L’unico e insuperabile Ivan recensione del film di Thea Sharrock con Bryan Cranston, Ramón Rodríguez, Ariana Greenblatt, Indira Varma e Eleanor Matsuura e le voci di Sam Rockwell, Angelina Jolie, Danny DeVito e Helen Mirren
L’unico e insuperabile Ivan non è esattamente un film originale. La sceneggiatura pesca a piene mani dall’omonimo libro per bambini di K.A. Applegate che, a sua volta, mescola una storia degli anni ’90 alla pura invenzione letteraria. La tecnica con cui è realizzato, che vede attori in carne ed ossa interagire con animali ricreati digitalmente, è una variazione sul tema di qualcosa che è insito nella natura stessa del cinema ed ha più o meno la stessa età. Il calore e il modo, poi, con cui il mondo animale viene trattato dalla Disney è un aspetto in cui intere generazioni hanno imparato a riconoscersi e anche in questo caso distribuito con molta intelligenza.
La storia del gorilla Ivan e della sua fuga dal centro commerciale in cui ha passato buona parte della sua esistenza e in cui insieme ai suoi amici animali si produce in numeri da circo è sicuramente destinata ad un pubblico di giovanissimi e rappresenta un’ottima presentazione del livello di competenza acquistata in ambito digitale, ma la trasversalità che di solito caratterizza le storie su cui il colosso californiano ha costruito le sue fortune viene sicuramente meno. Non aiuta nemmeno un cast fatto di stelle in presenza – Bryan Cranston interpreta l’impresario Mack – e di voci inconfondibili – agli animali del circo prestano la voce Sam Rockwell, Angelina Jolie, Danny DeVito e Helen Mirren – a illudere lo spettatore oltre la durata dello streaming su Disney+.
Intercettare il punto d’arrivo della storia prima ancora del suo culmine, individuarne i “quadri” durante la prima visione come in un videogame è un segnale di una godibilità che trova il semaforo rosso davanti ad un target di riferimento troppo specifico per essere apprezzato. Non si tratta semplicisticamente di sospensione del’incredulità o mancata empatia, ma di affrontare una narrazione con un impianto visivo di ottimo livello con gli occhi di chi ha visto uno schema ripetersi nel corso degli anni in tutte le salse.
In un contesto di immensa disponibilità di storie a cui abbeverarsi, una storia Disney ha bisogno di più magia di quanta ne fosse necessaria in passato e, nonostante il look e il fascino, L’unico e insuperabile Ivan non ne possiede abbastanza.