Just Beyond recensione serie TV Disney+ di Seth Grahame-Smith con Mckenna Grace, Lexi Underwood, Cedric Joe, Tim Heidecker, Riki Lindhome, Leeann Ross, Gabriel Bateman, Megan Stott e Rachel Marsh
Serie antologica in otto episodi, ispirata all’omonima graphic novel di R.L. Stine ed edita da BOOM! Studios, Just Beyond debutterà sulla piattaforma Disney+ il 13 ottobre.
Otto storie che mescolano realtà ed elementi di fantasia, sci-fi e horror per raccontare le sfide degli adolescenti di oggi, le loro paure e le difficoltà nel relazionarsi con i coetanei e gli adulti. Just Beyond si inserisce perfettamente nella lunga lista di prodotti targati Disney rivolti al pubblico preadolescenziale: i protagonisti della serie hanno tutti e tutte tra i 13 e il 16 anni, sono iperconnessi sui social, comunicano tramite app e hanno un disagio interiore che la serie rende manifesto sotto forma di demoni, mostri o situazioni al limite del paranormale.
Ecco che Fiona (Rachel Marsch), protagonista dell’episodio 4 Which Witch deve fare i conti con la propria identità di strega, in una scuola dove è l’unica ad avere poteri magici. L’elemento innovativo dell’episodio è che tutti sanno dell’esistenza delle streghe e ne accettano la presenza, ma la magia e di conseguenza individui come Fiona, dotati di poteri magici, sono percepiti come esotici, una cultura esterna e diversa da quella dominante (i senza poteri in questo caso) da studiare e osservare al microscopio, emulandone gli aspetti più commerciabili e rischiando così di feticizzarla. L’arrivo della cugina di Fiona, Luna (Jy Prishkulnik) dimostra questa teoria, soprattutto perché mentre quest’ultima mostra tutti gli aspetti del suo essere strega e ne rivendica orgogliosamente la potenza, Fiona non riesce ancora a essere completamente se stessa e preferisce mostrare il suo lato magico solo nella misura in cui sa che potrà essere accettato e benvoluto dai coetanei e professori, ancorati a un’idea di magia commercializzata e privata dei suoi significati più profondi.
Al disagio che si prova nel non essere come gli altri e il conseguente desiderio di vedersi più alla moda, belli, adulti è dedicato l’episodio 5 Unfiltered in cui la protagonista Lily (Izabela Vidovic) è una studentessa liceale timida, che ama partecipare alle gare di cultura con la migliore amica Carmen (Jordan Sherley). Ma il desiderio di somigliare alla bella e spigliata Harper (Leela Owen) e attirare le attenzioni di Ben (Connor Christie) la spingono ad accettare l’aiuto della nuova professoressa di arte, Ms. Fausse (Christine Ko) e a utilizzare un’app che non modifica il suo aspetto solo nelle foto, ma anche nella realtà. Peccato che la situazione le sfugga di mano e Lily dovrà affrontare Ms. Fausse (che anche nel nome ricorda il mefistofelico Dottor Faust) e riprendersi il suo vero io.
L’autoaffermazione del proprio sé, quando non rientra nei binari imposti dalla società, è al centro dell’episodio 1 Leave Them Kids Alone in cui Veronica (Mckenna Grace) è costretta a frequentare un collegio femminile in cui vengono mandate tutte le ragazze ribelli. Dallo scontro con la Preside dell’Istituto, Miss Genevieve (Nasim Pedrad), Veronica apprende una terrificante verità: le altre studentesse con i loro capelli perfettamente in ordine, le divise tutte inamidate e atteggiamento sottomesso sono tutte state manipolate e sottoposte a un processo di lavaggio del cervello che oltre a mettere in ordine i loro capelli, riordina ciò che gli altri percepivano come disordine e ribellione, fino ad annullare completamente la loro personalità.
Al rapporto con gli adulti, genitori o simili, sono dedicati, invece gli episodi 2 e 8. Nell’episodio 2 Parents Are From Mars, Kids Are From Venus l’elemento fantascientifico è piegato all’esigenza di mostrare come, talvolta, non sono soltanto gli adulti a non comprendere i ragazzi, ma anche l’opposto.
Anche nell’episodio 8 The Treehouse il legame tra l’adolescente Sam (Cedric Joe) e sua madre è filtrato dall’elaborazione del lutto per la perdita del padre e dal legame con la casa sull’albero che hanno costruito insieme.
Infine, Just Beyond affronta, sempre in chiave disneyana, il disagio psichico e il trauma dell’affrontare il divorzio tra i genitori, punto centrale dell’episodio 4 My Monster che vede protagonista Megan Stott nel ruolo di Olivia, ragazza di quattordici anni che si trasferisce in una nuova casa con il fratellino e la madre, dopo il divorzio dei suoi. Qui scopre che la casa è infestata da una presenza, un uomo mascherato che le appare quando l’ansia e la paura la sommergono. Olivia scoprirà che lo stesso mostro visitava sua madre e sua nonna quando vivevano nella stessa casa e che, anche da adulte, talvolta anche a loro capita di rivederlo. L’episodio mostra, prendendo le distanze dal concetto di positività tossica per cui “se vuoi, puoi“, che i nostri demoni ci accompagnano spesso, sono davanti a noi nei momenti meno opportuni, ma più che presenze esterne da allontanare, essi sono parte di noi, del nostro vissuto. Facendo nostro il trauma, il dolore che abbiamo riusciamo a conviverci e anche se non è detto che lo allontaneremo mai davvero, potremmo imparare a viverlo con maggiore serenità.
Just Beyond si avvale di un team di sceneggiatori e registi di tutto rispetto, guidati da Seth Grahame-Smith, grazie al quale crea un prodotto curato, adatto al pubblico di riferimento, di cui riprende codici e linguaggi e riesce a mostrare le difficoltà dell’essere adolescenti in un mondo che ti vorrebbe già adulto. Una serie che, attraverso l’uso di generi come l’horror e la fantascienza racconta la cosa più spaventosa di tutte: crescere.