L'ora più buia

L’ora più buia recensione

Non ho altro da offrire che sangue, fatica, lacrime e sudore.

Con queste parole nel 1940 Churchill iniziò il suo mandato come primo ministro all’età di 66 anni in uno dei momenti storici più complicati per il Regno Unito. Con i nazisti che avanzavano in Europa, conquistando praticamente l’intero continente europeo e minacciando un’invasione dell’Inghilterra, Churchill si trovò di fronte al dilemma di firmare un trattato di pace con Hitler, che detestava profondamente, o di essere fedele ai suoi ideali e continuare a combattere fino alla fine contro l’avanzata tedesca.

L’ora più buia racconta dai primi tempi di Churchill (Gary Oldman) come primo ministro, dell’operazione Dynamo e del suo discorso decisivo per salvare le truppe tenute a Dunkerque. Pochi giorni intensi in cui fu deciso il destino non solo dell’Inghilterra ma dall’intera Europa, e il suo ruolo fu determinante. Nonostante la pressione a cui è stato sottoposto, con il suo stesso partito che cospirava contro di lui, Churchill rifiutò di accettare la sconfitta, la resa o un accordo di pace ed è stato fonte di ispirazione per la resistenza britannica. Durante i difficili primi anni della guerra, quando il Regno Unito era rimasto solo nella sua forte opposizione alla Germania nazista, il Primo ministro riunì una nazione, lottò per gli ideali e la libertà e cercò di cambiare il corso della storia del mondo.

L’ora più buia
L’Ora più Buia diretto da Joe Wright con Gary Oldman

Sembra un film di guerra ma qui la retorica conta molto di più che il campo di battaglia infatti, tranne che per un paio di piani sul fronte, rimane confinato negli interni di Londra. Vediamo Churchill nella sua stanza buia illuminata solo dal fiammifero con cui accende il sigaro. Lo seguiamo attraverso gli interni di Buckingham, siamo sommersi nel centro di comando situato nelle cantine di Westminster dove discute con il suo consiglio di guerra e manda migliaia di ragazzi a morire per salvarne altre centinaia di migliaia.

La trama può essere semplificata così: tutti odiano Churchill, ma lui è fermo nelle sue convinzioni e pronuncia un discorso incredibile; tutti continuano ad odiarlo ma diventa ancora più forte e pronuncia un altro discorso eccezionale. Alla fine tutti lo amano.

L’ora più buia
Gary Oldman e Kristin Scott Thomas

Il regista Joe Wright raggiunge il suo massimo nelle sequenze che mostrano la complessità e il trambusto del Parlamento di Londra, anche se non riesce a catturare la forza dell’ideologia della figura politica di Churchill, né il suo ritratto intimo e le sue relazioni personali. In questo senso i personaggi secondari, come sua moglie o la sua segretaria (Kristin Scott Thomas e Lily James, rispettivamente), non vengono sviluppati.

Ammettiamolo, il film è lui. Gary Oldman è sublime, dona una lezione di talento indiscutibile, soprattutto se vediamo il film in lingua originale. Con un Oscar quasi in tasca assistiamo alla migliore versione di Churchill che il cinema può offrire: imita perfettamente il modo in cui cammina, le posture, le abilità oratorie e persino il modo di fumare i suoi famosi sigari. A riguardo contribuiscono in maniera fondamentale le circa 4 ore di trucco alle quali viene sottoposto il protagonista e la protesi facciale ideata da Kazuhiro Tsuji. Oldman è il re assoluto dello spettacolo, sia nella sua dimensione puramente politica che personale.

L’ora più buia
Gary Oldman nei panni di Winston Churchill

Il film ha un aspetto claustrofobico. Churchill per la maggior parte del tempo è chiuso in un bunker e cammina attraverso corridoi stretti e poco illuminati e ciò contribuisce a creare un’atmosfera di angoscia.

In linea generale, L’ora più buia è una pellicola molto accademica in termini di realizzazione e di montaggio, non vengono assunti rischi formali e tutto il fardello è sulle spalle di un bravissimo Gary Oldman.

Gabriela

Sintesi

Gary Oldman è il re assoluto dello spettacolo, sia nella sua dimensione puramente politica che personale.

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