Il re di Staten Island recensione film di Judd Apatow con Pete Davidson, Marisa Tomei, Steve Buscemi, Bill Burr, Bel Powley, Maude Apatow e Pamela Adlon
Su cosa ci è concesso ridere? Su cosa è giusto farlo? Se la domanda venisse posta a Judd Apatow la risposta sarebbe probabilmente che non ci sono argomenti a prova di risata. Se la stessa domanda venisse posta a Pete Davidson la risposta sarebbe probabilmente identica se non più universale.
Sarà per questo che il regista di 40 anni vergine e Molto incinta ha unito le forze con il comico statunitense, membro del cast del Saturday Night Live, per raccontare la vita di quest’ultimo alla luce dell’impatto del 9/11 e trarne qualcosa di buono. Sia per il curriculum che il portato personale, non c’è modo di raccontare storie se non trovando il contesto comico giusto in cui inserirlo. E allora cosa c’è di meglio di una madre che comincia una relazione con un vigile del fuoco dopo che il suo precedente marito è morto nella strage delle Twin Towers?
Con Il re di Staten Island, disponibile sia a noleggio in PVOD che al cinema, Apatow ha fiutato il potenziale comico in quello che la maggior parte delle persone riterrebbe un disastro annunciato, ha lavorato sul materiale autobiografico di Davidson e insieme hanno scelto di non ignorare l’elefante nella stanza, ma di costruirgli attorno l’habitat miglior per farlo esprimere al meglio. Turbe psicologiche, vuoti affettivi, inconcludenza generazionale permettono di parlare con estrema franchezza ma in un registro stilistico leggero. È come una seduta psicologica destinata ai bambini, bisogna affrontare questioni spinose ricorrendo al gioco e al sorriso.
Un cast di prim’ordine aiuta e non poco. La presenza di Steve Buscemi, Pamela Adlon, Marisa Tomei e Bill Burr dà consistenza ad una commedia che nasce dalle ceneri di una pagina sconvolgente del mondo occidentale in primis, ma soprattutto di chi è stato toccato in prima persona da un evento consegnato alla storia ma con ricadute profonde nella vita attuale. Il bilanciamento tra la verve comica di Davidson e la realtà con cui ha dovuto fare i conti funge da bussola con cui Apatow costruisce un tono su misura per la finzione biografica.
Il Nord è il cuore. Nel momento in cui si inizia a seguirlo, con modi, tempi e attegiamenti profondamente diversi tra loro, si può davvero ridere di tutto e respirare aria fresca in una realtà complicatissima.