Illusioni perdute recensione film di Xavier Giannoli con Benjamin Voisin, Vincent Lacoste, Cecil De France, Xavier Dolan, Gerard Depardieu e Salomé Dewaels
E’ difficile immaginare, per La Comédie humaine di Honoré de Balzac, una dimensione diversa dall’immensa mole di carta stampata necessaria a contenerla. La folla di personaggi che vive nelle sue pagine emula la grandezza della Parigi ottocentesca che la contiene e l’ha generata. Raccontando le virtù e i vizi di quella stagione della vita, lo scrittore francese si è imbattuto negli interstizi più reconditi dell’umanità e nessuno, ad oggi, ha saputo avvicinarcisi. Evocare Balzac è una prassi, scomodarlo un errore che difficilmente viene perdonato, figurarsi se viene scomodato Illusioni perdute.
Xavier Giannoli si è cautelato, ha circoscritto con accortezza il campo di azione. Irretito dall’aura cinematografica di quello che Marcel Proust ha definito un capolavoro, ha delimitato in sceneggiatura le aree di interesse di un romanzo che è in realtà una corposa trilogia e scelto artisticamente la direzione più valida per valorizzarlo al meglio. Davanti ad uno stile corposo, traboccante e minuzioso, il regista francese ha scelto di puntellare le immagini con i brandelli del testo originale per procedere allo stesso ritmo di Balzac. Una velocità controllata con molti momenti di marcia ridotta per ottenere scene potenziate e inspessite dalle parole che le orientano.
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Si ha come la sensazione di potere leggere e vedere simultaneamente l’ascesa e la caduta di Lucien de Rubemprè (Benjamin Voisin) nel suo folle volo verso le impervie vette letterarie e sentimentali. Un viaggio in cui è necessario fare la conoscenza del potere e del denaro, del giornalismo e della menzogna, di oche e applausi finti. Balzac, attraverso la macchina da presa di Giannoli, ne ha ancora per tutti senza accusare minimamente i quasi due secoli di distanza. La brillantezza e il cinismo con cui viene sviscerata la complicata rete di rapporti e relazioni diverte e incuriosisce prima di realizzare quanto determinate meccaniche, più che della Francia alle prese con la Restaurazione, siano se non universali connaturate all’essere umano.
Lucien è andato a Parigi per suonare ed è stato suonato
(Honoré de Balzac)
Illusioni perdute è una bella sorpresa. Il coefficiente di difficoltà con cui Giannoli ha voluto sfidarsi non ha compromesso un’esecuzione solida e senza sbavature. C’è tutto il necessario per assaporare una pietra angolare della letteratura, c’è tutto per godere un film capace di scendere nelle pieghe dell’uomo con acume e disincanto.