L'uomo invisibile

L’uomo invisibile recensione

L’uomo invisibile recensione film di Leigh Whannell con Elisabeth Moss, Oliver Jackson-Cohen, Storm Reid, Aldis Hodge e Harriet Dyer

Scritto e diretto da Leigh Whannell, sceneggiatore anche dei primi quattro capitoli della saga di Saw e di Insidious, L’uomo invisibile fa parte di quell’insolito gruppo di pellicole che, non avendo trovato una distribuzione nelle sale cinematografiche a causa dell’emergenza sanitaria, sono stati resi disponibili in streaming sulle principali piattaforme.

Elisabeth Moss diretta da Leigh Whannell
Elisabeth Moss diretta da Leigh Whannell
Aldis Hodge, Elisabeth Moss e Storm Reid
Aldis Hodge, Elisabeth Moss e Storm Reid

Liberamente tratto dall’omonimo romanzo scritto da H.G. Wells nel 1881, L’uomo invisibile, di cui fu realizzato un ulteriore adattamento cinematografico nel 2000 per la regia di Paul Verhoeven, racconta la storia di Cecilia Kass, interpretata da un’incredibile Elisabeth Moss, vittima delle violenze e dei soprusi dello scienziato Adrian Griffin (Oliver Jackson-Cohen) tanto ricco e brillante quanto subdolo e mentalmente disturbato. Esausta da quel rapporto malato, Cecilia scappa via abbandonando l’uomo nel cuore della notte. Viene aiutata nella fuga dalla sorella Emily (Harriet Dyer) e da un amico di vecchia data, James (Aldis Hodge), padre della piccola Sydney (Storm Reid), riuscendo grazie a loro a cancellare le tracce del suo allontanamento. Scioccato dalla rottura, Adrian si suicida lasciando a Cecilia un’ingente fortuna, vincolata ad una trappola ben più terribile e pericolosa del loro matrimonio.

L’uomo invisibile è un film che non va classificato all’interno di una singola etichetta di genere ma è un prodotto sui generis capace di raggruppare sapientemente il meglio degli elementi del cinema thriller, horror, action e del revenge movie all’interno di una narrazione efficace e coinvolgente, che già nelle primissime tese sequenze d’apertura struttura con precisione e perizia assolute, dopo i titoli di testa, gli spazi della narrazione definendo con una chiarezza insolita i personaggi e i toni che la vicenda andrà assumendo.

Elisabeth Moss ne L'uomo invisibile
Elisabeth Moss ne L’uomo invisibile
Elisabeth Moss ne L'uomo invisibile
Elisabeth Moss ne L’uomo invisibile

Ad un incipit accattivante – strutturato quasi con la stessa palpabile suspense che John Krasinski ricreò in A Quiet Place (2018) – segue un intreccio non convenzionale, dove la storia narrata sembra volersi costantemente ribellare alle prove oggettive raccolte dalla protagonista, costretta ad affrontare un percorso di crescita ed autoconsapevolezza senza eguali, in un disperato ed interminabile calvario che la trascinerà ad affrontare prove estreme di coraggio per riscattare, con astuzia e ingegno, quella lucidità e quell’equilibrio mentale che le erano stati sottratti da una vita trascorsa all’interno di un’invidiabile “prigione hi-tech”.

La regia di Leigh Whannell, giunto al suo terzo film dopo Upgrade e Insidious 3 – L’inizio, attraverso un montaggio rapido e a tratti soffocante – complice anche la cupa colonna sonora – si cala negli spazi dell’azione consapevole dei propri limiti e potenzialità, descrivendo gli ambienti con dovizia di particolari. Non mancano sequenze ad alto grado di spettacolarizzazione, ma queste sono decisamente contenute e, sebbene in alcuni casi possano risultare eccessive, non compromettono il giudizio complessivo sull’opera.

Nicola

Sintesi

L'uomo invisibile si rivela un film accattivante che, attraverso una trama coinvolgente e ricca di suspense, dimostra il grande talento alla regia di Leigh Whannell e la capacità di rinnovarsi portando sullo schermo una storia originale e dagli sviluppi imprevedibili.

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