L’assistente di volo recensione serie TV Sky Serie di Steve Yockey con Kaley Cuoco, Michiel Huisman, Zosia Mamet, T.R. Knight, Michelle Gomez, Colin Woodell, Merle Dandridge e Nolan Gerard Funk
Quante volte ci è capitato di vedere celebri attori della televisione rimanere incastrati nei loro ruoli più iconici? Basti pensare a Ellen Pompeo, che veste i panni della dottoressa Meredith Grey da quasi venti anni ormai: difficile immaginarla in un ruolo diverso da questo. Anche l’attrice Kaley Cuoco rischia di rimanere nell’immaginario di molti semplicemente come Penny, l’amatissimo personaggio della fortunata e longeva serie The Big Bang Theory, ruolo che ha ricoperto per ben dodici stagioni.
L’attrice trentacinquenne ha così deciso di compiere il grande passo e mettersi alla prova in un altro progetto, vestendo i panni di una protagonista che condivide con Penny solo una fluentissima chioma bionda. Stiamo parlando della serie HBO Max L’assistente di volo – The Flight Attendant, in arrivo su Sky Serie a partire dal 1° luglio.
L’assistente di volo è creata da Steve Yockey (Supernatural) e basata sull’omonimo romanzo di Chris Bohjalian.
Protagonista della storia è Cassie (Kaley Cuoco), una giovane assistente di volo che – tra un viaggio e l’altro – è solita partecipare a feste, bere molto alcol e conquistare uomini solo per una notte. La routine prosegue senza intoppi fino a quando, durante un scalo a Bangkok, la ragazza si invaghisce di un passeggero, l’affascinante Alex (Michiel Huisman), finendo per passarci la notte insieme. Il mattino seguente Cassie si risveglia con affianco nel letto la sua conquista brutalmente uccisa e la mente completamente annebbiata da una sbornia. Da qui iniziano le peripezie della protagonista, in una viaggio alla conquista dei ricordi perduti e in fuga da due agenti dell’FBI molto determinati (Merle Dandridge e Nolan Gerard Funk).
Una sigla dal ritmo incalzante
La serie si distingue per la sua originalità fin dalla sigla: una sequenza animata in stile anni Sessanta e accompagnata da un ritmo incalzante, che ricorda i titoli di apertura del celebre film di Steven Spielberg Prova a prendermi (2002) o quelli della serie animata della La Pantera Rosa (1964-1980). La sigla principale è un tripudio di immagini inquietanti e simboliche – un aeroplano, il sangue, un cervo, dei conigli – che rappresentano il mondo interiore di Cassie, instabile a causa di un grave trauma infantile (alla base del suo problema di alcolismo) e, ora, nuovamente sconvolto da un evento drammatico.
L’assistente di volo: una dark comedy a tinte noir
La serie mescola ingredienti tipici del thriller e del noir a quelli della dark comedy, sfruttando location sempre differenti – Bangkok, Roma, New York – per rendere bene l’idea di un ambiente angosciante e dinamico. A tal proposito è stata davvero originale la scelta di utilizzare degli split screen all’interno del montaggio. Gli aspetti stilistici, studiati nei minimi dettagli, denotano un uso sapiente ma non autoreferenziale della macchina da presa e arricchiscono una trama già molto accattivante, sorretta dalla protagonista, l’unica vera star dello show.
Cassie è un personaggio che si fa amare, ma che, a causa di uno stato emotivo che tende all’autodistruzione, non si rende conto che le sue scelte di vita influiscono anche sulle persone che ha intorno e che cercano di aiutarla, come la sua migliore amica Annie (Zosia Mamet) o suo fratello Davey (T.R. Knight). La donna è una narratrice inaffidabile, ma non di proposito, perché è la sua mente ad ingannare se stessa.
Kaley Cuoco è bravissima nel dare vita ad un personaggio così vulnerabile, fragile, riuscendo a rendere evidenti gli aspetti caratteriali più preoccupanti di Cassie a tutta la sua cerchia di conoscenti, tranne che a Cassie stessa.
La donna si colpevolizza perché non riesce a ricordare niente che possa ricondurre al colpevole e la sua frustrazione sfocia in una dipendenza da alcol ancora più grave e che le provoca forti allucinazioni.
La distorsione della realtà da parte della protagonista è anche un espediente narrativo per incontrare di nuovo il personaggio di Alex. Infatti, Cassie inizia ad avere delle vere e proprie conversazioni con Alex nella sua testa, come se fosse diventato il suo partner investigativo. Nonostante Cassie sia, ovviamente, il personaggio più complesso e interessante, gli altri membri del cast, pur avendo delle parti più marginali, sono un supporto assolutamente valido.
L’interprete di Alex, Michiel Huisman, grazie al suo modo di porsi così affabile, da “ragazzo della porta accanto”, è in grado di infondere simpatia nello spettatore, ma anche un certo grado di ambiguità.
Più commovente è la performance di T.R. Knight, che interpreta Davey, il fratello maggiore di Cassie. Davey non ha mai perdonato la sorella per aver creato, durante l’infanzia, una sorta di club esclusivo con il loro pessimo padre alcolizzato, tuttavia cerca il modo di far sì che Cassie possa far parte della vita delle sue figlie. Sono proprio gli incontri/scontri tra fratello e sorella a regalare le scene più intense dello show.
L’abuso di alcolici come malattia sociale
La serie di Steve Yockey è degna di attenzione anche per l’importanza che viene data a temi di interesse sociale. Lo show affronta, infatti, il tema dell’alcolismo con un approccio drammatico, contribuendo a creare consapevolezza dell’abuso di alcolici come malattia sociale negli Stati Uniti.
Una posizione simile a quella di un’altra miniserie attualmente in onda nel nostro Paese, Omicidio a Easttown, dramma che denuncia l’abuso di droga da parte dei giovani come conseguenza della dipendenza dagli antidolorifici.
L’assistente di volo, grazie ad un mix di tutti gli aspetti visti finora, è stata accolta positivamente dalla critica statunitense, ed ha portato Kaley Cuoco a ricevere la sua prima candidatura ai Golden Globe.
Inoltre, visto il successo ottenuto, la serie – pensata originariamente come una miniserie – è stata confermata lo scorso dicembre anche per una seconda stagione.