Il Treno dei Bambini recensione film di Cristina Comencini con Christian Cervone, Serena Rossi, Barbara Ronchi e Stefano Accorsi [Netflix]
di Giorgio Maria Aloi
Napoli, 1946. Amerigo Speranza è un bambino di sette anni che vive solo con la madre Antonietta. Per garantire al figlio una condizione migliore e lontana dalla povertà, Antonietta aderisce all’iniziativa dei “Treni della Felicità” e così il piccolo Amerigo lascia la propria casa e la propria città per il Nord Italia, dove sarà ospitato da una famiglia di Modena.
Il Treno dei Bambini è un film ben realizzato che mantiene lo stesso stile romanzato della controparte letteraria, con la differenza che nel libro gli eventi vengono narrati in prima persona, come se il lettore fosse Amerigo Speranza (e non è un caso il cognome, vista la storia), mentre nel film si ha modo di capire per bene il punto di vista di ciascun dei tre protagonisti, partendo dalle espressioni fino a passare alle parole e alle azioni.
Il bestseller di Viola Ardone mette in evidenzia il passaggio tra infanzia e adolescenza, ambientandolo in un preciso momento storico: il dopoguerra, in una Napoli devastata dalle bombe e dalla storia, raccontato attraverso una prospettiva laterale. Il movente è una sorta di denuncia di quel tragico periodo, evidenziando le difficoltà riscontrate soprattutto dai genitori combattuti dal dilemma se lasciare andare o no i propri figli sul cosiddetto “Treno Della Felicità”.
Cristina Comencini ha usato un tocco semplice, chiaro e molto attento nel trasporre l’avventura del piccolo protagonista, Amerigo (interpretato egregiamente da Christian Cervone). La trama si concentra molto sulla crescita del ragazzo, evidenziando prima la sua nostalgia e successivamente la sua maturità e la voglia di spiccare il volo. Il racconto esplora il suo dilemma interiore: tornare a casa oppure compiere quella crescita “necessaria” per elevarsi.
Un’attrice che si è distinta per la sua bravura è Serena Rossi, che interpreta una madre combattuta dal dubbio morale se lasciare andare o meno il proprio figlio. Conoscendo il dolore dell’abbandono, sarà lei stessa a dimostrare che il vero amore si manifesta sulla concessione della libertà all’altro. (“Chi ti vuole più bene è chi ti lascia andare, no chi ti trattiene“). Per salvare Amerigo dalla denutrizione e da una vita in strada (dunque dalla morte, che non le ha risparmiato un altro figlio), la madre accetta la proposta del Partito Comunista: imbarcare il bambino in un treno diretto verso il nord, dove l’aspetta una famiglia pronta ad accudirlo nei mesi più freddi.
Inoltre, spicca l’interpretazione straordinaria di Barbara Ronchi; una donna che si ritrova per la prima volta a crescere un bambino non suo, ma alla fine è lei che fornisce gli strumenti al piccolo per fare la cosa giusta per sé stesso.
La regista riesce ad unire questo universo infantile al racconto di donne in conflitto con la società. C’è chi non riesce ad essere all’altezza dei loro desideri e subisce la condanna a ruoli prestabiliti: se la mamma di Amerigo (Serena Rossi) è una ferita a morte, vittima della miseria che non ha diritto ai sogni e non conosce altro se non la privazione e l’abbandono; la donna tutrice (Barbara Ronchi), invece, è una militante colta, emancipata, impegnata, eroica che non viene riconosciuta davvero dai compagni e vive nel ricordo di un amore tragicamente finito.
È un film per tutti, ma dedicato in particolare ai bambini e alle madri di tutte le guerre. Il Treno dei Bambini si concentra su questi due mondi, sulle contraddizioni della maternità: da una parte tormentata, dall’altra inattesa, e la fatica di essere figli. Inevitabile il paragone con C’è Ancora Domani, per via del periodo storico analogo e del comune sentimento di speranza verso un futuro diverso.
La differenza sta nella ricostruzione più classica e nel fatto che se il film della Cortellesi voleva mostrare la cultura di quei tempi e la condizione delle donne (interrogandosi se quelle dinamiche siano davvero un ricordo o no), Il Treno Dei Bambini parla molto delle difficoltà delle madri nel crescere i propri figli e su quale sia la strada migliore da compiere.