Jolt recensione film Amazon di Tanya Wexler con Kate Beckinsale, Bobby Cannavale, Jai Courtney, Susan Sarandon, Stanley Tucci e Laverne Cox
Lindy (Kate Beckinsale) è la letale eroina di Jolt. Presentata come un esemplare unico all’interno dell’espositiva sequenza di apertura, la protagonista di questa nuova commedia d’azione su Amazon Prime Video, ha un problema nel controllare gli impulsi. Guidata dalla sua rabbia, dopo un’infanzia traumatica, anni di isolamento, esperimenti medici e un addestramento militare, Lindy è una incredibile lottatrice, ma totalmente priva di abilità sociali. L’unico modo in cui riesce a domare i suoi impulsi e vivere come un membro attivo della società è una “maglietta” composta da un gruppo di elettrodi attraverso il quale si autosomministra scariche elettriche al fine di eliminare il suo stato di furia.
Nel tentativo di riuscire ad avere quella che lei considera una vita normale, Lindy accetta un appuntamento al buio con il mite contabile Justine (Jai Courtney), incontro che la sconvolgerà fino a credere di poter risolvere i suoi problemi attraverso questa relazione, la quale tuttavia non inizierà mai davvero. All’alba del loro terzo appuntamento Lindy viene contatta da due agenti di polizia (Bobby Cannavale e Laverne Cox) che la informano della morte di Justine. Desiderosa di vendetta Lindy si mette sulle tracce dell’assassino sfogando senza più limiti tutta la sua rabbia.
Jolt rappresentava una grande promessa, ovvero, raccontare la rabbia femminile. Lindy è l’iperbole di una rabbia che fa parte di moltissime donne, una rabbia che troppo spesso è considerata ineducata, che viene perciò repressa, invece che affrontata, ovviamente senza che questo sentimento esploda in fantasie sanguinose come per la protagonista del film di Tanya Wexler, ma è interessante l’idea di vedere un film d’azione che consente alle spettatrici e agli spettatori di indulgere in una storia che esplori questa furia e la repressione che la cultura esercita su questa esperienza femminile. Purtroppo, questa speranza non riesce ad essere soddisfatta completamente poiché la rabbia come reazione a un preciso contesto sociale si perde in una storia dove le sue micce si riducono a comportamenti maleducati e sgarbati.
Lindy ricorda Nikita di Luc Besson: il linguaggio rozzo, un’estetica piacevole e accattivante – specialmente grazie all’illuminazione (Jules O’Loughlin) che nel lungometraggio di Wexler si abbandona ai toni del giallo e del rosa – ciò che rende le due personagge così distanti sono scelte narrative agli antipodi. Nikita era l’immagine metaforica di colei che cerca continuamente di sottrarsi al controllo esercitato sulla sua esistenza; Lindy si abbandona a un controllo autoimposto senza che noi spettatori possiamo conoscere il suo passato, la sua storia è lacunosa e quello che resta sullo schermo è una donna con il cuore ferito che decide di vendicarsi della morte di un ragazzo appena conosciuto in una narrazione che ricorre a numerosi espedienti al fine di suscitare emozioni immediate, quanto superficiali nel pubblico.
Lo sceneggiatore esordiente Scott Wascha ribalta i cliché dei film d’azione con protagonisti maschili desiderosi di vendetta per la perdita dell’amata, ma un cliché rimane tale anche quando vengono invertiti i ruoli, se questo non comporta una riflessione sullo stereotipo stesso. Questo non toglie che Wascha sia stato capace di realizzare una sceneggiatura brillante che non si prende minimamente sul serio, rendendo Jolt inaspettatamente divertente, una vivacità esaltata dalla regia di Wexler e che non intacca la spietatezza di Lindy, merito anche della sua interprete. Kate Beckinsale aveva già dimostrato la sua bravura nell’interpretare personagge d’azione quando ha indossato i panni della vampira Selene nella serie di film Underworld. Nelle vesti di Lindy, Beckinsale riesce a essere senza problemi la chiacchierona sarcastica in cerca d’amore per poi trasformarsi nella donna spietata e rabbiosa che non teme nulla.
Jolt è un’opera di intrattenimento capace di offrire un piacevole e divertente spettacolo, ma purtroppo limita la stessa riflessione che vuole proporre: la rabbia femminile viene privata della sua forza rivoluzionaria, al contrario di opere quali Baise-moi di Coralie Trinh e Virgine Despentes, divenendo un escamotage per una sardonica commedia d’azione dalla trama prevedibile con numerose sequenze corpo a corpo, esplosioni e inseguimenti automobilistici. Alla fine della visione non si può fare a meno di pensare al tradimento che la pellicola compie verso la rabbia femminile, mostrando una donna la cui furia viene placata da un uomo, totalmente in contrasto con quella che sembrava essere l’idea dell’autore e, come se non bastasse, un’immagine che ricorda l’idea misogina che una donna senza un uomo non ha controllo, ma anzi è isterica, nevrotica, in una parola arrabbiata.
In conclusione, l’opera di Wexler e Wascha ha il pregio di aver dato vita a una commedia d’azione esteticamente godibile, dall’illuminazione alle sequenze di lotta, ma tra un inseguimento e un’esplosione la sceneggiatura non ci racconta il passato di Lindy, che rimane confuso su uno sfondo, impedendo che una riflessione sulla rabbia femminile e le sue conseguenze possa anche solo prendere il suo avvio.