Incastrati recensione serie TV di e con Ficarra e Picone, Marianna di Martino, Anna Favella, Tony Sperandeo, Maurizio Marchetti, Mary Cipolla, Domenico Centamore, Sergio Friscia e Leo Gullotta
Che vita abbiamo? Una vita piatta, siamo vitapiattisti!
(Salvo Ficarra in Incastrati)
Riprendendo idealmente tematiche, volti e situazioni de La matassa ma anche motivi ricorrenti di altre loro pellicole, Ficarra e Picone raddoppiano, passando dai classici novanta minuti dei lungometraggi ai centottanta della serie TV – ci spiegherà Salvo Ficarra durante la presentazione alla stampa che sono stati attratti dalla scelta soprattutto per motivi di cachet, sperando (invano) di poterlo raddoppiare visto il minutaggio doppio! – esordendo nel campo della serialità con Incastrati, da loro anche scritta e diretta, con la quale la coppia di maggiori talenti della nostra comicità contemporanea non solo bissa i precedenti successi, ma riesce nell’affatto scontato obiettivo di essere esilarante per il doppio del tempo anche nella versione lunga di se stessi.
Tante le incognite che onestamente vedevamo addensarsi all’orizzonte prima della visione: dal format agli standard qualitativi prefissati al funzionamento del genere nel panorama delle produzioni originali in streaming per l’Italia, nubi che si sono tuttavia completamente dissolte sin dalla fine del primo episodio a suon di “trottolone!“, fortunato appellativo pronunciato da uno dei personaggi femminili della serie, Ester “Picone in Ficarra“, come si è definita la stessa Anna Favella durante il nostro incontro.
Se questo è trottolone, là c’è il cornutone!
(Toti & Totino in Incastrati)
Se Incastrati si rivela estremamente divertente e smagliante nella riproposizione del linguaggio e dell’ironia tipici del duo, il valore aggiunto della serie è dato dalla godibile successione e ripercussione di eventi che si incastrano in maniera dirompente e surreale tra loro tra gag, malintesi, apparizioni speciali e colpi di scena, incastrandoci piacevolmente nella visione insieme all’incastro dei suoi stessi protagonisti, in una narrazione sempre ricca e che non cade mai nella tentazione di annacquarsi per rispondere alle esigenze del piccolo schermo, che anzi permette alla coppia protagonista di misurarsi sulla costruzione di sketch più elaborati, giocando con gli ambienti, le situazioni paradossali, le maschere comiche, i tormentoni – come il già citato “trottolone” ma anche il “cosa inutile” attribuito a Tony Sperandeo, considerato da Ficarra e Picone il loro De Niro – e battute sempre a segno.
Una commedia “lunga” degli equivoci che porta gli eredi spirituali dei maestri Franco e Ciccio, nel loro lavoro che onestamente più ce li ha ricordati e quasi fatti rivedere sullo schermo, al contempo ispirati da Pino Caruso e ammiratori di Pietro Germi che omaggiano in tutti i loro titoli, a misurarsi nuovamente e con affondi ancora maggiori sui mali della Sicilia, dalla mafia al clientelismo, dalla corruzione all’evasione fiscale, con riflessioni che tra il riso e l’amaro sottendono con vigore anche lo spirito di rivalsa di una terra che, come tutto il Paese, ridicolizza e ferisce anzitutto se stessa cercando sempre rifugio sotto il mantello del padrone piuttosto che la strada più semplice e in discesa a beneficio dei soliti pochi.
Mia madre? Ma chi se la ricorda più mia madre!
(Valentino Picone in Incastrati)
Lo sguardo curioso e alla ricerca del riso e della sorpresa dei registi e sceneggiatori Salvo Ficarra e Valentino Picone ci regala anche delle eccezionali maschere comiche, in grado di rivelarsi memorabili persino con una sola apparizione e battuta. Da Leo Gullotta al già citato Tony Sperandeo e Toti & Totino, da Sergio Friscia, cronista di nera speranzoso nel ritorno delle guerre di mafia ai fini dell’audience, a Sasà Salvaggio, da Domenico Centamore la cui risatina ne La matassa sempre riecheggia a Maurizio Marchetti, da Marianna Di Martino a Mary Cipolla e Gino Carista, straordinario e funzionale è il cast made in Sicilia che li affianca sullo schermo, turbato soltanto da qualche sbavatura nella messa a fuoco, specialmente durante le riprese in convento.
Ironizzando anzitutto su loro stessi, sul crime come genere di riferimento scelto e sulla serialità con la quale si sono per la prima volta cimentati, Ficarra e Picone ritornano alle radici per amplificare ulteriormente la portata della loro arte comica, segnando anche un nuovo, sfidante standard di riferimento per le future produzioni originali Netflix per l’Italia.
Le frasi della serie TV
– Cosa aveva lui più di me?
– Era bello!
(Salvo Ficarra e Anna Favella in Incastrati)
Le cose sulla fronte non spuntano mai dal nulla!
(Salvo Ficarra in Incastrati)
Ti lamentativi che avevi una vita piatta. É successo abbastanza adesso?
(Valentino Picone in Incastrati)
É una multa ingiusta? Ma perché, esistono le multe giuste?
(Incastrati)
Tu mi ridai fiducia nel genere umano. Ma dove sono finiti i valori di una volta?
(Domenico Centamore in Incastrati)
Chi canta, prega due volte!
(Gino Carista in Incastrati)