Il suo ultimo desiderio recensione film di Dee Rees con Anne Hathaway, Ben Affleck, Willem Dafoe, Rosie Perez, Toby Jones, Edi Gathegi e Mel Rodriguez
Al suo primo film Netflix, con Il suo ultimo desiderio nemmeno il premio Oscar Anne Hathaway sfugge alla regola non scritta che vede i lungometraggi originali Netflix, come Murder Mystery e 6 Underground, distaccarsi decisamente dal livello artistico proposto dalla stessa piattaforma nel campo della serialità televisiva. Oltre al film dell’anno The Irishman, tra le poche eccezioni possiamo annoverare Bird Box e Triple Frontier con Ben Affleck.
Dee Rees adatta il romanzo omonimo di Joan Didion calandoci nel pieno della guerra tra Sandinisti e Contras alla fine degli Anni ’90 in Nicaragua senza contestualizzare in alcun modo gli eventi narrati, lasciando alla curiosità dello spettatore l’approfondimento delle vicende politiche che, brevemente, vedevano gli Stati Uniti finanziare illegalmente i controrivoluzionari nicaraguensi Contras per rovesciare il regime Sandinista che nel 1979, con la Rivoluzione sandinista, aveva a sua volta posto fine alla precedente dittatura.
In quello che passò alla storia americana come Irangate durante la seconda Presidenza Reagan, gli USA utilizzarono i proventi illeciti del traffico di armi verso l’Iran, armato contro l’Iraq, per finanziare i Contras con l’intento di rovesciare a tutti i costi il potere Sandinista, nuovo regime comunista vicino ai confini degli Stati Uniti che andava dunque a sommarsi pericolosamente al regime comunista cubano di Castro.
Intrecciando armi, droga, verità nascoste, doppio gioco, ribaltamenti di fronte e fughe continue, attraverso dialoghi tanto corposi e spediti quanto poco illuminanti Il suo ultimo desiderio monta un pastrocchio sconnesso di situazioni ed eventi, che vede continuamente passare la palla tra fronte di guerriglia in Centro America, elezioni ed intrighi di politica interna statunitense, manovre oscure della CIA e traffici incrociati di armi e droga, dove l’ardore e l’onore del giornalismo investigativo si sciolgono rapidamente in una narrazione barcollante e a tratti nonsense, retta dal buon ritmo serrato della continua fuga in chiave action della protagonista Elena McMahon, che tuttavia non fa altro che lacerare il racconto e frammentarne il senso.
“Sono venuta per i soldi e rimasta per lo scoop. Sono venuta per mio padre e rimasta per la storia. Non so perché sono venuta, ma sono rimasta perché stavo perdendo di vista l’obiettivo.”
(Anne Hathaway ne Il suo ultimo desiderio)
Sono venuta per i soldi e rimasta per la storia. Un’opera di finzione surreale, che vede una giornalista di guerra diventare trafficante d’armi in un battito di ciglia, in un contesto sfocato che mette in mostra una storia sconnessa riprodotta in fast forward. Sarà anche venuta per i soldi, ma Anne Hathaway stavolta la storia non l’ha trovata.