L’ultimo mercenario recensione film di David Charhon con Jean-Claude Van Damme, Samir Decazza, Assa Sylla, Alban Ivanov, Patrick Timsit e Miou-Miou
La bruma: tutti la sentono ma nessuno la può toccare.
(L’ultimo mercenario)
Un’apparizione quasi mistica, la mitica split (spaccata) incastonata in alto e accompagnata da un tema musicale che ricorda le prime note dedicate al ritorno di Luke Skywalker nell’ultima trilogia di Star Wars, e quel volto barbuto e segnato dalla vecchiaia che rimanda ancora all’ultimo Jedi: appare così Jean-Claude Van Damme, inafferrabile come la bruma, nell’action comedy L’ultimo mercenario, originalissima – considerando l’uso che ne viene fatto di JCVD – creatura di Netflix France scritta e diretta da David Charhon, già alle prese con il genere buddy cop in Due agenti molto speciali con Omar Sy.
Richard Brumère (Jean-Claude Van Damme) è il mercenario più famoso al mondo, un’autentica leggenda descritta con termini mitologici: intrepido combattente, grande pilota, esperto d’armi, capace di rompere serrature con i denti, abbattere un rinoceronte a mani nude e addirittura di effettuare un’operazione a cuore aperto usando solo del bambù per salvare la vita al suo generale sul campo di battaglia.
La Bruma è così irraggiungibile da non essere stato più fotografato da cinquant’anni, sparito in seguito alla misteriosa – e di cui non sapremo nulla di più – operazione Bilbo-K, alla fine della quale negoziò il suo silenzio in cambio dell’immunità a vita protetta dal segreto di Stato per il figlio mai conosciuto Archibald (Samir Decazza), di un posto all’asilo e di una rendita mensile per assicurarne gli studi e la serenità economica, accudito dal fedele agente sotto copertura Fernand (Michel Crémadès).
Colui che può avvicinarsi al leone deve odorare di gazzella.
(Jean-Claude Van Damme in L’ultimo mercenario)
L’ultimo mercenario ritorna in azione sul suolo di Francia, a costo di essere perseguitato come il nemico pubblico numero uno – “mercenario della peggior specie e assassino senza legge” – non appena viene a mancare Fernand e cade il segreto di Stato sul figlio, la cui identità e soprattutto immunità diplomatica è stata rubata dalla caricatura vivente di Tony Montana – l’immortale villain interpretato da Al Pacino in Scarface e qui canzonato dal personaggio di Nassim Lyes mentre sullo sfondo ascoltiamo la mitica Push It to the Limit di Paul Engemann e vediamo le immagini del cult di Brian De Palma e Oliver Stone -, per trafficare armi con la complicità di un funzionario ministeriale corrotto, Paul (Eric Judor), che mira a vendere il prototipo di una pericolosissima arma ad impulsi elettromagnetici in grado di mettere fuori uso qualsiasi componente elettronico: il Big Mac.
Dopo l’esperimento riuscito a metà di Jean-Claude Van Johnson, grazie all’estro e all’intuito di David Charhon Jean-Claude Van Damme incontra l’action comedy alla Rush Hour in una produzione francese colma di sane battute trash e siparietti comici, largamente votata alla commedia corale piuttosto che all’azione in senso stretto – e men che mai a quello a cui JCVD ci ha abituati in carriera -, spassosa e ben scritta, ricca di solide scene stunt, divertenti ed incalzanti inseguimenti in automobile tra cui spicca “l’esame di guida andato male”, con un buon ritmo crescente fino al climax di una conclusione sorprendente, con tanto di plot twist, che chiude in crescendo la pellicola con un grande exploit finale – da urlo per i fan di Van Damme – ben congegnato e molto ilare, tanto da farci dimenticare un plot hole abbastanza insensato che precede l’epilogo.
Se la barba rendesse saggi tutte le capre sarebbero profeti.
(Jean-Claude Van Damme in L’ultimo mercenario)
Ottime le coreografie d’azione come nella sequenza ambientata nelle docce, a suon di combattimenti corpo a corpo e armi improvvisate quali asciugamani e scope, con Jean-Claude Van Damme che per l’intera durata del film non impugnerà mai un’arma – “Uccidere uccide” -, per poi dare il meglio di sé in un delirante crescendo ambientato in una sala giochi, tra poster di Bloodsport (Senza esclusione di colpi), War Games e A View to a Kill (007 – Bersaglio mobile), e il trascinante accompagnamento musicale di pezzi come Do You Wanna Funk? di Patrick Cowley e One Way Or Another di Blondie.
Non soltanto bizzarrie trash, motti dalla saggezza ancestrale, risate, rimandi a film storici e canzoni super pop, ma anche un buon cast corale – da Patrick Timsit ad Alban Ivanov, passando per Assa Sylla e Miou-Miou – e un rapporto padre-figlio ben dipinto da Jean-Claude Van Damme e Samir Decazza, quello tra Richard e Archibald, che non vuole essere soltanto cialtronesco, ma anche tangibile e con un pizzico di romanticismo dato dall’incomunicabilità tra un padre lontano ma sempre orgoglioso e protettivo e un figlio un po’ pappamolle e disorientato dall’assenza di punti di riferimento.
Sia che siate fan dell’icona del cinema d’azione Jean-Claude Van Damme sia che non lo siate, nel bene o nel male L’ultimo mercenario vi sorprenderà.
L’ultimo mercenario: le frasi del film
La vita è come una missione, la vita è reale.
Fai del tuo meglio con quello che hai, e tu sarai sempre la mia cicatrice più bella.
(Jean-Claude Van Damme in L’ultimo mercenario)
Come direbbe tua moglie: è difficile lavorare bene se si è mal equipaggiati!
(Jean-Claude Van Damme in L’ultimo mercenario)
Quando c’è l’affetto si complica tutto.
(Jean-Claude Van Damme in L’ultimo mercenario)
Uccidere uccide.
(Jean-Claude Van Damme in L’ultimo mercenario)
Lo riconosco, si, è proprio lui: il re dei travestimenti!
(Patrick Timsit in L’ultimo mercenario)
Gli agenti hanno una regola: niente legami.
(Jean-Claude Van Damme in L’ultimo mercenario)
Ecco cosa si ottiene a sacrificarsi per i figli!
(Miou-Miou in L’ultimo mercenario)
Farò sanguinare la leggenda!
(L’ultimo mercenario)
Big Mac a portar via!
(L’ultimo mercenario)