Il sacrificio del cervo sacro

Il sacrificio del cervo sacro recensione

La macchina da presa insegue i personaggi dall’alto e avvertiamo una minaccia costante e malefica che aleggia su di loro. Come in un brutto sogno dal quale non ci si può svegliare, tutto sembra reale finché non prestiamo attenzione ai dettagli. Il tono apatico e robotico con cui tutti parlano. Una ragazza che striscia perché non riesce a camminare. Un bambino che si pulisce il sangue che drena dai suoi occhi. Siamo, ancora una volta, imprigionati in un film di Yorgos Lanthimos, un mondo dal quale non si può uscire neanche lasciando la sala poiché le immagini e i suoni sono già scolpiti nella nostra memoria.

Il sacrificio del cervo sacro (premio miglior sceneggiatura a Cannes) è il quinto lungometraggio del regista greco (conosciuto principalmente per The Lobster) impegnato a costruire, film dopo film, il proprio universo secondo le sue regole e condizioni. Interpretato magistralmente da Nicole Kidman, Colin Farrell e lo spettrale Barry Keoghan questa è una favola del destino e della vendetta. La storia di una famiglia felice minacciata da un ragazzo inquietante e sociopatico.

Il sacrificio del cervo sacro
Il sacrificio del cervo sacro di Yorgos Lanthimos con Nicole Kidman e Colin Farrell

Lanthimos pone un interrogativo angosciante: se dovessi scegliere tra la vita di tua moglie o dei tuoi due figli, chi sceglieresti? La genesi dei personaggi ed il modo in cui affrontano questa crudele situazione coinvolgono lo spettatore. È interessante fare un confronto tra il ritratto di famiglia felice che viene presentato all’inizio e quello finale, in cui ogni membro è diverso nell’escalation della follia in cui tutti sono incastrati nella linea d’ombra tra bene e male.

Il regista ha uno stile molto particolare e questo film non fa eccezione, rendendo omaggio al cinema di Haneke e Kubrick (Funny Game e 2001 Odissea nello Spazio) non a caso è un’opera sobria, fredda, poetica e metaforica, oltre ad avere una serie di piani ed inquadrature tecnicamente perfette.

Il riferimento del titolo al sacrificio dei cervi sacri ci fa entrare in un mondo dove la fantasia si fonde con l’horror psicologico e dove il terrore umano è in realtà il senso di colpa o di espiazione. Ostenta senza timore l’influenza delle grandi tragedie greche, la malvagità di cui siamo testimoni ha una bellezza ipnotica in cui la mitologia gioca un ruolo fondamentale. Come capitato a Edipo, Antigone o Medea l’oracolo preannuncia il crudele destino dei personaggi. Non ci sono conclusioni prevedibili, non ci sono risposte logiche e il destino imposto dal “divino” è una risposta poco convincente per il pubblico.

Il sacrificio del cervo sacro
Nicole Kidman ne Il sacrificio del cervo sacro di Yorgos Lanthimos

Lanthimos non sceglie la via facile, né dà tutto per scontato. L’uso del simbolismo è la chiave per lo sviluppo e la comprensione della storia stessa. L’incubo e la sofferenza che vivono i protagonisti diventano palpabili, la tensione si sente come propria.

La colonna sonora è accurata ed inquietante; difatti lo spettatore può distogliere lo sguardo e pensare ad altro ma non può non sentire i violini rotti e i toni pungenti che saturano l’aria come un presagio che annuncia un orrore imminente.

Per fortuna esistono ancora registi che possono darci un pugno nello stomaco, ed uno di questi è Lanthimos. Lui ci irrita, ci infastidisce, ci stravolge e colpisce abbastanza forte da farci aprire gli occhi e allargare le nostre menti. E questa è sempre una cosa buona.

Gabriela

Sintesi

Yorgos Lanthimos ci fa entrare in un mondo dove la fantasia si fonde con l’horror psicologico e dove il terrore umano è in realtà il senso di colpa o di espiazione.

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