L’ombra del giorno recensione film di Giuseppe Piccioni con Riccardo Scamarcio, Benedetta Porcaroli, Lino Musella, Valeria Bilello e Waël Sersoub
Ogni storia non può non prescindere dal momento storico in cui è raccontata. Questo spiega come la serie Sky Anna uscita nel 2020 che parla di “un’altra” pandemia non abbia avuto un grande riscontro di pubblico: il mondo ne stava già affrontando una “reale”.
Ma spiega anche perché il film di Giuseppe Piccioni L’ombra del giorno, produzione Lebowski con Rai Cinema, oggi sia quasi necessario: allo scoccare di una nuova guerra Piccioni ci racconta quella che i millennial leggono sui libri e ascoltano dai nonni.
L’ombra del giorno è ambientato nel 1938 durante il periodo del fascismo, siamo ad Ascoli Piceno e Luciano (Riccardo Scamarcio), ex veterano, gestisce in tranquillità un ristorante in Piazza del Popolo fin quando davanti al locale compare Anna (Benedetta Porcaroli) la quale nasconde un segreto che tutti possiamo immaginare.
La vita, o meglio, i sentimenti e le convinzioni di Luciano vengono del tutto stravolti dal rapporto che instaura con Anna riuscendo a conquistare l’empatia dello spettatore.
Giuseppe Piccioni scrive e dirige non solo un film d’amore, ma soprattutto un film di sguardi: sguardi incrociati, mancati, cercati e sfocati soprattutto dalla regia che volutamente sceglie di tenere la scena fuori fuoco ad indicare, forse, che le cose più importanti si capiscono solo con l’animo.
Il plus del film è sicuramente l’essere in un solo luogo, questo permette alla storia di approfondire i personaggi e permettere loro quel climax necessario per far accadere dentro di loro un cambiamento significativo. Allo stesso tempo il rischio di avere un unico luogo e pochi personaggi è che si potrebbe far presto a stancare lo spettatore.
L’ombra del giorno affronta un tema che oggettivamente è un cliché e, per quanto gli attori e la storia siano potenti, al film manca quel quid in più, una sottotrama noir o un plot twist che lo renda memorabile.