Il viaggio degli eroi recensione documentario di Manlio Castagna con Marco Giallini, Dino Zoff, Antonio Cabrini, Bruno Conti, Claudio Gentile e Franco Causio
Oggi più che mai appare difficile definire il complesso rapporto tra il calcio e il nostro paese e, probabilmente, un giovane poco interessato potrebbe trovare fuori luogo la parola “eroi” quando si parla di undici persone che rincorrono una palla. In realtà la caratura dell’impresa di quel magico gruppo di campioni, non è definita dalla vittoria in sé, ma dal profondo significato assunto sul piano politico e sociale, che Il viaggio degli eroi vuole rappresentare.
Questo emozionante documentario diretto da Manlio Castagna tenta di andare oltre alla sterile narrazione sportiva di quel magico mondiale in Spagna, riuscendo ad intercettare le sottili dinamiche che rendono ventidue uomini su un prato, dei veri e propri artisti inconsapevoli.
La nazionale dell’82 come l’eroe nella narrazione classica
Regista e colleghi decidono di confezionare un prodotto atipico, che non solo si colloca volontariamente tra film e documentario, ma esplicita anche la vera e propria struttura narrativa con cui ci verranno presentati gli eventi: Il viaggio degli eroi, infatti, è diviso in undici sezioni, che coincidono perfettamente con le undici tappe ricorrenti nel cinema classico, utili al raggiungimento del massimo coinvolgimento emotivo nel cosiddetto “viaggio dell’eroe”. Ad anticipare ogni sezione, ecco Marco Giallini, che più che narratore del documentario, fungerà da sobrio illustratore delle diverse tappe.
Nel corso della proiezione, si è fatta sempre più invadente la sensazione che questa mirabile impresa si prestasse perfettamente al tipo di struttura adoperata, poiché ogni singolo elemento della narrazione classica trova un suo aderente corrispettivo nel trionfo degli azzurri: il concetto di mentore del cinema classico perfettamente incarnato dallo storico allenatore Enzo Bearzot, i nemici e gli ostacoli rappresentati dagli avversari in campo e dall’incombenza di una stampa prevenuta, la prova centrale dalla finale di Madrid contro la Germania e il premio definitivo dalla magnifica coppa alzata al cielo da Dino Zoff l’11 luglio del 1982.
Un documentario che vuole emozionare anche i non appassionati
La regia cerca costantemente di esulare dal mero aspetto calcistico del percorso, descrivendo l’ambiente attraverso primissimi piani e piccoli gesti emblematici, grazie ai quali lo spettatore ha la preziosa possibilità di scavalcare un possibile disinteresse per lo sport in sé. La perpetua ricerca dell’umanità nei campioni, è sempre posta al di sopra dell’esaltazione tecnica e, nell’economia di questa modalità espressiva, le splendide musiche scelte divengono davvero essenziali. Un repertorio tendenzialmente hard rock fa da irrinunciabile alleato ad un montaggio preciso e d’impatto, che dà forma all’impetuoso susseguirsi di emozioni a cui sembra impossibile rimanere indifferenti. Ritratto di una vicenda particolarmente adatta ad una narrazione epica, Il viaggio degli eroi è un’operazione riuscita, collocata in un momento storico non casuale, in cui, forse, sentiamo più che mai l’esigenza di qualche inconsapevole eroe.