Jupiter’s Legacy recensione serie TV Netflix con Josh Duhamel, Leslie Bibb, Ben Daniels, Matt Lanter, Andrew Horton, Elena Kampouris e Mike Wade
Noi non uccidiamo né comandiamo: noi ispiriamo.
(Josh Duhamel in Jupiter’s Legacy)
Un titolo controverso la trasposizione seriale di Jupiter’s Legacy, basata sulla graphic novel omonima considerata uno dei migliori lavori recenti di Mark Millar, disegnata dall’acclamato Frank Quitely con colori e lettering di Peter Doherty, che ribalta tutti i cliché sui supereroi e attraverso la quale Miller con cinismo attacca il capitalismo ed apre un dibattito sociopolitico ed economico, dalla Grande Depressione degli Anni ’30 con il crac finanziario dell’industria pesante e del settore primario alle Grande Recessione di fine 2006 con la crisi finanziaria e il crollo del mercato immobiliare.
Mark Millar e Frank Quitely sono anche supervisori creativi e produttivi della serie creata e diretta da Steven S. DeKnight con Sang Kyu Kim alla guida come showrunner, che tra passato e presente ci racconta l’origine e l’evoluzione generazionale dei supereroi sulla Terra e le responsabilità che quei doni ricevuti rappresentano, non tanto per gli eroi quanto per le persone meno fortunate a cui quei doni sono destinati.
Dobbiamo essere l’ideale: tu devi essere l’ideale.
(Josh Duhamel in Jupiter’s Legacy)
Saggezza, coraggio e onore: questi i pilastri del Codice dell’Unione della Giustizia fondata da Sheldon Sampson, fulcro della serie interpretato dall’eroe della saga Transformers Josh Duhamel, che forma e guida una nuova generazione di supereroi cresciuta nel mito di Utopian e dei suoi 120 anni di servizio a favore della società nel nome del libero arbitrio.
Attraverso un immaginario fantasy popolato da maghi, robot, creature aliene e sofisticate invenzioni, Millar lancia il dilemma della moralità dei supereroi, che devono essere l’ideale ed ispirare i popoli, lontano dalla bramosia del potere politico e della gloria mondana, resistendo alle tentazioni del lusso, del crimine, dei vizi e della lussuria.
In un mondo che è profondamente cambiato dagli ‘Anni 30 e che continua a cambiare, tra individualismo, vanità, consumismo, dispersione di valori morali, fiumi di sostanze stupefacenti e ricerca sfrenata di piaceri sempre più effimeri, nuovi e vecchi supereroi si interrogano sul senso di continuare a fare del bene se nessuno lo percepisce più come tale.
Il costume e il mantello sono il vero te, papà.
(Andrew Horton in Jupiter’s Legacy)
Visioni diverse di un mondo che appare sempre più crudele, fatto di caos e mxxxa, tra senso della responsabilizzazione e del rendere conto, colpe dei padri che ricadono sui figli che vogliono redimerne i misfatti, incubi ad occhi aperti e traumi dell’abbandono, anaffettività e aridità emotiva, incapacità di sentire il prossimo ed essere migliori: Utopian si ostina a vedere soltanto il bianco ed il nero, il bene e il male, rinchiudendosi in un mondo di sua creazione che non lascia spazio al mondo com’è realmente e come ci si vive avvolti tra sfumature di grigio, con la cieca intenzione di istituzionalizzare a tutti i costi un modo di essere buono, per essere ricordato e restare nelle menti delle persone a cui vuole bene.
Incapace di ricordare i nomi di chi gli sta intorno al di là dei soprannomi da supereroi e di ascoltare davvero chi gli sta vicino e le loro paure, Utopian spinge persino la moglie Lady Liberty (Leslie Bibb) a rinunciare alla ricerca della verità per accettare l’unica verità che egli riesce a vedere e la figlia Chloe (Elena Kampouris) a rinunciare ad essere una supereroina per abbandonarsi tra le piaghe dei vizi e della tossicodipendenza.
Jupiter’s Legacy pone al centro del suo conflitto morale il quinto comandamento cristiano del “non uccidere” su cui Utopian ha incentrato il Codice dell’Unione della Giustizia, primo passo per amare gli altri e perseguire la vera giustizia, che prevede un regolare processo e il riconoscimento del libero arbitrio.
Da contraltare, la paura della morte attanaglia soprattutto i supereroi più giovani che temono di non potersi difendere adeguatamente e difendere i propri cari, paura che fa parte della vita, così come il vincerla, mentre essi si interrogano sul perché continuare a fare da esempio se poi nessuno li segue, dove la scelta della cosa giusta da fare non è più immediata, il Codice non sembra più sciogliere i dubbi ed indicare la via e sporcarsi le mani sembra davvero l’unico modo per ripulire e ripristinare l’ordine, sempre che valga ancora la pena fare la differenza come supereroi per dare un significato alla propria vita consacrata dai superpoteri.
Il mondo sta cambiando, quindi forse dovrei cambiare anche io.
(Josh Duhamel in Jupiter’s Legacy)
Nel dipanare il suo dilemma morale e rappresentare la società moderna Jupiter’s Legacy non riesce ad affondare il colpo come la letteratura grafica di Mark Millar, non andando molto oltre il girare intorno all’importanza di onorare il Codice per non privare le persone del libero arbitrio – non uccidere e non governare, ma ispirare resistendo alla tentazione di dominare il mondo – e del coraggio necessario per mettere a frutto i propri doni e distinguersi dagli altri, aiutando il Paese dilaniato dai conflitti a rimettersi in piedi ed elevandosi ad esempio per gli altri.
Le sequenze action non funzionano come ci si aspetterebbe in un serial sui supereroi, soprattutto al cospetto delle produzioni più recenti, presentando limiti visivi e coreografici nella rappresentazione dei superpoteri e nelle interazioni in chiave cromatica e nella CGI con creature e superumani, mentre funzionano decisamente meglio nella loro componente umana, su tutte la scena con protagonista Anna Akana nelle vesti del sicario guerriero Raikou. Parimenti l’immaginario di Millar e Quitely che ci viene mostrato non offre una distinzione o classificazione dei superpoteri e dei supereroi a cui essi appartengono, né ci viene motivato il perché dell’esistenza della seconda generazione di eroi.
Ciononostante la backstory ricca di sfaccettature dell’origine dell’Unione ambientata negli Anni ’30, che si rivela molto coinvolgente e quasi più interessante della main story stessa, e le potenzialità inespresse di una narrazione di cui si avverte la profondità aumentano le aspettative nei confronti del prosieguo di Jupiter’s Legacy, in attesa che l’aspra critica di Mark Millar alla società americana divenga compiutamente sferzante anche sullo schermo.
Jupiter’s Legacy: le frasi della serie TV Netflix
La perdita ha un terribile dono da offrire: ci lascia con nient’altro da perdere, quindi abbiamo solo da guadagnarci.
(Jupiter’s Legacy)
Non puoi voler bene ad una persona di cui sei invidioso: ti distrugge da dentro.
(Matt Lanter in Jupiter’s Legacy)
Quei doni non sono per te Chloe.
Quei doni sono destinati a persone meno fortunate di te.
(Josh Duhamel in Jupiter’s Legacy)