo davanti a scene assai crude, capace di trasmettere orrore, disgusto e disagio allo stesso tempo.