Il sesso degli angeli recensione film di e con Leonardo Pieraccioni, Sabrina Ferilli, Marcello Fonte, Massimo Ceccherini, Gabriela Giovanardi e Eva Moore
Pieraccioni torna al cinema con la sua quattordicesima commedia: Il sesso degli angeli, film che sarà in sala dal 21 aprile e che ci porta nel mondo dell’immoralità. Il nostro amato Leonardo indossa la tonaca, un po’ per gioco e un po’ per senilità (come lui stesso ha affermato in conferenza stampa), per poter cercare di parlare di un argomento un po’ “pruriginoso” come quello della prostituzione.
Don Simone eredita da suo zio uno stabile in Svizzera con un’attività ben redditizia già avviata. Lo zio, interpretato da Massimo Ceccherini, non è mai stato un santo, al contrario aveva tutti i vizi che si possono anche solo pensare. Inutile sottolineare, infatti, che la sua attività in Svizzera è tutt’altro che morale. Lo zio aveva, infatti, trasformato lo stabile in un luogo per appuntamenti di lusso la cui gestione è affidata alla maîtresse Lena (Sabrina Ferilli) che si occupa sia dei libri contabili che delle esigenze delle ragazze. Don Simone, così, si troverà coinvolto in un turbolento percorso nella quale la sua fede è messa a dura prova.
Il sesso degli angeli fa un po’ il gioco delle parti, cercando di conoscere e di scrivere in commedia delle storie tanto scomode quanto vere. Lo stesso Pieraccioni ha, infatti, affermato che ha scritto alcuni dei personaggi successivamente ai colloqui che lui stesso ha avuto con dei gestori di tali attività direttamente in Svizzera. È stato, in questo modo, in grado di raccontare diverse sfaccettature legate al mondo delle lavoratrici del sesso. Sarebbe bastata una battuta in più, un tocco di volgarità non necessaria per poter trasformare questa pellicola in un insuccesso.
La battuta è servile alla narrazione e attraverso essa si riesce a stemperare un argomento così tanto tabù nel nostro territorio. La leggerezza del racconto e il modo con cui le giovani protagoniste si muovono in scena conferiscono alla scrittura di Pieraccioni un divertimento necessario per sfatare certi miti.
Non tutte le donne sono felici di lavorare in questo campo, così come non tutte sono infelici nel farlo. Alcune hanno dei piani B, altre invece no. Un ventaglio di scelte che appartiene al singolo individuo trasposto su pellicola attraverso delle rappresentazioni femminili strutturate in modo equilibrato. Nessuna delle protagoniste appare appiattita nel suo ruolo, al contrario tutte hanno delle sfaccettature che ci permettono di conoscere altro oltre il loro attuale mestiere.
Sono donne al di là della loro bellezza e del loro corpo, soggetto posto sotto la telecamera anche per via dell’argomento del film, ma che è in secondo piano davanti alle loro aspirazioni e le loro preferenze. Non abbiamo, dunque, solo un uomo che è alle prese con la propria saggezza e la propria moralità circondando da peccatori e tentazioni. Al contrario abbiamo delle storie che vengono raccontate e mostrate allo spettatore per un finale non scontato.
Leonardo Pieraccioni, ancora una volta, riesce con leggerezza a far ridere e a trattare tematiche interessanti all’interno della commedia all’italiana. Mantenendo, come al solito, un tono sornione e non volgare. Ogni tanto una battuta non va a segno, come lui stesso ha detto, ma ci sono modi e modi per poter rispondere ad esse. In un periodo, come quello che la commedia sta vivendo, tra censure e politicamente corretto, questo film gioca con il sorriso e sorpassa tutte le possibili critiche. La moralità viene controbilanciata e soppesata dall’immoralità irriverente che porta Ceccherini con le sue interpretazioni. Giocando con le solite “bischerate” alla quale il pubblico è abituato ormai da quasi trent’anni di carriera. È un film per tutti, divertente, ironico e giocoso.