L’incredibile storia dell’Isola delle Rose recensione film di Sydney Sibilia con Elio Germano, Matilda De Angelis, François Cluzet, Tom Wlaschiha, Leonardo Lidi, Luca Zingaretti e Fabrizio Bentivoglio
La nostra piattaforma, la nostra energia, la tua libertà!
(L’incredibile storia dell’Isola delle Rose)
È estremamente piacevole Elio Germano nelle vesti del bolognese Giorgio Rosa protagonista de L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, l’ingegnere ed inventore geniale, bizzarro e un po’ fuori di testa che per tutta la vita ha rifiutato di omologarsi alla normalità delle cose vivendo in un mondo tutto suo, ma che suo non era non avendolo costruito con le sue mani. Così, dopo aver solcato sia il cielo che la terra con veicoli progettati da sé, nella sua ricerca di libertà ed indipendenza arriva a costruire una vera e propria isola tutta sua, dove potersi sentire finalmente a casa e vivere secondo le sue regole… o l’assenza di esse.
Il pensiero utopistico di uno Stato da autoproclamare indipendente, in acque internazionali a sei miglia dalla costa riminese – senza radio! Perché l’appropriazione dell’etere avrebbe fatto sorgere complicanze legali – nel delicato solco tra libertà individuale e potere precostituito, scavato nel periodo storico del “folle” Sessantotto in cui si faceva a gara a chi la faceva più strana. Mentre le persone scendevano in piazza per un mondo migliore, Giorgio Rosa il “suo” mondo migliore se l’era costruito da sé.
Dopo un esordio dirompente diviso tra l’idea della realizzazione di una piattaforma d’acciaio di quattrocento metri quadrati in mezzo al mare condivisa dal protagonista con Maurizio (Leonardo Lidi) e la storia d’amore tra Giorgio e Gabriella (Matilda De Angelis), svanito l’effetto sorpresa la narrazione dell’opera scritta da Sydney Sibilia e Francesca Manieri perde mordente, tra gag ostinate ed ostentate (sui calabresi e non) che cercano di rincorrere la risata e la messa in scena piuttosto piatta di un molo d’attrazione estivo in mezzo al mare pullulante di bagnanti e raggiunto da mezza Europa, sovrastata dalle musiche originali di Michele Braga che cercano di rinvigorirne il ritmo, accompagnate da scelte di brani cult dell’epoca come Il Geghegè di Rita Pavone e Sognando la California dei Dik Dik.
Non aiutano i dialoghi “facili” e grotteschi sulle ingerenze della Chiesa sullo Stato nella gestione politica della vicenda, riducendosi ad una questione di “culo”, e i botta e risposta tra Luca Zingaretti (l’allora Primo Ministro e futuro Presidente della Repubblica
Giovanni Leone) e Fabrizio Bentivoglio (il ministro dell’Interno Franco Restivo). Dopo il bell’esordio, tra gag in mezzo al mare e scontri politici sulla terraferma le intenzioni su carta non vengono probabilmente tradotte altrettanto efficacemente in intrattenimento davanti alla macchina da presa.
Sembra quasi che la nascita dell’Insulo de la Rozoj – lo Stato promesso dell’Isola delle Rose con la sua lingua (l’esperanto), il suo stemma, la sua moneta, i suoi francobolli e persino il suo governo tra Presidente e ministri dell’Interno, Esteri, Economia e Sorveglianza e Difesa – e i suoi ideali di libertà avverso l’ottusità della burocrazia vengano dimenticati a favore di un divertimento spensierato che eppure non arriva compiutamente allo spettatore, fino al ritorno in scena del personaggio interpretato da Matilda De Angelis che riaccende i riflettori sulla storia richiamando il protagonista ad un esame di coscienza sul lido-discoteca che governa in mezzo al mare.
Nel delicato equilibrio tra messaggio di libertà ed intrattenimento, dramma e commedia, Stato indipendente e lido-discoteca, a prevalere alla fine è la bella storia d’amore che, almeno nella finzione, sembra essere il motore della vicenda, in cui il sogno di Giorgio Rosa viene depotenziato nei suoi risvolti reazionari, convincendo e scuotendo in rare occasioni, come il breve scontro, questo sì molto efficace, tra Fabrizio Bentivoglio ed Elio Germano nel quale il Restivo ministro del “sistema” accusa il Rosa reazionario di cercare l’approvazione del Consiglio d’Europa e dunque il consenso dello stesso sistema che con veemenza accusava di avere paura della libertà.
A Netflix, Matteo Rovere e Sydney Sibilia il merito di regalare l’universalità a L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, opera sorretta dal duo protagonista Elio Germano e Matilda De Angelis e dalle preziose apparizioni di François Cluzet e dell’uomo senza volto de Il Trono di Spade Tom Wlaschiha.